Basilicata, al via reddito minimo grazie al petrolio

Basilicata, reddito minimo, petrolio, foto del macchinario utilizzato per estrazione del petrolio

Dopo due anni di gestazione il progetto della regione Basilicata è pronto a partire, come ha annunciato il presidente della giunta regionale Marcello Pittella, esponente del PD e fratello del capogruppo dei socialisti europei al Parlamento Europeo Gianni, in un’intervista al Corriere della Sera.  “Fino a ieri – ha spiegato il Presidente della Basilicata Pittella –  con i proventi petroliferi pagavamo una carta sconto sui carburanti indistintamente a tutti i residenti in Basilicata. Adesso abbiamo deciso di concentrare le risorse a beneficio della fascia più svantaggiata della popolazione”. E ancora: “La Basilicata ha fatto grandi passi avanti: la percentuale di chi non gode di un reddito sufficiente è passata dal 50% al 38%, ma non ci può essere sviluppo se la società viaggia a due velocità”.

Il reddito minimo avrà come beneficiari i disoccupati, i lavoratori per i quali scade la cassa integrazione in deroga e le famiglie con un reddito inferiore ai 9000 €; in totale si prevede che interesserà circa 8000 famiglie lucane. I comuni parteciperanno ad un bando, che sarà pubblicato a breve dalla Regione, presentando progetti per lavori di pubblica utilità per i quali impiegare i disoccupati; ai cittadini coinvolti sarà garantito un compenso di 500€ mensili per un anno, periodo nel quale avranno anche la possibilità di frequentare corsi di formazione per il reinserimento nel mercato del lavoro.

Reddito minimo: la Basilicata si aggiunge alle altre regioni

La Basilicata è solo l’ultima di una serie di regioni che stanno sperimentando una forma di reddito minimo, in risposta al vuoto in materia lasciato dal governo centrale (vale la pena ricordare che l’Italia è l’unico paese dell’Eurozona, insieme alla Grecia, a non prevedere alcun tipo di reddito minimo garantito). Uno strumento analogo di welfare, infatti, è stato introdotto in Lombardia, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Molise, Puglia e nelle province autonome di Trento e Bolzano.

Il progetto del governo regionale lucano, però, presenta una significativa differenza, ovvero il fatto di non essere finanziato tramite fondi europei per il reinserimento nel mercato del lavoro, dal momento che il 95% delle coperture – almeno 40 milioni all’anno – arriverà dagli indennizzi incassati dalle compagnie che estraggono il petrolio.

Pittella ha inoltre sottolineato che il progetto non avrà ripercussioni sull’ambiente, dal momento che “non rovineremo le nostre coste e non autorizzeremo nuove perforazioni” nel rispetto del limite “di sostenibilità ambientale fissato a 154mila barili al giorno”.

Federico Ziglioli