Guerra Siria: i gruppi ribelli pronti a incontrare Assad

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Guerra Siria: potrebbe essere organizzato già a gennaio, il primo faccia a faccia tra rappresentanti del governo del presidente siriano Bashar al Assad e vertici dei gruppi ribelli che combattono sul suolo di Damasco. La scelta della sede per i colloqui di pace dovrebbe ricadere su Riyad, capitale dell’Arabia Saudita: finora hanno accettato di partecipare  diversi esponenti del Free Syrian Army ma anche del gruppo Jaish al Islam, formazione armata formata per lo più da ex detenuti, rilasciati dalle autorità siriane nel periodo iniziale della guerra che ancora dilania il paese.

Ancora non è certa, invece, la presenza di quello che viene considerato uno dei gruppi islamisti più importanti tra quelli che tuttora fronteggiano l’esercito di Assad, ovvero Ahrar al Sham che ha criticato fortemente la decisione di invitare solo i gruppi “tollerati” dal “regime”. Tuttavia, secondo alcune indiscrezioni, il gruppo sarebbe in procinto di cambiare idea e, quindi, potrebbe inviare almeno un delegato al tavolo dei negoziati. In molti sottolineano l’importanza di un’eventuale presenza di quelli di al Sham in quanto il gruppo ha per molto tempo combattuto al fianco di Jabhat al Nusra, la “brigata” legata ad Al Qaeda, tuttora una spina nel fianco delle autorità siriane, e ancora oggi vi intrattiene un rapporto di collaborazione.

Guerra Siria: i gruppi ribelli pronti a incontrare Assad

Sarebbe il primo incontro diretto e ad ampio respiro con i vertici delle formazioni che combattono in Siria. Già nel gennaio 2014, il governo siriano, nella persona del ministro degli Esteri Wualid Muallem, aveva condotto per circa 10 giorni dei negoziati con la Coalizione Nazionale Siriana, uno dei principali “ombrelli” politici dei ribelli al governo di Assad. Non è difficile capire che quel tavolo di negoziati ha portato ben pochi risultati: in molti hanno evidenziato che la Coalizione era, e continua ad essere (anche se dovrebbe partecipare ai prossimi colloqui), troppo “distante” dai gruppi armati perché possa condurre un dialogo utile, concreto, con obiettivo la transizione politica del paese.

Quest’ultima avrà come protagonista assoluto, nel bene o nel male, proprio il presidente Assad: in accordo con le fazioni ribelli, dall’Occidente come dalle Monarchie del Golfo non si ammette un processo di stabilizzazione del paese che non preveda le sue dimissioni ancora prima di cominciare. A quel punto, bisognerà capire fino a che punto la Russia e, soprattutto, l’Iran (che non ammetterà mai una Siria in cui non possa giocare un ruolo di primo piano), saranno disposte a trattare.