I nostri parlamentari: assenze, attività e voti ribelli. Di Fabio Chiusi

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I nostri parlamentari: assenze, attività e voti ribelli. Di Fabio Chiusi

Quali e quanti dei nostri deputati e senatori passano le loro giornate facendo effettivamente i deputati e i senatori?. OpenParlamento risponde alla nostra domanda.

Il lavoro viene suddiviso in tre sezioni:

1. Le assenze

2. L’indice di attività

3. I voti ribelli

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1. Le assenze

Per quanto riguarda le assenze, calcolate come percentuale di votazioni elettroniche a cui senatori e deputati hanno preso parte in Aula rispetto al totale, i risultati più interessanti sono i seguenti.

Senato

Le prime sei posizioni sono occupate da senatori a vita, tra cui Rita Levi Montalcini e Sergio Pininfarina, che non si sono presentati ad alcuna delle 2286 votazioni elettroniche finora tenutesi durante la Legislatura. Sempre assente anche Oscar Luigi Scalfaro, che però figura “in missione” durante 105 votazioni. Una presenza per Francesco Cossiga; 276 per Giulio Andreotti (assente, dunque, nell’87,84% delle votazioni).

Tolti i senatori a vita, i 50 più assenti sono così ripartiti:

In sostanza, 4 senatori su 5 appartengono all’opposizione, e solamente 7 su 50 alla maggioranza di Governo. L’unico senatore “assenteista” della Lega Nord figura al ventottesimo posto, con un tasso di assenze del 31,67%. Tre appartengono al Gruppo Misto.

Alcuni nomi noti? Emma Bonino, assente al 78,61% delle votazioni; e poi, a seguire, Umberto Veronesi (65,97%), Franco Marini (60,85%), Renato Schifani (57,31%) e Vannino Chiti (56,08%).

Camera

Risultati degni di nota anche alla Camera dei Deputati. Ai primi posti della non proprio ambita classifica figurano, infatti, diversi nomi di spicco della politica italiana. Ad esempio occupa il quinto posto l’avvocato del Premieri Niccolò Ghedini, assente al 73,41% delle 4600 votazioni tenutesi a Montecitorio. Settimo è Massimo D’Alema, con il 68,28% di assenze; decimo il neosegretario del PD Pierluigi Bersani (67,24%), che batte anche in questa gara l’ex rivale Dario Franceschini, sedicesimo con il 58,28% di assenze (a cui vanno però sommate 340 votazioni a cui non ha partecipato perché “in missione”). Al dodicesimo posto si piazza Antonio Di Pietro (66,22%), al diciassettesimo Fassino (55,63%) e al diciannovesimo l’ex presentatore televisivo Luca Barbareschi (53,46%). Paolo Guzzanti, Walter Veltroni (la dirigenza del PD è così al completo), Livia Turco e Giovanna Melandri arricchiscono l’inquietante quadro. Viene da pensare, a essere maliziosi, che molti dei deputati appena citati siano più presenti nei salotti televisivi che nelle aule parlamentari.

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Un altro dato degno di nota riguarda la distribuzione delle assenze. Questa volta PD e PDL piazzano tre deputati a testa nelle prime dieci posizioni (vince, straordinariamente, il Gruppo Misto con quattro). Considerando i primi 50, tuttavia, si nota nuovamente una prevalenza del PD (20 deputati), immediatamente seguito dal PDL (15 deputati). Più staccati il Gruppo Misto (7), l’UDC (5) e l’IDV (3).

Nessun deputato della Lega Nord figura tra i primi 50 più assenti. Per trovare un leghista bisogna scendere fino al cinquantanovesimo posto, occupato da Ettore Pietro Pirovano, con un tasso di assenteismo pari al 34,98% delle votazioni.

2. L’indice di attività

OpenParlamento ci fornisce anche un dato circa l’indice di attività di senatori e deputati. Come riporta il sito, si tratta di “un indice puramente quantitativo che prende in esame il numero e la tipologia di atti prodotti dai parlamentari in modo da poterli confrontare tra di loro”. L’indice assume un valore compreso tra un zero (minimo) e dieci (massimo).

