Ecco chi sono gli 8 candidati all’Eliseo che sfidano Sarkozy e Hollande

8 candidati all'Eliseo

Oltre a Hollande e Sarkozy, ci sono 8 candidati in grado di influenzareseriamente la corsa alle presidenziali francesi. Da Marine Le Pen aJacques Cheminade passando per François Bayrou e Jean-Luc Mélenchon.

QUANDO si parla della Francia si ha sempre in mente un sistema politico abbastanza semplificato, almeno per quanto riguarda le elezioni presidenziali. E del resto negli ultimi 30 anni sembra essersi ormai assodato un sistema di stampo bipolare comprendente da un lato i socialisti e dall’altro il cartello delle destre.

Oggi è quanto mai impensabile una vittoria al primo turno di un candidato alla presidenza della Repubblica (cosa del resto mai avvenuta dal 1965 ad oggi, ovvero da quando il voto per il Capo dello Stato è a suffragio universale). Ma soprattutto è bene considerare che, come molto spesso accade (ne è un esempio la competizione del 2002), i primi due candidati del primo turno sono ancora molto lontani dalla soglia del 50 per cento dei voti.

Non è dunque sbagliato considerare tutti gli attori che concorrono per la presidenza della Repubblica. Cercando di capire quanto possano influenzare la corsa dei due favoriti, Hollande e Sarkozy.

1. François Bayrou: la costante del sistema

 

E’ alla sua terza campagna elettorale e, considerando gli altri suoi concorrenti, si può dire che si tratta del candidato più esperto in elezioni presidenziali. Bayrou, leader del Mouvement démocrateè stato ministro dell’istruzione nel governo Balladur dal 1993 al 1995. Sempre nel 1995 sostiene contro Chirac la candidatura di Balladur all’Eliseo. E’ proprio in quest’anno infatti che si consuma l’ultima delle tante faide interne alla destra francese che vede i sostenitori del sindaco di Parigi contrastarsi con quelli dell’ex premier (tra i quali spicca Sarkozy).

Ministro della ricerca nel successivo governo Juppé rompe definitivamente col suo “avversario” Chirac nel 2002 quando si oppone al cartello unico del centrodestra tra la sua Udf e l’Rpr. La sua aspirazione è quella di non relegare l’esperienza del giscardismo e del cosiddetto “orleanismo” a un cartello composito marcatamente di destra. Nel 2002 dunque corre da solo per l’Eliseo è si piazza al quarto posto col 6,84 per cento. Il grande passo in avanti però avviene nel 2007: per qualche mese appare addirittura come il favorito nei sondaggi e in un ipotetico secondo turno tra lui e Sarozy la sua vittoria appare certa. Una sovraesposizione mediatica che però non gli consente di andare oltre il 18,57 per cento dei voti.

Coerente con la politica dell’assenza del “monopolio del cuore” del suo maestro Giscard d’Estaing, nelle due settimane successiva al primo turno del 2007 non si esprime sul duo Sarkozy-Royal nonostante le molte pressioni da gran parte della sinistra europea. I sondaggi lo danno stabile ma secondo gli esperti la sua performance non potrà di certo eguagliare quella di cinque anni fa.

2. Marine Le Pen: di padre in figlia

 

Marine Le Pen, leader del Front National, ha sostituito il padre nella guida della storica formazione politica francese a inizio 2011. Sconfiggendo nettamente al congresso di partito l’oltranzista Bruno Gollnisch, Marine Le Pen ha il compito di svecchiare l’immagine del Front e di collocarlo pienamente nell’alveo delle destre populiste e xenofobe quanto mai in voga nel Vecchio Continente.

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E’ ovviamente alla sua prima elezione presidenziale ma secondo alcuni potrebbe ottenere un risultato migliore, in termini percentuali e assoluti, del padre nel 2002. Ciò però difficilmente gli consentirà di arrivare al secondo turno. La sua candidatura però è guardata con attenzione non solo per la capacità di persuasione del personaggio, ma anche per vedere quanto la destra europea può trarre giovamento da un suo risultato positivo e quanto una crescita del Front National può danneggiare Sarkozy che, non a caso, in questi giorni sta ripescando un armamentario nettamente di destra.

3. Eva Joly: dalla Norvegia con furore

 

La pasionaria del Partito Verde Francese, classe 1943, in realtà sarebbe cittadina norvegese ma essendosi trasferita a 20 anni a Parigi ha ormai ottenuto da tempo la cittadinanza francese. Dopo una lunga militanza politica basata sui temi dell’ecologismo e sulle istanze verdi, a tratti veramente avanguardiste, è stata tra le protagoniste dell’exploit della lista Europe Ecologie alle elezioni europee del 2009 quando la lista sponsorizzata dal Daniel Cohn-Bendit quasi raggiunse il Ps.

