Elezioni Francia: la piccola rivoluzione del folle dibattito a 11

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Elezioni Francia: la piccola rivoluzione del folle dibattito a 11

Grandi innovazioni quest’anno in Francia. Ci si aspetta l’esclusione al primo turno del candidato dei socialisti e di quello dei neo-gollisti; le due famiglie politiche più importanti della Quinta Repubblica. Addirittura, il paese si uniformerà ancor di più ai canoni “occidentali” con la proposizione di una serie di dibattiti tv tra i candidati. Probabilmente, favoriranno un rinnovamento dell’offerta politica transalpina. Basti paragonare le abitudini d’oltralpe a quella dell’altra grande democrazia europea: il Regno Unito.

Elezioni Francia: una piccola rivoluzione in tv

Nel sistema parlamentare britannico non esiste – come da altre parti – l’elezione diretta del Primo Ministro. Nel 2010, però, si incominciò a proporre un dibattito televisivo tra i leader dei 3 partiti principali in vista delle elezioni. L’effetto fu una novità politica. Non tanto nel “Parlamento Appeso” che ne uscì fuori. Piuttosto nella volontà politica di Conservatori e Libdem di dar vita ad un governo di coalizione.

Nel 2015, sempre nel Regno Unito, si osò di più. Insieme al dibattito tra i candidati conservatore, laburista e libdem si ospitarono, in un altro dibattito, la leader dei nazionalisti scozzesi, dei gallesi, quella dei Verdi e Farage per l’Ukip.

In Francia invece si registra una rivoluzione televisiva. Nonostante ci sia una certa tradizione dei dibattiti tv tra i candidati alla presidenza della Repubblica; solo da quest’anno esiste un dibattito per il primo turno elettorale. Ovviamente solo da quest’anno sono stati organizzati dei dibattiti sia tra i cinque candidati principali sia tra tutti gli 11 competitors per l’Eliseo.

Elezioni Francia: l’eccezione Melenchon

La televisione sappiamo avere ormai un grandissimo peso nelle dinamiche politiche. Al tempo stesso la Francia ha cercato sempre di preservare la propria eccezionalità culturale; pur riconoscendo uno sviluppo tecnologico dai tratti anglo-americani del mezzo televisivo.

E’ interessante notare come, nel 2017, la personalità che forse più ha tratto beneficio da questi sconclusionati dibattiti sia stato Jean-Luc Melenchon. Un esponente politico che non avrà chance di arrivare al secondo turno. Ma che mira ad aumentare il suo bottino elettorale rispetto alla performance del 2012 e a superare il suo ex partito.

Un leader politico indubbiamente carismatico, innovatore  – molto apprezzata la trovata dei comizi politici attraverso ologrammi – ma al tempo stesso portatore di quella particolarità tipica della sinistra francese. Capace di coniugare il socialismo dirigista tradizionale con quello di matrice giacobina e legalitaria.

Fillon ed Hamon probabilmente finiranno fuori dal ballottaggio. Le Pen e Macron rappresentano una dinamica poco francese e molto europea (come la dicotomia tra europeisti ed euroscettici). A questo punto, Melenchon si pone come un innovatore dei linguaggi; nella conservazione delle tradizionali idee politiche. Per certi versi, un politico moderno e comiziante al tempo stesso. Strano che ce lo debba ricordare un folle dibattito ad 11.