Più nel dettaglio, bisogna precisare che

Senato

I primi dieci posti sono occupati da 4 senatori a testa di PD e IDV. I due rimanenti posti sono assegnati, uno ciascuno, a PDL e UDC-SVP.

Al vertice della classifica è la senatrice del PD Donatella Poretti (indice: 10), che risulta prima firmataria di 56 disegni di legge, 2 mozioni, 16 interrogazioni a risposta orale e ben 146 interrogazioni a risposta scritta. Il confronto con l’attività di chi ne occupa il fondo è impietoso. Prendiamo ad esempio Gaetano Quagliarello, 259° con un indice di 0,88: il senatore del PDL risulta primo firmatario di solamente 2 disegni di legge e 2 interrogazioni a risposta scritta. O ancora si prenda Marco Follini, senatore del PD al 271° posto, primo firmatario unicamente di 2 disegni di legge. Su valori simili si attestano Lamberto Dini, Giuseppe Ciarrapico, l’ex portavoce di Prodi Silvio Emilio Sircana e Francesco Rutelli (230°). Peggio di tutti questi fa Marcello Dell’Utri, 301° su 322 senatori, con un indice pari a 0,22 guadagnato grazie a 1 interrogazione a risposta scritta, unico atto parlamentare di cui risulta primo firmatario.

Per quanto riguarda la distribuzione dell’attività per partito, i primi 50 posti sono così suddivisi:

Tra di essi, nessun nome ricorrente su quotidiani e telegiornali. Anche in questa classifica, inoltre, non figura alcun senatore della Lega. Tra i quali il più attivo è Sergio Divina, al 61° posto con un indice pari a 3. Degno di nota è anche che ben 45 dei 50 senatori più attivi appartenga all’opposizione.

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Camera

Per quanto riguarda la Camera, i primi quattro posti della classifica dei deputati più attivi sono occupati da parlamentari del PD: Maria Antonietta Farina Coscioni (10), Rita Bernardini (9,77), Elisabetta Zamparutti (9,11), Maurizio Turco (8,49).

La ripartizione per partito dei primi 50 evidenzia una maggiore attività dei parlamentari del PDL (15) e della Lega (6) rispetto al Senato. Primeggia tuttavia ancora l’opposizione, con 21 deputati del PD, 4 dell’IDV e 4 dell’UDC. Da segnalare una netta differenziazione nell’attività nell’IDV, molto più marcata al Senato che alla Camera.

Diversamente che al Senato, ai primi posti figurano alcuni nomi di spicco. Antonio Di Pietro, ad esempio, è 17° (indice: 5,45), essendo primo firmatario, tra gli altri, di 36 disegni di legge, 9 mozioni, 15 interpellanze e 47 interrogazioni a risposta scritta. E questo nonostante il già menzionato tasso di assenze pari al 66,22% delle votazioni. Livia Turco è 25° (5,09), mentre al 34° posto si trova la discussa parlamentare del PD Paola Binetti (4,54), di cui da molte parti si è chiesto l’allontanamento dal partito a causa delle posizioni tenute in tema di laicità dello Stato.

E la coda?  Tolti ministri e capigruppo, non significativi data la metodologia di costruzione dell’indice, restano Matteo Colaninno e Maurizio Lupi (0,94), Furio Colombo (0,97, forse troppo impegnato dall’attività giornalistica sul Fatto Quotidiano), Luca Barbareschi (1,04), Marco Minniti (1,12) e Bruno Tabacci (1,17), tutti oltre il 400° posto su 630 disponibili.

3. I voti ribelli

Un ultimo interessante dato riguarda i voti ribelli. Ribelle, si apprende su OpenParlamento, viene considerato chi “esprime un voto diverso da quello del gruppo parlamentare a cui appartiene”. Un indicatore “puramente quantitativo”, dunque, che indica “il grado di ribellione alla “disciplina” del gruppo”.

