Governo Spagna: Mariano Rajoy accetta con riserva una nuova investitura  

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Governo Spagna: Mariano Rajoy accetta con riserva una nuova investitura  

La politica spagnola post elezioni assomiglia sempre di più al gioco della “palla avvelenata”: tutti i principali partiti cercano di “passare” il più velocemente possibile ogni responsabilità, così da non rimanere con il cerino in mano. L’importante è non decidere, nell’attesa che qualcun altro compia un passo falso.

Intanto, Mariano Rajoy ha accettato una nuova investitura da Felipe VI che mette nuovamente nelle mani dei partiti il destino del Paese. E’ passato ormai un mese dalle elezioni nazionali del 26 giugno (le seconde in sei mesi), ma nessuno dei principali partiti è disposto a cedere. Il risultato del voto ha visto una nuova vittoria del Partido Popular di Mariano Rajoy (che ha recuperato 14 seggi), mentre il Partido Socialista e Unidos Podemos hanno perso terreno. Ciudadanos, il partito di centro antisistema, ha visto un considerevole ridimensionamento.

Governo Spagna: Mariano Rajoy prende tempo e (non) detta i tempi per un nuovo esecutivo

Nelle scorse settimane il leader del Pp Mariano Rajoy ha ribadito di voler trattare con tutte le forze politiche e ha lanciato segnali di distensione. “Dobbiamo fare uno sforzo per risolvere questa situazione – ha dichiarato. – Non possiamo aspettare tutta l’estate perché entro fine anno dobbiamo presentare un bilancio. Andare a nuove elezioni è una stupidaggine per la reputazione del nostro paese e potrebbe spaventare i mercati.  Dobbiamo fare le cose in modo rapido, garantendo però un minimo di stabilità”.

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Il messaggio è ancora una volta rivolto al segretario socialista Pedro Sánchez che però non vuol sentir parlare di un governo di “gran coalición”. Per ora il Pp ha incassato solo l’appoggio di Coalición Canaria (Cc) che però non può certo fare la differenza avendo conquistato solo un seggio.

Ciudadanos non può fare la differenza, Podemos non vuole farla

Dopo il flop delle scorse elezioni, Ciudadanos ha annunciato la sua astensione così da facilitare un nuovo governo di centrodestra. Ma non basta. Per formare un nuovo esecutivo di minoranza, il Pp deve ottenere necessariamente l’astensione del Psoe che, però, ribadisce il suo secco ‹‹no›› a un nuovo governo Rajoy.

Se da un lato Rajoy non ha nessuna intenzione di fare un passo indietro, a sinistra il leader di Unidos Podemos Pablo Iglesias e il segretario del Psoe Pedro Sanchez faticano a trovare un’intesa. Intervistato tre settimane fa da El Pais, il leader con il codino ha sottolineato come sia importante trovare un accordo a sinistra, senza dimenticarsi di valorizzare un Paese “plurale” e “diverso”. Il nostro Paese non è la Francia” – ha ribadito con forza. Esplicito il riferimento a un eventuale referendum per l’indipendenza in Catalogna, uno dei punti meno condivisibili del suo programma.

Governo Spagna: pressioni dall’Ue

Lo scorso 9 luglio la Commissione Europea ha annunciato l’apertura di una procedura che potrebbe comportare sanzioni pecuniarie contro Spagna e Portogallo. I due paesi non avrebbero attuato le misure necessarie per risanare i conti pubblici, con un rapporto deficit/pil superiore alla soglia del 3% prevista dal trattato di Maastricht. Per ora solo un ammonimento che, però, arriva in un momento particolarmente delicato per la Spagna. In realtà, le situazioni dei due paesi è leggermente diversa: la Spagna ha ancora un anno di tempo per rientrare, mentre il Portogallo ha già esaurito il tempo utile.

Lo scorso anno il deficit della Spagna superava il 5%, mentre quello del Portogallo era sopra la soglia del 4%. Ad ogni modo, dalla stesura delle regole di bilancio della Ue nessun paese è mai stato multato e una misura di questo tipo sarebbe controproducente. Il provvedimento minacciato, dunque, sembra più che altro un ammonimento ai vari partiti. Dopo la Brexit e con l’imminente referendum italiano, l’Ue non può permettersi anche il lusso di una Spagna senza governo. Nonostante i dati incoraggianti del Pil, la disoccupazione spagnola supera ancora il 22%. E il governo di Bruxelles deve capire con chi dialogare.

Governo Spagna: la Costituzione non ha tempi certi, il buon senso sì

Nella storia della Monarchia parlamentare spagnola non si era mai presentata una situazione simile dopo le elezioni: per la prima volta nessun partito è riuscito ad ottenere una maggioranza. E la conseguenza è l’incapacità di gestire il tutto. Nella Costituzione, infatti, non sono fissati i tempi per avviare un esecutivo in caso di una maggioranza poco chiara. Tocca ai vari dirigenti di partito prendere delle decisioni per evitare la paralisi politica.

Sebbene Rajoy abbia accettato l’incarico, non è stata ancora fissata la data per chiedere la fiducia. E il premier designato per ora prende tempo, fermamente convinto che “una investitura si accetta solo per vincerla, avere un presidente e per cominciare a governare”.