Due missionari rapiti in Camerun, lo spettro dell’organizzazione terrorista Boko Haram

Due sacerdoti di Vicenza, Giampaolo Marta e Gianantonio Allegri, e una suora canadese sono stati rapiti in nottata da una banda di uomini armati, mentre si trovavano nel Nord del Camerun, presso la diocesi di Maroua.

Don Giampaolo Marta è in Camerun dal 2004. Precedentemente era stato animatore al Seminario diocesano. Don Gianantonio Allegri (parroco a Magrè di Schio fino al 2013) è in missione invece soltanto da un anno (alle spalle un precedente soggiorno di 10 anni).

I testimoni, in particolare altri due sacerdoti italiani, dicono di aver ricevuto, poco prima del rapimento, una telefona concitata da una diocesi vicina, poi sarebbero arrivati uomini armati ma col viso scoperto, diversamente da quanto ci si potrebbe aspettare, che parevano interessate solo agli occidentali e non alle suore camerunensi.

Per il vice-vicario della diocesi gli autori del rapimento appartengono all’organizzazione terroristica di matrice islamica degli Boko Haram, tuttavia, l’azione ancora non è stata rivendicata ufficialmente.

Il gruppo Boko Haram opera prevalentemente in Nigeria, dove il governo opera da anni una violenta repressione contro di loro, per cui non di rado “sconfinano” nelle regioni settentrionali del Camerun, dalla vocazione prevalentemente turistica, anche se ultimamente viene sconsigliato di recarvisi: nel 2013 lo stesso gruppo terroristico rapì un missionario e una famiglia francese sempre nella regione di Moroua che, dopo essere stati trattenuti per 3 mesi in Nigeria, vennero rilasciati.

Proprio oggi i due sacerdoti, insieme agli altri missionari vicentini, dovevano incontrarsi per verificare nuove misure di protezione, dopo le minacce ricevute, pare da ambienti islamici: che la situazione non fosse tranquilla lo scriveva lo stesso don Gianantonio Allegri in una lettera pubblicata nel sito della Diocesi di Vicenza lo scorso 13 marzo.

Papa Francesco prega per i due missionari vicentini e per la suora canadese e auspica una soluzione. Il Pontefice, a quanto si apprende da fonti vaticane, è stato informato del sequestro e si tiene in costante contatto con la nunziatura.

Anche la Farnesina ha attivato un’unità di crisi: il ministro Mogherini ha assicurato “stiamo seguendo da vicino la vicenda, facciamo lavorare le autorità che si stanno occupando del caso”.

Guglielmo Sano