In molti si aspettavano una percorso unitario della sinistra radicale dopo il risultato del 2009 ma a quanto pare il consenso crescente in Germania nei confronti dei Verdi – Alleanza ’90 e l’elezione della prima deputata verde alla Camera dei Comuni britannica (presso il collegio di Brighton) ha spinto la Joly e tutto il Partito Verde ha rompere gli indugi e a correre in solitaria.

4. Jean-Luc Mélenchon: quell’incognita a sinistra

 

Nato a Tangeri nel 1951 Mélenchon è stato il leader della corrente “Nuovo Mondo” all’interno del Partito Socialista. In polemica con gran parte della classe dirigente del Ps esce dal partito di rue Solferino nel 2008 e contribuisce alla creazione di un fronte della sinistra, comprendente in primis il Pcf, per le europee del 2009. Un’esperienza che porta al Front de Gauche al 6 per cento dei consensi e a eleggere cinque parlamentari europei.

Dato in crescita nei sondaggi, secondo alcuni si attesterebbe sul 10 per cento dei voti, rappresenta un’incognita a sinistra e un rischio per Hollande. A tratti speculare al ruolo di Marine Le Pen nella destra. Secondo alcuni la proposta hollandiana di elevare la tassazione al 75 per cento per i grandi patrimoni è proprio un messaggio indirizzato a quell’elettorato di sinistra tentato dalle sirene di Mélenchon.

5. Philipp Poutou: l’altra faccia del postino

 

 

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Poutou in queste elezioni sarà il candidato del Nuovo Partito Anticapitalista a queste presidenziali. Una formazione politica erede ed evoluzione della Lega Comunista Rivoluzionaria, guidata dal postino Olivier Besancenot. L’Npa ha scelto nel 2011, attraverso la sua leadership collegiale, di candidare questo operaio della Ford nella regione Acquitania al posto del loro storico leader.

Una mossa simbolica considerando lo stato delle fabbriche francesi e il fatto che Poutou è un ex delegato sindacale. Ma secondo molti, essendo molto meno conosciuto di Besancenot, i consensi potrebbero essere meno dell’4,3 per cento del 2007.

6. Nathalie Arthaud: rivoluzionaria o erede politica?

 

La candidata più giovane di questa competizione elettorale è la leader di Lutte Ouvrière, forza politica extraparlamentare già guidata da Arlette Laguiller, ininterrottamente candidata alle presidenziali dal 1974 al 2007.

L’Arthaud è una insegnante molto dinamica e intraprendente ma una delle criticità della sua candidatura sta nel fatto di essere stata la portavoce della madre-matrona del partito Arlette Laguiller. Insomma, la Arthaud avrà il compito di dimostrare la sua autonomia politica e la capacità di dare un nuovo corso da un partito che risente di molta concorrenza a sinistra.

7. Nicolas Dupont-Aignan: un caso anomalo

 

Dupont-Aignan è il leader Debout la République, un’ex frangia dell’Ump fuoruscita dal partito nel gennaio 2007 a seguito della proclamazione di Nicolas Sarkozy come candidato per la presidenza. Si tratta di una forza politica che si rifà al gollismo tradizionale e ad una spiccata propensione al sovranismo. Non è esclusa una velata simpatia dell’ex ministro dell’interno Charles Pasqua nei confronti di questa candidatura e, se escludiamo gran parte dei compagni di partito di Sarkozy, la candidatura di Dupont Aignan ha molti aspetti in comune con quella poi naufragata dell’ex primo ministro Dominique de Villepin.

Anche Dupont-Aignan è uscito dall’École nationale d’administration come gran parte della classe politica francese. Un elemento che lo ha spinto ad essere profondamente scettico nei confronti della contaminazione ideologica in atto nell’Ump e nei confronti dell’avvocato Sarkzoy. Già provò a candidarsi cinque anni fa ma senza ottener le 500 firme necessarie. Gli istituti demoscopici lo danno stabile sull’1 per cento.

8. Jacques Cheminade: un mistero racchiuso in un enigma

 

Il più anziano tra i candidati all’Eliseo è un vero e proprio mistero per la politica francese: non tanto perché non si sanno molte informazioni sul suo conto, ma proprio perché si sa fin troppo della sua lunga e tormentata vicenda politica. Cheminade è il leader di una formazione politica denominata Solidarité et progrès. Già capo del Parti Ouvrier Européen fecero discutere il suo sostegno, al secondo turno, a Giscard d’Estaing e le sue teorie di appeasement nei confronto dell’Unione Sovietica.

Noto il suo legame con lo statunitense Lyndon LaRouche, fu proprio l’Fbi a scoprire involontariamente come Cheminade fosse l’emanazione transalpina delle organizzazione politiche guidate dallo statunitense. Il suo programma ha come punto forte la netta separazione tra le banche commerciali e quelle d’investimento, la lotta senza quartiere al mondo della finanza e vaghi investimenti sulla creatività. Il suo peso elettorale sembra essere del tutto inconsistente.

 

Pubblicato da “The Post Internazionale“.