Elezioni Giappone: Abe promosso con “debito” in economia

Il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha vinto la sua scommessa. Nelle scorse settimane il premier aveva scelto di sciogliere la Camera Bassa e andare al voto. Nonostante il calo nei sondaggi, Abe ha ottenuto un ottimo risultato. Basteranno altri 4 anni al potere per concretizzare il suo ambizioso programma di riforme economiche e riportare il paese del Sol Levante alla ribalta sulla scena internazionale?

La tornata elettorale

Praticamente niente è cambiato nella composizione del Parlamento giapponese. I liberal-democratici di Abe hanno conquistato 291 seggi su 475, nella precedente legislatura ne avevano 295. Komeito, principale alleato del maggiore partito di governo, occuperà 35 seggi. L’opposizione che consiste essenzialmente nel Partito democratico giapponese passa da 62 a 73 seggi, numero molto lontano dalle previsioni che lo attestavano almeno a quota 100. Il Partito Comunista Giapponese ha raggiunto i 21 seggi, mentre il Partito per l’Innovazione è arrivato a 41.

Preoccupano, tuttavia, i dati sull’affluenza: si è recato alle urne circa il 52% degli aventi diritto, sette punti di percentuale in meno rispetto alle politiche del 2012. Il dato è il più basso dal dopoguerra a oggi. Non si è verificata, quindi, la larga legittimazione a governare per un altro mandato paventata da Abe. Il premier aveva chiamato gli elettori alle urne “per costruire il domani del Giappone”.

Super-maggioranza

La coalizione di governo, che vede insieme Liberaldemocratici e Komeito, ha mantenuto la super-maggioranza di due terzi del Parlamento. Le elezioni erano state definite, dallo stesso primo ministro Abe, un referendum sulla sua politica economica. Sembra che i giapponesi si siano espressi a favore dell’Abeconomics: credito a basso prezzo, investimenti pubblici, liberalizzazione del mercato agricolo e di qeullo del lavoro non hanno ancora dato gli effetti sperati ma gli elettori hanno comunque deciso di confermare la fiducia a un partito e a un primo ministro che sembrano “l’unica strada possibile”, come recita lo slogan elettorale di Abe stesso.

Abe è apprezzato per la sua politica estera, soprattutto nei rapporti con i vicini, risoluta ma nello stesso prudente. Con il voto di domenica i giapponesi hanno dato ad Abe la possibilità di portare a termine anche due riforme giudicate controverse sul piano internazionale: la riapertura dei reattori di Fukushima e la progressiva espansione del settore militare, bloccato sin dagli accordi del dopoguerra. Il giudizio sul suo operato, però, dipenderà molto di più da come affronterà la recessione economica che sta impoverendo il Giappone e i tradizionali problemi legati alla deflazione.