Brexit: voto decisivo sul No-deal, Johnson minaccia elezioni

Regno Unito verso una Brexit senza accordo con l’Ue? Quella di oggi, martedì 3 settembre, è un’altra data cruciale per la politica britannica

Brexit: voto decisivo sul No-deal, Johnson minaccia elezioni

“MPs face last chance to block a no-deal Brexit”. Questo il titolo del principale articolo del Financial Times di oggi, il più importante quotidiano economico-finanziario britannico. “I deputati hanno di fronte a loro l’ultima possibilità per bloccare una Brexit senza accordi”. Quella di oggi, martedì 3 settembre, è un’altra data cruciale per la politica britannica. Per gli osservatori e per l’opinione pubblica, l’ennesimo “giorno della verità” sul futuro dei rapporti tra Unione Europea e Regno Unito.

Oggi il Parlamento di Westminster riapre le porte. Questa sera, i deputati di Sua Maestà voteranno una proposta di legge contro il No-deal, ovvero la Brexit senza compromessi con l’UE. La legge che sarà messa ai voti questa sera è da molti considerata l’ultima possibilità di fermare la Hard Brexit. Dal giorno della sua nomina a primo ministro del Regno Unito, il 24 luglio scorso, l’ex sindaco di Londra Boris Johnson ha continuato incessantemente a martellare l’opinione pubblica con la sua propaganda a favore di una rapida uscita della Gran Bretagna dall’UE.

Come riportato nell’analisi odierna del Financial Times, in queste settimane, l’attuale primo ministro si è fatto promotore di una discorso politico fortemente critico nei confronti di un Parlamento molto propenso a dilazionare i tempi della Brexit. Qualcuno parla di retorica “People vs Parliament”, il “popolo pro-Brexit” contro il principale organo di democrazia rappresentativa del Regno Unito.

La fronda dei conservatori contro Johnson

Una diatriba, quella tra i deputati di Westminster e il neo-Primo Ministro, che ha avuto il suo apice la scorsa settimana. Mercoledì scorso Johnson ha infatti chiesto alla Regina Elisabetta II l’autorizzazione a sospendere i lavori del Parlamento per cinque settimane. Tale operazione rientra nelle prerogative del capo del Governo britannico, tanto che la regina ha approvato l’iniziativa del Premier come da prassi. Tuttavia, come ha fatto notare il Guardian, questa si rivelerebbe come la più lunga chiusura dell’assemblea dal 1954.

Tale mossa è stata fortemente criticata dalle opposizioni e da molti osservatori stranieri. I quali, vista l’aspra propaganda del primo ministro, si sono spinti a parlare di un tentativo di “golpe” da parte dello stesso Johnson. Nel frattempo, a Westminster si è venuta a creare una fronda di oppositori alla “linea Johnson” anche tra le file dei Conservatori. A guidare il gruppo dei “ribelli” c’è Philip Hammond, ex cancelliere dello scacchiere di Theresa May dal luglio 2016 al luglio 2019. Ironia del caso, tra il 2014 e il 2016, Hammond, classe 1955, è stato anche il predecessore dello stesso Boris Johnson alla carica di Ministro degli Esteri nel governo di David Cameron.

Nelle ultime ore, ai microfoni della BBC, Philip Hammond ha rivendicato la sua ormai cinquantennale appartenenza al Partito Conservatore. Il politico di Epping si è poi scagliato contro gli “incomers” e gli “entryists”, gli “arrivisti” che starebbero cercando di trasformare il suo partito in una “narrow Church”. Tradotto: una setta. Un attacco duro e schietto, quello di Hammond, diretto senza troppi dubbi alla figura dell’esuberante primo ministro e compagno di partito Boris Johnson. Da parte sua, il capo del Governo ha risposto alla fronda minacciando di sciogliere il Parlamento e il ritorno alle urne il prossimo 14 ottobre.

Il calendario del voto contro la No-deal Brexit

Tutto – anche la possibilità che la Gran Bretagna ritorni al voto fra poco più di un mese – dipende dall’esito del voto di stasera. Secondo l’agenda del Parlamento, i lavori dell’assemblea, iniziati alle 14.30 locali, prevedono il discorso di Boris Johnson che si è tenuto alle 15.30. Successivamente, intorno alle 17.30, sono previste due ministerial statements. Queste ultime sono due dichiarazioni ufficiali svolte da due ministri del Governo per rendere pubbliche le ultime attività dell’Esecutivo.

Immediatamente dopo queste dichiarazioni, si entrerà nella “fase calda” della giornata. Il deputato conservatore Oliver Letwin sottoporrà allo Speaker del Parlamento, John Bercow, la richiesta di un emergency debate, un dibattito urgente, sulla Brexit. Nel caso Bercow dia il suo assenso, inizierà il dibattito vero e proprio.

Il voto finale è invece previsto tra le 21.30 e le 22.00. Solo in quel momento si deciderà se la Gran Bretagna uscirà ufficialmente dall’UE il prossimo 31 ottobre. O se, come richiedono l’opposizione e i ribelli conservatori, l’uscita sarà posticipata alla fine del gennaio 2020.

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