Dalai Lama ed economia: la settimana scandinava

Mentre la politica langue a cavallo tra Pasqua e il Primo Maggio, in Scandinavia si mescolano questioni che vanno dall’economia al Dalai Lama, in uno strano mix che sa di problemi vecchi e nuovi.

Il leader spirituale tibetano sarà a Oslo a inizio maggio. Sono trascorsi 25 anni da quando è stato insignito del premio Nobel per la pace. Incontrerà alcuni politici norvegesi ma non il governo. L’esecutivo ha deciso di non irritare la Cina, paese col quale Oslo sta ricucendo un rapporto diplomatico che si è incrinato nel 2010, quando il premio Nobel per la pace è stato assegnato al dissidente cinese Liu Xiaobo. Da allora tra i due paesi c’è un muro che la Norvegia ha tutto l’interesse a scavalcare.

Il ministro degli Esteri Børge Brende ha confermato che il governo non vedrà il Dalai Lama. La Cina aveva avvertito la Norvegia che un incontro del genere non sarebbe stato gradito, e la Norvegia ha scelto il pragmatismo politico.

 

Pechino ha espresso soddisfazione per la decisione del governo norvegese. Nel paese scandinavo però l’opinione più diffusa è molto diversa: la stragrande maggioranza dei norvegesi non condivide la posizione del governo. Critica è la stampa e anche una bella fetta di politica. La sinistra ha biasimato l’esecutivo. Rimproveri sono arrivati anche dal Partito Liberale e dal Partito Popolare Cristiano, che assicurano al governo l’appoggio esterno.

La Finlandia invece ha problemi di tutt’altro genere. La disoccupazione continua a salire e viaggia verso quota 10 per cento. A fine marzo, quelli senza un impiego erano il 9,5 per cento. La progressione non fa stare tranquilli: 8,5 a gennaio, 9,1 a febbraio e appunto 9,5 il mese scorso. Sale anche la disoccupazione giovanile: 26,4 per cento, un punto e mezzo in più rispetto al marzo del 2013.

Jutta Urpilainen, ministro delle Finanze e leader del Partito Socialdemocratico, ha però rivendicato la bontà delle scelte fatte dal governo. Sin dal 2011, ha spiegato, la maggioranza ha avuto due obiettivi: ridurre la disoccupazione e rimettere il moto l’economia finlandese. Le manovre di austerity varate nei mesi scorsi non hanno prodotto effetti positivi, ma il ministro le ha difese lo stesso.

Secondo Urpilainen, la chiave è l’equilibrio: il paese deve riuscire a stimolare la propria domanda interna tenendo d’occhio un rapporto debito-Pil che sta lievitando da anni. “Dobbiamo gradualmente fare in modo di smettere di vivere al di sopra delle nostre possibilità” ha detto, aggiungendo che i problemi dell’economia della Finlandia sono strutturali e non ciclici.

I risultati però scarseggiano ed espongono il governo all’attacco delle opposizioni. Juha Sipilä, leader di quel Partito di Centro in testa secondo gli ultimi sondaggi, ha dichiarato che la politica economica dell’esecutivo non ha fatto altro che alzare tasse e debito pubblico. Fallendo tutti gli obiettivi, in sostanza.