Spending review, online il rapporto dell’ex commissario Cottarelli

Dopo le dimissioni di Carlo Cottarelli dell’ultimo autunno e le polemiche sulla spending review, è stato pubblicato il dossier completo che certifica il lavoro dell’ex commissario. Sul sito revisionedellaspesa.gov,it è online il documento di ben 72 slides, uno schema riassuntivo e allo stesso tempo completo di tutti tagli previsti da Cottarelli e dai suoi gruppi di lavoro. I risparmi, in caso di attuazione del programma, sarebbero stati di 7 miliardi nel 2014, 18 nel 2015, 34 nel 2016.

Yoram Gutgeld, il sostituto di Cottarelli

La divulgazione delle proposte di Cottarelli era stata prevista da Yoram Gutgeld, consigliere economico a Palazzo Chigi, ora commissario straordinario alla spending review proprio in sostituzione dell’economista italiano tornato al Fondo Monetario Internazionale. Il target per il 2016 di Gutgeld è tagliare 10 miliardi per il 2016 e inserire il tutto nella legge di stabilità. Da qui si potrà procedere alla riduzione delle tasse.

Risparmi significativi sono possibili

Tra le voci del rapporto Cottarelli per una sistematica e rivoluzionaria spending review si scorgono: “grandi (e difficili) riforme strutturali, non azioni di ordinaria manutenzione, da iniziare subito”; “cambiamento nel modo di gestire la spesa ma senza stravolgere il welfare state e senza tagli all’educazione pubblica” e poi i risparmi per un totale di decine di miliardi sopra citate.

“Efficientamento, riorganizzazioni, costi politica”

Le cifre più alte sarebbero state risparmiate nella voce “efficientamento”, arrivando addirittura a 12 miliardi per il 2016. Tra le indicazioni sono da sottolineare “le iniziative sui nuovi servizi, la pubblicazione telematica degli appalti pubblici, la gestione degli immobili e gli stipendi dei dirigenti”. Sotto “riorganizzazione” da citare sono “la riforma delle province, l’accorpamento delle polizie e le spese degli enti pubblici”, delle misure già prese in considerazione dal governo Renzi. I “costi della politica” ammontano anche a 900 milioni per il triennio, tra i quali si identificano “i comuni, le regioni, i finanziamenti ai partiti, gli organi costituzionali”.