“Allacciate le cinture”, ultimo film di Ferzan Ozpetek

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L’amore vince i pregiudizi, quindi il vero amore può sbocciare tra una bene educata cameriera di sinistra e un meccanico razzista, omofobo e analfabeta. Nel tentativo di dimostrare questo teorema, il regista Ferzan Ozpetek e il suo co-sceneggiatore Gianni Romoli portano avanti, tra comicità e dramma, un film in cui tornano, ancora una volta, i temi preferiti del cinema di Ozpetek: l’amicizia, la famiglia, il matrimonio, l’amore e la morte.

Il film racconta l’amore turbolento tra Elena (Kasia Smutniak) e Antonio (Francesco Arca). Antonio ed Elena non sono stati pensati l’uno per l’altra. Le loro scelte di vita, l’ideologia e il modo in cui intrecciano le loro relazioni non potrebbero essere più diversi. Eppure entrambi sentono una travolgente attrazione reciproca, che sarebbe meglio non assecondare. Non soltanto perché non hanno nulla in comune, ma anche perché Elena da due anni è fidanzata con Giorgio (Francesco Scianna), mentre Antonio è il ragazzo della sua migliore amica, Silvia (Carolina Crescentini).

Figure chiave nella vita di Elena sono Fabio (Filippo Scicchitano), l’amico gay col quale Elena condivide il progetto di aprire un locale proprio, l’equilibrata madre Anna (Carla Signoris) e l’eccentrica zia Viviana (Elena Sofia Ricci).

Con un balzo in avanti di ben tredici anni, Elena e Antonio, catapultati ai giorni nostri e ormai genitori di due figli, sono colti in una routine familiare burrascosa e difficile: nulla si sa di come siano usciti di scena i rispettivi ex e tantomeno è chiaro quale sia stato il collante che ha tenuto insieme la coppia per tanto tempo.

Qualunque possibile turbolenza abbia attraversato la loro storia non è neanche lontanamente paragonabile a quella che sta per affacciarsi adesso nelle loro vite: il sopraggiungere di una malattia improvvisa e crudele, che nelle intenzioni degli sceneggiatori è il punto di partenza per la riscoperta di un legame divenuto pieno di falle e incomprensioni.

Ambientato in una Lecce ora piovosa ora assolata, “Allacciate le cinture” non risulta certamente il più riuscito tra i film di Ozpetek, che in genere riesce sempre a valorizzare i suoi attori con ruoli ben scritti. Così era stato per Ambra Angiolini al suo esordio sul grande schermo in “Saturno contro” (2007) e per Luca Argentero, ex gieffino interprete della stessa pellicola. Così per tanti altri attori dei suoi film, da “Le fate ignoranti” (2001) a “La finestra di fronte” (2003), da “Mine vaganti” (2010) a “Magnifica presenza” (2012).

A Francesco Arca, che interpreta Antonio, sono affidati pochi dialoghi. Del suo personaggio prevale sempre una certa fisicità, accentuata nella seconda parte del film dagli oltre dieci chili di peso che l’ex “tronista” ha messo su appositamente per indossare i panni dell’uomo maturo. In senso inverso il cambiamento della sua partner, Kasia Smutniak, dimagrita otto chili per prestare meglio il suo fisico all’idea della sofferenza e della malattia.

In una ideale circolarità tra passato e presente, Ozpetek tenta di conciliare due dimensioni temporali ormai lontane, e con esse la storia allo sbando dei due protagonisti, riportandoli sulla spiaggia dove il loro rapporto è nato e dove per poco la loro auto non si scontra con la motocicletta che trasporta loro stessi da giovani verso il proprio destino.

Con una sceneggiatura che non indaga a fondo il rapporto tra i due protagonisti, lasciando spazio a più di una perplessità, “Allacciate le cinture” riesce meglio nei personaggi che ruotano intorno a loro. Tra quelli non ancora citati meritano di essere menzionate Maricla, la vivace parrucchiera napoletana, amante di Antonio, interpretata da Luisa Ranieri, ed Egle, la malata terminale dotata di spirito ed ironia, restituita nella pellicola da Paola Minaccioni.

Nadia Ruggiero