Differenza quadro e impiegato: cosa significa e come non sbagliarsi

Impiegato e quadro: di che figure si tratta e quali sono i compiti che svolgono. Le fonti di riferimento e cosa distingue un impiegato da un quadro

Differenza quadro e impiegato: cosa significa e come non sbagliarsi

In ogni azienda, piccola o grande che sia, il rapporto di lavoro tra dipendente e datore di lavoro ha il suo inizio al momento dell’assunzione, in cui al neo-assunto viene assegnato un certo ruolo nell’organizzazione aziendale, che ricomprende una peculiare categoria, qualifica, e mansioni. Da tale inquadramento, derivano un complesso di conseguenze sia economiche, sia normative. Ma qual è l’esatta differenza tra impiegato e quadro? Facciamo chiarezza.

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Impiegato e quadro: il contesto di riferimento

In effetti, ogni azienda o ente è costituito da un personale ramificato in modo più o meno consistente, in base a quelle che sono le dimensioni della struttura. La retribuzione è variabile a seconda delle mansioni effettivamente date al lavoratore subordinato. Una regola fondamentale è che maggiori sono le difficoltà, le responsabilità, le competenze e la specializzazione richieste, più alti sono gli stipendi. D’altra parte, nel definire e classificare ogni figura professionale utilizzata in azienda, rilevano anzitutto i CCNL, i quali peraltro disciplinano i livelli retributivi; in seconda battuta, rileveranno anche – ovviamente – i contratti individuali di lavoro.

In estrema sintesi, la legge vigente ripartisce e suddivide il personale aziendale, su tre distinti livelli, che fungono come una sorta di contenitore:

In relazione a tale distinzione, rileva soprattutto l’art, 2095, primo comma, del Codice Civile, che dispone: “I prestatori di lavoro subordinato si distinguono in dirigenti, quadri, impiegati e operai” (appunto le “categorie legali”, denominate così perché è la legge stessa a prevederle). Questa regola funge da vero e proprio principio generale in materia di diritto del lavoro e la classificazione del personale è essenziale per regolare altri aspetti dell’organizzazione del personale, tra essi:

A questo punto però è legittimo domandarsi che cos’è che di fatto distingue in modo incontrovertibile un impiegato da un quadro? Ecco la risposta.

La differenza tra le due categorie: le distinte mansioni

Prima di fare luce sull’esatta distinzione tra impiegato e quadro, vediamo sinteticamente che cos’è un impiegato e che cos’è un quadro. Il primo è fondamentalmente un lavoratore subordinato che esegue la sua attività professionale alle dipendenze di un datore di lavoro (privato o pubblico), con attività prevalentemente di lavoro intellettuale – ma senza svolgere anche prestazioni di mera manodopera – in un ufficio. Inoltre, si usa distinguere tra impiegati d’ordine – la cui attività intellettuale è di semplice applicazione di direttive superiori – e impiegati di concetto – i quali hanno una relativa capacità di iniziativa e di creazione di contenuti originali.

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Invece, secondo la legge n. 190 del 1985, sono quadri quei lavoratori subordinati che, pur non essendo formalmente dirigenti, esercitano rilevanti funzioni e compiti in modo continuativo, finalizzate al raggiungimento degli obiettivi dell’impresa. Insomma, i quadri si occupano della gestione quotidiana di un ufficio o di un reparto, in posizione comunque subordinata rispetto al dirigente o alla proprietà.

Per capire se un dipendente è concretamente inquadrato come quadro occorre fare riferimento ai requisiti di appartenenza, stabiliti dalla contrattazione collettiva nazionale o aziendale in rapporto a ciascun ramo di produzione e alla specifica struttura organizzativa dell’azienda. Tuttavia, salvo eccezioni, per i quadri valgono comunque le norme inerenti la categoria degli impiegati.

Dopo queste necessarie premesse, possiamo chiarire la differenza tra quadro ed impiegato, peraltro già affrontata più volte dalla giurisprudenza. Due sono i fattori che distinguono tra loro queste due figure:

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