12 cose strane successe dopo l’elezione di Donald Trump

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12 cose strane successe dopo l’elezione di Donald Trump

Donald Trump non sarà, effettivamente, il Presidente degli Stati Uniti prima del 20 gennaio prossimo. Tuttavia, alla notizia della sua vittoria si sono verificati dei fatti “strani” in giro per il mondo – per lo più prevedibili – segno che molte cose sono destinate a cambiare nei prossimi anni.

12 cose strane successe dopo l’elezione di Donald Trump

1) L’idea della Palestina è “finita”

Alla notizia dell’elezione di Trump la destra conservatrice israeliana ha esultato. Per voce del ministro dell’Istruzione Naftali Bennet, che ha citato il programma del Presidente eletto, lo Stato Ebraico ha annunciato la volontà di cogliere l’opportunità sbocciata con la vittoria del magnate newyorkese per “sconfessare definitivamente l’idea di uno stato palestinese“. Netanyahu è stato tra i pochi leader mondiali, insieme a Putin e Al Sisi, a congratularsi vivacemente con Trump “un vero amico di Israele”. Detto ciò, sembra che gli ebrei abbiano votato in massa Hillary Clinton.

2) La paura delle donne americane musulmane

“Mia madre mi ha scritto di non metter più il velo ed è la persona più religiosa della famiglia”, il racconto di una ragazza musulmana su Twitter, a cui hanno fatto eco molti altri cinguettii di donne musulmane spaventate dall’ondata di islamofobia che potrebbe inaugurare il nuovo corso trumpiano.

3) Le proteste percorrono l’America

Non ci sono dubbi sulla legittimità dell’elezione di Trump. Sta di fatto che, per la prima volta nella storia, migliaia di persone si sono riversate in strada per manifestare, anche con violenza, contro un Presidente eletto, non solo negli Usa ma anche di fronte alle ambasciate americane di mezzo mondo.

4)  La reazione dei mercati

Dopo aver visto la reazione dei mercati in seguito al voto sulla Brexit, la caduta delle borse era tra le cose più scontate, in realtà. Gli investitori avevano “scommesso” sulla Clinton. Sopra l’andamento del Peso messicano in corrispondenza con l’elezione di Trump. La moneta messicana è caduta del 10% rispetto al dollaro – non si era mai arrivati alla soglia di cambio 1$/20 pesos – un avvertimento in attesa di vedere in che modo il prossimo Presidente sceglierà di colpire l’economia del vicino centro-americano?

5) Il filo che collega Washington e Londra

“Alla gente importa cosa succede dentro i suoi confini, le persone stanno riprendendo il controllo”, nel Regno Unito prima, con il voto sull’uscita dall’Ue, e negli Usa adesso, con l’elezione di Trump. Come un mantra viene costantemente evocata dagli esponenti repubblicani, tra cui il governatore dell’Alaska Sarah Palin, la nuova destinazione, quello che si vorrebbe il “nuovo” sistema di governance mondiale.

6) La rinascita del KKK

Quasi raccapricciante che David Duke, forse l’esponente più famoso del Ku Klux Klan, abbia salutato con soddisfazione la vittoria di Trump: “una delle notti più emozionanti della mia vita”.

7) Il passo indietro sul clima

Trump non ha mai nascosto il suo scetticismo rispetto alle affermazioni preoccupate degli scienziati sui cambiamenti climatici. Per questo ha promesso di rinnegare le azioni esecutive di Obama sul taglio delle emissioni e di tirare fuori gli Usa dagli Accordi di Parigi. Tra l’8 e il 9 novembre, come si vede dall’immagine sopra, il titolo azionario della Vestas, la più importante società americana di turbine eoliche, ha perso il 14%.

8) Il passo avanti sulle armi

Questo, invece, quello che è successo al titolo azionario della BAE System, una della più note multinazionali di armamenti.

9) Il saluto della politica russa

Il Parlamento russo ha applaudito alla notizia dell’elezione di Donald Trump: il dialogo con Mosca è stato uno dei pochi punti chiari del programma di politica estera del repubblicano.

10) Asilo in Canada

La notte delle elezioni il sito del dipartimento canadese per l’immigrazione pare che non abbia retto al traffico degli utenti americani in cerca di risposte su come ottenere asilo in Canada. Pare che tra gli argomenti più cercati su Google si sia affermato “trasferirsi in Australia”.

11) La vittoria dei fondamentalisti?

Hamza al Karibi, un portavoce di Jabhat Fatah al Sham (ex al Nusra), avrebbe detto: “da oggi non avremo più bisogno di comunicati stampa per mostrare le macchinazioni dell’Occidente, ci basterà retweettare Trump”. Invece, quello che viene ritenuto il maggiore teorico del jihad vivente, il giordano Abu Muhammad al Maqdisi, ha scritto che “con Trump comincia l’epoca della frammentazione statunitense, l’inizio della loro distruzione”.

12) Muro contro Muro

Ancora ieri, con insistenza, il Presidente eletto ha dichiarato che verrà costruito un muro lungo 3.200 chilometri al confine con il Messico e che sarà il Governo di Peña Nieto a farsi interamente carico delle spese. Da Città del Messico non si sa più come ribadirlo: non verrà tirato fuori nemmeno un dollaro, anche se la pressione, da qui al 20 gennaio, si farà fortissima.