Analisi elettorale: Il Movimento 5 Stelle letto attraverso il voto di preferenza

movimento 5 stelle

Il successo elettorale del Movimento 5 Stelle, nell’ultima tornata elettorale impone una seria riflessione da parte degli osservatori e da parte degli addetti ai lavori. E’ infatti evidente che tutti i partiti, dopo queste elezioni, dovranno confrontarsi con il voto amministrativo del 6 e 7 Maggio.

Tuttavia anche per chi svolge analisi sui dati risulta indispensabile considerare il Movimento 5 Stelle con occhio attento partendo dall’analisi di variabili e dati, come avviene per gli altri partiti.

A tale proposito analizzeremo un aspetto caratteristico del Movimento 5 Stelle ossia il comportamento preferenziale. Prima però è d’obbligo dire una cosa che riguarda il voto disgiunto e che quindi fa parte anche del ragionamento sul voto di lista.

Il partito di Grillo, in queste tornate, si è dimostrato come la forza con la minor presenza di voto disgiunto in assoluto, in parole povere i candidati sindaci non hanno svolto un effetto traino rispetto alla lista né la lista ha ottenuto più consensi del candidato sindaco. In generale questo comportamento è di per sé molto strano; in queste elezioni poi è ancora più strano visto che da Nord a Sud il voto disgiunto sembra gradito agli elettori e Tosi e Orlando stanno lì a dimostrarlo.

Città/Candidati Voto sindaco Lista 5 Stelle
Genova Putti 13,86 14,08
Palermo Nuti 5 4,25
Parma Pinzarotti 19,47 19,89
Verona Benciolini 9,3 9,5

Tale caratteristica mette in evidenza, a nostro avviso, uno dei ruoli fondamentali del brand Beppe Grillo ossia la capacità di strutturare una proposta partitica che non mette in evidenza discontinuità tra lista e candidato sindaco il quale quindi non fa da traino ma semplicemente raccoglie gli stessi voti della lista. L’unico vero candidato (ombra), dappertutto è Grillo che traina i sindaci e le liste allo stesso modo.

Nonostante questo però occorrono ulteriori indizi. Infatti se la coerenza tra voto di lista e voto al sindaco è senz’altro un aspetto rilevante non è del tutto sufficiente a spiegare il risultato delle liste. Ma quanto ha inciso su questo successo la composizione delle liste del M5S?

Attraverso l’analisi del tasso di preferenza possiamo, in un certo senso, misurare tale eventualità, considerato che un effetto positivo dei candidati sulla lista deve necessariamente prevedere un riscontro personale, in termini di voti, di almeno qualche candidato.

Andando quindi ad analizzare i dati notiamo che i tassi di preferenza nelle città maggiori sono:

Città Tfp/M5S
Genova 3,3%
Palermo 36,8%
Parma 14%
Verona 12%

Le prime due cose che balzano agli occhi sono l’eterogeneità dei dati e in generale il basso livello di preferenzialità (Palermo esclusa).

Appare quindi evidente che non esiste un effetto traino dei candidati sulla lista ma semmai il contrario visto che, candidati con pochissimi voti, si ritroveranno in molti Consigli Comunali a discapito di candidati con molte preferenze presenti in liste che non ottengono seggi o ne ottengono pochissimi (vedi il Pdl a Parma o a Verona).

In definitiva l’utilizzo delle preferenze non appassiona l’elettorato 5 Stelle e gli elettori si comportano rispettando le caratteristiche del territorio per cui a Genova, Parma e Verona si conferma una scarsa predisposizione all’uso di preferenza che caratterizza in realtà le regioni Liguria, E. Romagna e Veneto, come dimostrano i tassi di preferenza (bassi) delle ultime regionali. Mentre in realtà più avvezze al fenomeno preferenziale, come Palermo, la lista 5 Stelle si adegua anche se in questo caso più che una competizione intra-partitica siamo di fronte ad un candidato forte che monopolizza il mercato delle preferenze raccogliendo da solo oltre il 50% delle preferenze complessive della lista.

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In conclusione il Movimento 5 Stelle, attraverso l’analisi del voto disgiunto e del tasso di preferenza ci rivela una realtà molto lineare dove liste, candidati di lista e candidati sindaco traggono benefici dall’appartenenza al partito del comico Genovese in egual misura.

Tuttavia si farebbe un grave errore a credere che il consenso raggiunto dal M5S sia solo frutto della popolarità di Beppe Grillo; certo quello aiuta sopratutto in campagna elettorale ma ad osservare i candidati sindaco ci si rende subito conto che la questione è un po’ più complessa e i successi di Putti a Genova o Pinzarotti a Parma sono da ricercare anche nella biografia di questi personaggi che sono entrambi schierati in movimenti molto attivi che si confrontano da tempo con le dinamiche del consenso e della politica locale.

Sembrerebbe quindi che i successi maggiori ottenuti dal M5S siano frutto del combinato disposto di una precedente attività sul territorio da parte di alcuni candidati, sommata alla popolarità di Beppe Grillo e al “momentum”, cioè all’impulso, all’onda emotiva collettiva, che spinge verso l’alto – in questa particolare fase storica del paese – questo soggetto politico.

E’ comunque chiaro che altri fattori vanno analizzati ma il radicamento territoriale dei grillini probabilmente si fonda su molti aspetti, alcuni dei quali pre-esistenti rispetto alla discesa in campo del comico.