Governo Spagna: l’ultimo (disperato) tentativo di Felipe VI di formare un nuovo esecutivo

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Governo Spagna: l’ultimo (disperato) tentativo di Felipe VI di formare un nuovo esecutivo

C’è tempo fino alla mezzanotte del 2 di maggio per salvare l’undicesima legislatura spagnola. Poi il re Felipe VI sarà costretto a convocare nuove elezioni. La legge elettorale, dopo la seconda investitura fallita, prevede un periodo massimo di due mesi prima di richiamare i cittadini alle urne. Ma a pochi giorni da questa scadenza il re sembra non aver perso l’ultima speranza. Ieri mattina il sovrano ha convocato i leader di otto partiti politici minori per sondare il terreno e cercare un accordo con le principali forze politiche. Oggi, invece, sono previsti i colloqui con i quattro partiti maggioritari, anche se negli ultimi giorni si è parlato spesso di elezioni anticipate.

Il primo a parlare con Felipe VI è stato il deputato di Nueva Canaria Pedro Quevedo, partito che si è presentato in coalizione con il Psoe nelle elezioni dello scorso 20 dicembre e che ha appoggiato Pedro Sanchéz nel suo tentativo di formare un governo. ‹‹ Il Re – ha dichiarato Quevedo in conferenza stampa – è cosciente che non sarà un’impresa facile, ma mi è sembrato deciso a verificare la possibilità di evitare le elezioni fino all’ultimo minuto››.

Dopo Quevedo, il capo di Stato ha ricevuto Isidro Manuel Martinéz, leader di Foro Asturias, il presidente de Unión del Pueblo Navarro (UPN) Javier Esperza e Ana Oramas di Coalición Canaria. I primi due, in coalizione con il PP durante le ultime elezioni, danno per scontata la nuova chiamata alle urne, come del resto anche la leader di Coalición Canaria, alleata del Pseo.

Governo Spagna: ora o mai più

Alle 16.00 è il segretario di Izquierda Unida Alberto Garzón a confrontarsi con il re. In un’intervista precedente all’incontro, Garzón sembrava piuttosto ottimista. ‹Ci troviamo nei tempi supplementari e, forse, è ancora possibile un’ultima sopresa›› – affermava convinto il leader di IU solo pochi minuti prima di essere ricevuto alla Zarzuela. Ma in conferenza stampa è emersa la delusione per ‹‹il fallimento di un mancato accordo›› che potrebbe portare presto a nuove elezioni.

Garzón aveva avuto un ruolo fondamentale dopo la mancata investitura di Mario Rajoy e aveva lavorato costantemente per un un accorso Podemos-Pseo-IU. Ma il segretario socialista aveva preferito all’ultimo momento l’appoggio di Ciudadanos, una scelta dovuta soprattutto dall’intransigenza di Iglesias che insisteva sulla possibilità di un referendum costituizionale per la Catalogna. Sempre secondo il deputato, il mancato accordo – dato orami per certo da tutti – ‹‹produrrà un senso di frustrazione nei cittadini che si tradurrà in una forte astensione››.

Anche questa volta, però, Podemos e il suo leader non sono intenzionati a fare nessun passo indietro. Durante la Festa di Primavera, evento organizzato a Madrid lo scorso 24 aprile, Iglesias ha dichiarato per l’ennesima volta di non avere nessuna intenzione di scendere a patti con Ciudadanos, che definisce il ‹‹PP di colore arancione››. Se da un lato dice di voler arrivare a un compromesso per sbloccare una situazione di stallo che dura ormai da oltre quattro mesi, dall’altro ammette di usare toni da campagna elettorale. Un modo per dire ai cittadini spagnoli di iniziare a pensare al voto.