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Senato

Alle recenti primarie del PD si è parlato di un partito “in cerca di identità”. E se ne è parlato a ragione. A Palazzo Madama, infatti, tra i 100 senatori maggiormente ribelli ben 79 sono del Partito Democratico. Tra i più agguerriti spicca Donatella Poretti, già menzionata in quanto senatrice maggiormente attiva: buona parte della propria attività (ben 121 voti) è tuttavia condotta in senso difforme rispetto alle indicazioni del partito. Altre figure di rilievo sono Gerardo D’Ambrosio (106 voti contrari alla linea del partito), Felice Casson (86 voti), Marco Follini (66, evidentemente convinto della sua appartenenza al PD, ma non troppo), Silvio Sircana (65 voti) e il candidato outsider alla segreteria nazionale Ignazio Marino, che ha votato “da ribelle” ben 56 volte: non sorprende, dunque, che non sia stato eletto.

Tutti gli altri partiti manifestano una coesione ben superiore. Tra i primi 100 figurano infatti solamente 9 ribelli del PDL, 7 dell’UDC e 5 dell’IDV. Ancora una volta è degno di nota il dato della Lega Nord: nessun ribelle. Chi ha manifestato con i propri voti un maggiore dissenso è Rossana Lidia Boldi, e lo ha fatto solamente 19 volte.

Camera

A Montecitorio il dato non è sostanzialmente diverso da quello di Palazzo Madama. Il PD continua a contare il maggior numero di voti ribelli, occupando i primi cinque posti in classifica, 14 dei primi 20 posti, e 63 dei primi 100 posti. Alcuni dati degni di particolare attenzione:

1. il maggior ribelle del PD alla Camera è l’editorialista del Fatto Quotidiano Furio Colombo, che conta ben 418 voti contrari alle indicazioni del partito.

2. Paola Binetti, di cui tanto si è discusso proprio in tema di “voti ribelli”, al punto di spingere i vertici del PD a chiedersi se fosse opportuno mantenerla o meno tra i ranghi dei propri parlamentari, ha votato in modo difforme solamente 89 volte; ben 51 colleghi di partito hanno fatto peggio di lei. In generale, si trova all’85° posto.

3. Alla luce di quanto appena detto, come mai non c’è alcun “caso Colombo”, mentre invece del “caso Binetti” si è sentito parlare a più riprese negli ultimi due anni?

Per quanto riguarda gli altri partiti si registra una maggiore indiciplina dell’UDC (16 ribelli nei primi 100), mentre “nella norma” sono i risultati di PDL (13 su 100) e Idv (7 su 100).

La Lega si conferma ancora una volta il partito più coeso in quanto a votazioni, non presentando nemmeno un ribelle nelle prime 100 posizioni.

Conclusioni

Dai dati diffusi da OpenParlamento quali conclusioni si possono trarre circa i nostri parlamentari?

1. La Lega Nord è il partito più presente e coeso. Tuttavia, non è tra i più attivi sul fronte delle proposte in termini di disegni di legge, mozioni e interrogazioni orali e scritte. Fronte su cui invece prevalgono le attività di PD e IDV.

2. Tra i più presenti e  attivi nei due rami del Parlamento non figurano i nomi dei politici più noti, che si distinguono anzi per alti tassi di assenteismo e bassa attività parlamentare.

3. Il Partito Democratico conta un preoccupante numero di “voti ribelli” e dunque risulta non solo nelle dichiarazioni (contrastanti) della propria dirigenza, ma anche nei fatti dell’attività parlamentare, un partito senza una identità precisa.

Per rispondere in modo più preciso alla nostra domanda iniziale (“quali e quanti dei nostri deputati e senatori passano le loro giornate facendo effettivamente i deputati e i senatori”), tuttavia, è necessaria una analisi statistica, che mi accingo a intraprendere.

Ai prossimi giorni i risultati.

di Fabio Chiusi, autore del blog ilNichilista