Un Paese sull’orlo della crisi (di nervi)

Un Paese sull’orlo della crisi (di nervi)

 

“Monti: Posto fisso, che monotonia”
Questa frase, sostanzialmente, è stato il titolo più diffuso tra le testate Italiane per sintetizzare quanto detto dal Presidente del Consiglio Mario Monti pochi giorni fa sugli schermi della trasmissione “Matrix”, in onda su Canale 5.
Una frase che, presa singolarmente, risulta un po’ infelice, viste le difficoltà di molti, soprattutto tra i più giovani, nel trovare un posto di lavoro che abbia un minimo di garanzie, ma vediamo insieme il ragionamento completo, da cui la frase è stata presa, pronunciato dal Premier:

“I giovani devono abituarsi all’idea che non avranno un posto fisso per tutta la vita. Del resto, diciamo la verità, che monotonia un posto fisso per tutta la vita. E’ più bello cambiare e accettare nuove sfide “purché siano in condizioni accettabili”. E questo vuol dire che bisogna tutelare un po’ meno chi oggi è ipertutelato e tutelare un po’ di più chi oggi è quasi schiavo nel mercato del lavoro o proprio non riesce a entrarci”

Un significato del tutto diverso, soprattutto nella seconda parte dell’affermazione. Se la prima parte, infatti, può sembrare l’affermazione di una persona privilegiata che non conosce la realtà di chi non riesce in alcun modo a trovare un lavoro a condizioni decenti (perchè, ahimè, troppe volte, vista la situazione, molti Italiani sono costretti ad accontentarsi di meno della decenza), la seconda parte rovescia assolutamente questa percezione. “E’ più bello cambiare e accettare nuove sfide”, dice, e qui qualcuno potrebbe pensare “Sì, ma realisticamente non abbiamo questa possibilità, di questi tempi ogni lasciata è persa…”, salvo poi sentire la conclusione della frase: “purchè siano in condizioni accettabili”. Insomma, come dire che ha ben chiaro che, purtroppo, non è semplice realizzare ciò che si proponeva nell’inizio della frase.

La parte successiva dell’affermazione, però, non lascia dubbi: “E questo vuol dire che bisogna tutelare un po’ meno chi oggi è ipertutelato e tutelare un po’ di più chi oggi è quasi schiavo nel mercato del lavoro o proprio non riesce a entrarci”. Che vuol dire, porre fine a certi privilegi di alcune tipologie lavorative, e dare più garanzie ai precari, agli stagisti e a tutti coloro per cui, oggi, anche i celebri “mille Euro” sono, troppo spesso, un miraggio.
Tuttavia, sono stati in molti, anche in testate di caratura nazionale, a cadere nel tranello di concentrarsi esclusivamente sulla prima parte della frase. Non che sia vietato criticare quella parte dell’affermazione di Monti, per carità, ma occuparsene senza citare la seconda parte può dare un’idea sbagliata di ciò che è stato detto dal Presidente del Consiglio.
Questa vicenda fa dunque riflettere non tanto per l’attacco al Premier, visto che è comprensibile che qualcuno di primo acchitto, magari tra chi sta cercando da anni di ottenere un posto di lavoro senza trovarlo, si sia sentito ferito -non a caso Monti si è scusato per quella frase, non tanto per il contenuto in se, ma in quanto poteva prestarsi, se portata fuori contesto, a interpretazioni sbagliate-, ma per il fatto che in molti, anche tra i giornalisti più attenti (come Travaglio), forse per un’insolita superficialità, o forse per creare un caso giornalistico, abbiano evitato di contestualizzare la frase sul posto fisso rispetto all’affermazione generale del Presidente del Consiglio. E poi tutti dietro ad indignarsi senza nemmeno ascoltare attentamente le parole del Premier…

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Alla luce, quindi, di una attenta disamina delle sue parole, e della reazione conseguente su giornali e social network, quello che ne viene fuori è una immagine di un paese sull’orlo di una crisi di nervi (prima che economica) che perde troppo facilmente il senso delle cose e reagisce a testa bassa verso qualsiasi “panno rosso” che gli si sventoli davanti. E’ importante in questi momenti invece mantenersi lucidi e non perdersi dietro a polemiche sterili ma piuttosto cercare soluzioni condivise comprendendo insieme che non è possibile che tutti mantengano la posizione attuale (e ci riferiamo a quelli che stanno in situazioni di privilegio o che comunque stanno decisamente bene) se si vuole ripartire. Qualcosa deve cambiare innanzitutto dentro ognuno di noi, perché la classe politica ha le sue colpe ma gli italiani, (di cui la classe politica è specchio fedele malgrado non lo si voglia ammettere fino in fondo) altrettanto. Quando lo avremo capito tutti, e smetteremo di indignarci e lamentarci per qualsiasi cosa e inizieremo a fare ognuno di noi qualcosa nel nostro piccolo, sarà già un enorme passo in avanti.