No alla pubblicità per i giochi d’azzardo: un pensiero fuori dal coro

pubblicità del gioco d'azzardo

No alla pubblicità per i giochi d’azzardo: un pensiero fuori dal coro

 

Si fa un gran parlare in questi giorni del gioco d’azzardo del quale, secondo la Commissione nazionale Antimafia, sarebbe affetto un milione di italiani.

Fermo restando che le distorsioni del sistema debbano essere combattute per evitare le infiltrazioni della criminalità organizzata e l’evasione fiscale perpetrata da molti siti online stranieri, non pare convincente l’idea secondo la quale dovrebbe essere proibita la pubblicità.

La pubblicità infatti è un canale di comunicazione e una leva di marketing dalla quale non si può prescindere per diffondere un servizio e rendere un’idea imprenditoriale profittevole e di successo. Il divieto di renderla utilizzabile per alcuni prodotti – come il fumo – è una peculiarità italiana che mira ad educare un cittadino impedendogli l’accesso ad un’informazione: che questo non abbia sconfitto il fumo e il suo abuso è sotto gli occhi di tutti. Nello stesso tempo, l’impossibilità di raggiungere i consumatori ha consolidato le posizioni degli operatori e impedito una reale competizione fra di loro o fra nuovo soggetti, con ciò privandosi anche di un’evoluzione del prodotto stesso.

Per quanto riguarda il gioco d’azzardo, il fenomeno dell’online ha evidentemente ampliato la base dei giocatori e creato nuove forme di gioco, più legate al divertimento ed all’intrattenimento. In più ha avvicinato al digitale persone che prima non si erano fidate ad accostarvisi: se, come è, pensiamo che l’economia digitale sia una leva di sviluppo per l’intero sistema, non possiamo rinunciare ad un servizio che abbia l’effetto di renderlo diffuso, familiare e sicuro.

La soluzione non è pertanto un divieto di comunicare i servizi, ma regole più chiare e certe in merito alla possibilità di accedere ai servizi stessi e di farne uso: il digitale in questo senso potrebbe prestarsi alla formazione di un comportamento più responsabile e capace di limitarne l’uso ad un “gioca il giusto” davvero tale perché oggetto di controlli e vincoli sui singoli giocatori perché non sforino le soglie consentite.

E’ un tema delicato e di non facile soluzione, ma il divieto di pubblicizzarlo certamente non ne garantisce una via d’uscita né efficace né giusta.