Cassa integrazione coronavirus fino a 2 anni: ecco cosa potrebbe cambiare

Cassa integrazione coronavirus: ecco la proposta di estensione per due anni, avanzata da Confindustria. Come potrebbe funzionare in concreto?

Cassa integrazione coronavirus fino a 2 anni ecco cosa potrebbe cambiare
Cassa integrazione coronavirus fino a 2 anni: ecco cosa potrebbe cambiare

Confindustria, ovvero la più rappresentativa organizzazione di rappresentanza delle imprese produttrici di beni e servizi in Italia, intende partecipare attivamente alla fase di ricostruzione dell’economia italiana, post lockdown. E lo fa con una proposta concreta ed innovativa, vale a dire una sorta di cassa integrazione speciale Covid-19 di durata biennale. Vediamo allora quali sono i dettagli di questa possibile svolta in arrivo, e che certamente potrebbe costituire un salvagente per tantissime aziende e lavoratori, provati dalla crisi sanitaria e dalla chiusura forzata delle attività.

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Cassa integrazione estesa: la proposta

Gli analisti si stanno interrogando su quali saranno in futuro gli effetti concreti, prodotti dal terremoto Covid-19 sull’economia italiana. E se lo domanda anche Confindustria che certamente mette in conto i danni da coronavirus al sistema produttivo della penisola, che vanno ben oltre i 3 mesi di lockdown. Allo stesso tempo, un’altra domanda che ci si pone è la seguente: quali strumenti istituire o rafforzare per cercare di uscire più velocemente da queste sabbie mobili?

Ebbene, un’idea l’ha lanciata, proprio in questi giorni, Maurizio Stirpe, ovvero il vicepresidente di Confindustria: introdurre una specifica cassa integrazione Covid, di durata biennale e che dunque entri in vigore proprio dopo la fine del blocco dei licenziamenti, prevista per metà agosto 2020. Tale proposta sembra raccogliere già diversi consensi tra le formazioni politiche e le parti sociali, e non è affatto detto che nei prossimi tempi non segua una formale proposta normativa in merito, in un disegno di riforma complessiva del sistema degli ammortizzatori sociali, di cui è auspicabile che il Parlamento si occupi nel prossimo biennio.  

L’idea lanciata da Confindustria appare una diretta conseguenza del fatto che le imprese italiane, per ritornare ai livelli di fatturato e di utili, anteriori all’epidemia da coronavirus, dovranno avere maggior tempo di quello previsto dal vigente impianto di ammortizzatori sociali. Sono già intervenuti, in via emergenziale, il decreto Cura Italia e di seguito anche il dl rilancio di maggio, a dare tutela contro i licenziamenti per giustificato motivo oggettivo, disponendone il blocco. Ma evidentemente ciò non basta.

Come potrebbe funzionare? Le parole dell’esponente Confindustria

Significative le parole usate dal vicepresidente di Confindustria, Maurizio Stirpe, il quale ha dichiarato che due anni sono “un periodo di tempo realistico per consentire alle imprese di recuperare la crisi e riassorbire i lavoratori“. Una risposta viene data anche a chi, alla scadenza dei due anni di cassa integrazione non fosse fuori dal rischio disoccupazione: “Per chi non sarà riassunto si aprirà il percorso degli ammortizzatori sociali“, ma come detto, auspicabilmente riformato, snellito e sburocratizzato da Camera e Senato nei prossimi anni.

Per quanto attiene al periodo di cassa integrazione di due anni, nell’art. 88 del decreto Rilancio troviamo la previsione di corsi di formazione per i lavoratori destinatari dell’ammortizzatore sociale in oggetto. Tali corsi saranno finanziati da un apposito Fondo denominato “Fondo Nuove Competenze”, costituito presso l’Agenzia Nazionale delle Politiche Attive del Lavoro (ANPAL).

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Concludendo, verso la linea di rivalutare la cassa integrazione e di riformarla insieme all’intero settore degli ammortizzatori sociali, sembra propendere con decisione il Governo, che ipotizza concretamente l’estensione della cassa integrazione coronavirus, anche oltre il primo settembre; a tale estensione si vorrebbe di seguito aggiungere una riforma che distingua vari tipi di crisi aziendali, a seconda delle varie fattispecie. Non resta quindi che attendere le prossime fasi di questo dialogo tra Confindustria, Governo, formazioni politiche e parti sociali, per capire quali potranno essere le novità concrete, in materia di cassa integrazione e non solo.

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