Giappone: si ferma il ritorno al nucleare

Giappone: un tribunale mette i bastoni tra le ruote al progetto del primo ministro Abe di riaccendere due reattori della centrale nucleare di Takahama.

I dubbi dopo Fukushima

L’autorità giapponese per l’energia nucleare aveva dato la propria approvazione: la centrale di Takahama, nella prefettura di Fukui, poteva riaccendere i reattori. Oggi, però, un tribunale ha accolto l’ingiunzione dei residenti contro la Kepko (Kansai Electric Power), società che gestisce la struttura. Per gli abitanti del luogo la società ha sottovalutato la vulnerabilità dell’impianto ai terremoti oltre a non rispettare gli standard di sicurezza.

I giudici della prefettura di Fukui nella loro sentenza hanno scritto che la riaccensione dei reattori costituiva una decisione “priva di razionalità”. Dalla Kepco hanno qualificato come “deplorevole e inaccettabile” l’ingiunzione, annunciando la volontà di presentare ricorso. Questo mese un altro tribunale dovrà pronunciarsi sulla riaccensione di due reattori nella centrale di Sendai, nel sud ovest del paese. Come per Takahama, anche in quest’ultimo caso i residenti si sono opposti.

Un processo irreversibile

Il ripristino del nucleare è uno dei punti cardine della strategia economica del primo ministro Abe. Il premier, infatti, non perde occasione per ribadire che la riaccensione degli impianti servirà a traghettare il Giappone fuori dalla crisi economica, per cui sembra che il ritorno al nucleare (prima di Fukushima rappresentava il 30% dell’energia giapponese) sia un processo irreversibile. Sullo stesso motivo insistono i grandi capitali del paese: il costo dell’energia sta gravando troppo sulle spalle delle imprese mentre le importazioni di carbone e gas liquefatto si attestano ormai a livelli da record.

Uno degli argomenti più utilizzati dalle lobby pro-nucleare ruota proprio intorno ai problemi legati a queste fonti di approvvigionamento energetico: senza la riaccensione dei reattori il Giappone non potrà mai raggiungere gli obiettivi di diminuzione delle emissioni di CO2 sanciti da accordi a livello internazionale. Il Giappone mira a ridurre i livelli di gas serra di circa il 20% rispetto a quelli del 2005, entro il 2030; un obiettivo molto più basso rispetto a quello delle altre economie sviluppate.