Islanda: niente Pirati, governo di centro-destra e pro-Bruxelles

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Islanda: niente Pirati, governo di centro-destra e pro-Bruxelles

Dopo tre mesi di difficili trattative, l’Islanda potrebbe finalmente avere un governo. Con tutta probabilità, il nuovo esecutivo sarà formato da Partito dell’Indipendenza (21 seggi), Riforma (7) e Futuro Luminoso (4). Le tre forze politiche insieme possono contare su 32 dei 63 seggi disponibili all’Althing, il parlamento del paese. La coalizione di centro-destra, quindi, ha una maggioranza di un solo deputato.

Destinato a ricoprire l’incarico di primo ministro Bjarni Benediktsson, attuale leader del Partito per l’Indipendenza. Secondo l’agenzia di stampa Reuters, ben presto i parlamentari potrebbero essere chiamati a esprimersi sulla possibilità di indire o meno un referendum sull’adesione all’Unione Europea. Proprio questo punto potrebbe essere alla base dell’intesa tra Partito dell’Indipendenza, notoriamente contrario a entrare nell’Ue, e Riforma, movimento nato da una costola “europeista” proprio del Partito dell’Indipendenza.

Islanda: niente Pirati, governo di centro-destra e pro-Bruxelles

Non si nasconde la delusione al quartier generale del Partito Pirata. A ottobre raggiunse quota 10 seggi, risultato ben al di sotto delle aspettative. Nonostante ciò, il movimento anti-establishment ha avuto l’occasione di mettersi alla guida del paese, soprattutto, grazie ai tentennamenti del centro-destra, diviso sulla questione dell’adesione all’Unione Europea di cui sopra, leit motiv della politica islandese per eccellenza.

Infatti, sembrava ben più di un ipotesi la formazione di un esecutivo in coabitazione Verdi-Partito Pirata (10 seggi ciascuno), magari coadiuvato da qualche “stampella” a sinistra. Il dialogo, però, si è ben presto risolto in un nulla di fatto. Per questo la palla è tornata nelle mani del Partito dell’Indipendenza, prima forza parlamentare anche nella precedente legislatura. Detto ciò, il leader dei pirati Birgitta Jonsdottir ha già annunciato una mozione di sfiducia al governo non appena si insedierà.

L’Islanda ha votato a ottobre, in anticipo rispetto alla fine naturale della legislatura, sull’onda delle dimissioni dell’ex premier David Sigmundur Gunnlaugson, gravemente coinvolto nello scandalo dei Panama Papers. Il primo ministro in pectore Benediktsson, al dicastero delle Finanze nel precedente governo, pochi giorni fa, si è scusato per il ritardo con cui è stato diffuso un allarmante rapporto sui danni dei conti off-shore sull’economia nazionale. Il report è stato pubblicato solo il 6 gennaio, quando pare che fosse sulla scrivania di Benediktodsson sin dal 5 ottobre, ben 3 settimane prima del voto.