Elezioni Burkina Faso: sempre più sfilacciato il paese degli uomini integri

sankara

Si fa sempre più critica in Burkina Faso la situazione politica. E’ praticamente fallita la mediazione tra maggioranza e opposizione che avrebbe dovuto normalizzare le relazioni interne in vista delle elezioni del 2015. L’incontro a Ouagadougou è durato meno di un ora e il capo mediatore ha dovuto annunciare il fallimento di quello che ha chiamato un “dialogo politico” mai incominciato.

Cosa c’è in gioco? E perché la situazione è critica? Ciò che sta andando in scena in Burkina Faso è un copione più che conosciuto in Africa ed è per questo motivo che ne parlo in questo blog: se si riuscisse a mettere fine a queste rappresentazioni forse l’intero continente potrebbe compiere dei passi avanti.

In sostanza la classe politica al potere, rappresentata nel partito dell’eterno presidente Blaise Compaorè, Il Congresso per il Progresso e la Democrazia, vorrebbe continuare a gestire il paese attraverso una serie di riforme politiche come la creazione del Senato ma soprattutto la modifica dell’articolo 37 della costituzione che consentirebbe a Blaise Compaorè di presentarsi per un ulteriore mandato presidenziale sebbene sia al potere da 25 anni, cioè da quando spodestò (su mandato probabilmente della Francia) il suo amico Thomas Sankara che in quel golpe fu ucciso. Sebbene non ci siano prove dirette l’accusato principale di quella morte è proprio Blaise Compaorè che per questo motivo non è amato in Burkina Faso.

In questi anni di potere, intorno a lui si è però riunita una classe politica che ha goduto del suo ruolo e degli appoggi internazionali che Blaise Campaorè ha saputo catalizzare (si pensi al rapporto con la Francia e anche con l’Italia che lo ha invitato in pompa magna al primo vertice sulla cooperazione che si è tenuto a Milano).

Adesso parte di quella classe politica sente che è venuto il momento di cambiare. Blaise Compaorè in questi anni ha subito diverse contestazioni: in seno all’esercito che in più di una occasione ha minacciato rivolgimenti radicali tanto da costringerlo a mettersi al sicuro all’estero almeno in una occasione. Ma anche all’interno del suo partito e dei suoi rappresentanti in parlamento dove ci sono state una serie preoccupanti di dimissioni.

Insomma per molti osservatori il Burkina Faso sarebbe sull’orlo di una svolta radicale che il presidente cerca ancora di evitare. Ma le tensioni sono ormai fortissime e i giochi devono essere conclusi prima delle elezioni che si terranno tra un anno.

 Raffaele Masto