Il Terzo Polo ancora non è nato

terzo polo

Un anno fa, al suo debutto in elezioni amministrative, il Terzo Polo si trovò schiacciato da entrambi i lati, uscendo con le ossa rotte in molti comuni (Torino, Milano e Napoli su tutti).
Il contesto politico, in meno di 12 mesi, è totalmente cambiato. Uscito di scena Berlusconi, la battaglia per l’elettorato moderato pareva indirizzarsi in favore del Terzo Polo, formazione che fin dal primo istante ha avallato qualsiasi decisione venisse presa dall’esecutivo tecnico guidato da Mario Monti.
Insomma, il Terzo Polo non ha intercettato quel “vuoto tra i moderati” – per citare l’articolo di oggi del Sole 24Ore di D’Alimonte – in queste elezioni. Anzi, nei comuni maggiori si è verificato lo scioglimento dell’asse, sancendo sempre più il distacco tra gli accordi nazionali e le bagarre locali.
Ad esclusione di Genova, dove Enrico Musso “vince” di un’incollatura la volata per il secondo posto (che significa ballottaggio con il favorito Marco Doria), e di Taranto, dove però Udc ed Api sono entrati nella larghissima alleanza di centrosinistra che ha sostenuto Ippazio e l’ha portato quasi alla vittoria immediata, nel resto d’Italia è notte fonda.
A Verona, unica roccaforte leghista a resistere, Udc e Fli correvano con il Pdl. Risultato? Un misero 8,8% per il candidato sindaco Luigi Castelletti, con le l’Udc ferma al 3,3% (1 seggio in consiglio) e Fli addirittura relegata allo 0,38%. A Como TP con due candidati: il candidato dell’Udc – D’Ambrosio – si classifica ottavo con il 2,6% e quello di Fli undicesimo con il risultato che somiglia ad un prefisso siciliano (e superato anche dall’ex calciatore Pietro Wiercowood).


Scendendo verso sud la situazione migliora leggermente. A Parma l’Udc con Ubaldi arriva terzo e dietro al grillino Pizzarotti (16,3% vs 19,4%), ma la situazione parmense è un caso particolare, dove l’amministrazione uscente era stata commissariata per guai giudiziari della giunta Vignali. Situazione simile a Lucca, dove il “redivivo” Fazzi (già sindaco di centrodestra) sconfigge nel “derby” per la seconda posizione il plurisindaco trentennale Favilla, che correva con la sola bandiera del Pdl. 400 voti, circa un punto percentuale, la differenza che permetterà a Fazzi di andare al turno successivo con Tambellini, che poteva contare sull’alleanza “di Vasto” con l’aggiunta di Rifondazione e della lista civica personale (che gli ha fruttato un non eccelso 46%).
A L’Aquila situazione ancor più frammentata, con i tre partiti che hanno appoggiato tre candidati differenti. L’Api di Rutelli con l’uscente Massimo Cialente (primo con il 40% delle preferenze) con un ottimo risultato di lista (più del 5,5%), l’Udc con Giorgio de Matteis (29,7% il candidato, l’8,2% la lista) e Fli con il “suo” Enrico Verini, fermo al 2,6% (lista 3,7%). Concludiamo l’escursus con Palermo, un tempo roccaforte bianchissima, e dove ora i due esponenti terzopolisti – Aricò e Costa (appoggiato anche dal Pdl) – superano assieme appena il 21%, ben distanti da Orlando, che ha avuto più del doppio delle preferenze.

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Il Terzo Polo non è un progetto politico affine alle amministrative, questo ormai è chiaro. Premettendo che si tratta di consultazioni che con le elezioni politiche hanno poco a che fare, è però innegabile che ci si potesse aspettare di più, soprattutto dopo 7 mesi di “montismo”. Cesa, segretario Udc, non a caso parla di risultati negativi perché viene pagato l’appoggio a Monti e – soprattutto – perché è difficile replicare l’assetto sul territorio.
Leggendo attentamente tra le righe, si può intuire che Udc-Fli ed Api stiano aspettando un Godot in grado di “muovere le folle”. Un Godot, in grado di guidare il nascituro “Polo della Nazione” che gli identikit dei “beneinformati” avvicinano alle figure dello stesso Mario Monti, a Luca Cordero di Montezemolo e – perché no – all’ex Margherita e sindaco di Firenze, Matteo Renzi.