Il Presidente degli Stati Uniti e l’importanza delle nomine dei giudici federali – le Corti Distrettuali

Il sistema giudiziario degli USA si basa su un ordinamento giuridico di tipo Common Law. È il presidente degli Stati Uniti a nominare i giudici federali.

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Il Presidente degli Stati Uniti e l’importanza delle nomine dei giudici federali – le Corti Distrettuali

Articolo di Luca Maragna de L’Osservatore Repubblicano

Aggiornato il 30 giugno 2020

Il sistema giudiziario degli Stati Uniti D’America si basa su un ordinamento giuridico di tipo Common Law, di origine britannica, in cui la decisione nelle controversie giudiziarie si basa principalmente sui precedenti della giurisprudenza, piuttosto che sulle leggi e i codici, come nei sistemi di Civil Law, che derivano dal diritto romano.

Com’è strutturato il sistema giudiziario federale statunitense

Il sistema giudiziario federale statunitense è strutturato su tre gradi di giudizio ed è competente per le cause/controversie che riguardano persone appartenenti a Stati diversi e su materie e questioni federali.

1. Corti distrettuali – 94 distretti, di cui 91 corti distrettuali e 3 corti territoriali;

2. Corti d’appello – 11 circuiti di corti d’appello + il circuito federale + il circuito di Washington D.C.;

3. Corte Suprema

Nell’immagine sottostante la competenza territoriale delle Corti distrettuali e di Appello degli Stati Uniti d’America e di seguito l’elenco delle Corti.

Fonte: Osservatore Repubblicano

1° Circuito (sede, Boston)

2° Circuito (sede, New York City)

3° Circuito (sede, Filadelfia)

4° Circuito (sede, Richmond)

5° Circuito (sede, New Orleans)

6° Circuito (sede, Cincinnati)

7° Circuito (sede, Chicago)

8° Circuito (sede, St. Louis)

9° Circuito (sede, San Francisco)

10° Circuito (sede, Denver)

11° Circuito (sede, Atlanta)

Circuito del Distretto di Columbia (sede, Washington DC)

Circuito Federale

Il sistema giudiziario e le nomine del Presidente degli Stati Uniti

I giudici delle Corti dei diversi gradi di giudizio sono nominati dal Presidente degli Stati Uniti d’America.

Queste nomine devono però essere ratificate dal Senato, affinché siano valide, e sono “a vita” per i giudici della Corte suprema, delle Corti d’Appello e di quelle distrettuali, tranne per i giudici delle corti territoriali, che durano 10 anni.

È giusto ricordare che una posizione all’interno delle Corti di giustizia (sia d’appello che distrettuale) si rende vacante, e quindi il Presidente può effettuare la nomina, quando un giudice muore o si ritira o assume lo status di “senior”, una specie di pre-pensionamento (ma continua comunque a lavorare).

Le nomine di un Presidente riflettono generalmente i valori e i principi a cui si ispira il partito di provenienza dell’inquilino della Casa Bianca e quindi si avranno giudici “conservatori” o “progressisti liberal” a seconda che il presidente sia repubblicano o democratico.

La prevalenza di giudici conservatori o liberal è fondamentale per quanto riguarda le controversie riguardanti:

Quindi, per fare un esempio sull’impatto enorme che le nomine dei giudici possono avere, le Corti distrettuali, d’appello o una Corte Suprema prevalentemente composta da giudici “liberal” sarebbe un ostacolo enorme per un presidente repubblicano, anche se avesse i due rami del Congresso (Camera e Senato) dalla propria parte.

Basterebbe infatti una “ingiunzione nazionale” (una sentenza) di una Corte per bloccare su tutto il territorio nazionale l’implementazione di scelte politiche, come ad esempio è già successo per il Travel Ban, il Muro, i DACA (ovvero i “dreamers”, cioè illegali che sono arrivati da bambini) etc.

Le scelte dell’Amministrazione Trump sono state molte volte bloccate, temporaneamente, da giudici “liberal” che hanno rallentato l’azione esecutiva.

Di fatto, con le “ingiunzioni nazionali“, una persona non eletta può, a sua discrezione, bloccare l’implementazione delle politiche governative che derivano la sua legittimazione dal mandato elettorale degli elettori, che su quelle politiche si sono espressi. Pertanto, ecco perché le nomine presidenziali dei giudici federali assumo un’importanza enorme.

Un risultato notevole per Trump: una comparativa con i suoi predecessori

Corti d’Appello:

Analizzando le nomine dei giudici delle corti d’appello, il Presidente Donald Trump ha nominato e confermato, grazie alla maggioranza repubblicana al Senato, 53 giudici, riempendo tutte le posizioni vacanti all’interno delle 13 Corti. Un risultato notevole, considerato che sono passati solo 3 anni e mezzo dall’inizio del mandato. Il presidente George W. Bush, in otto anni di mandato (dal 20 gennaio 2001 al 20 gennaio 2009), ha nominato 61 giudici ed il presidente Barack Obama, sempre in otto anni (dal 20 gennaio 2009 al 20 gennaio 2017) ha nominato 55 giudici.

Per un’analisi dettagliata delle corti d’appello leggere l’articolo dell’Osservatore sulle Corti d’Appello al seguente link

Corti Distrettuali:

Per quanto riguarda le Corti Distrettuali, l’analisi ha evidenziato che il Presidente Trump in 3 anni e 5 mesi, ha nominato e confermato dal Senato, 144 giudici nelle corti distrettuali e 1 in una corte territoriale.

Un risultato anche in questo caso notevole in quanto, Il presidente George W. Bush, in otto anni di mandato (dal 20 gennaio 2001 al 20 gennaio 2009), ha nominato 149 giudici ed il presidente Barack Obama, sempre in otto anni (dal 20 gennaio 2009 al 20 gennaio 2017) ha nominato 269 giudici.

Di seguito, la tabella con la composizione delle Corti Distrettuali alla data di fine giugno 2020 e la distinzione tra giudici conservatori e liberal all’interno di ogni corte (Blu = maggioranza progressista-liberal, Rossa = maggioranza conservatrice, Bianca: nessuna maggioranza/parità):

Fonte: Osservatore Repubblicano
Fonte: Osservatore Repubblicano

La pianta organica nei 94 distretti giudiziari comprende 684 posizioni di giudici di cui:

Alla data del 30/06/2020 le posizioni scoperte nei 94 distretti giudiziari erano 71. Il Presidente Donald J. Trump ha nominato e ratificato dal Senato 144 giudici Art. III e 1 giudice Art. IV.

Su 613 giudici attualmente operanti vi sono 320 giudici nominati dai democratici e 293 dai repubblicani.

Su 94 distretti giudiziari, 37 hanno la maggioranza di giudici conservatori, 41 la maggioranza di giudici liberal-progressisti e 16 sono senza nessuna maggioranza (parità di giudici conservatori e liberal).

Ovviamente, bisogna prendere in considerazione anche i giudici con lo status di “senior”, che lavorano ancora, e che quindi giudicano:

I giudici Senior sono 264 di cui 179 nominati dai democratici e 284 nominati dai repubblicani e 1 non nominato.

Fonte: Osservatore Repubblicano
Fonte: Osservatore Repubblicano

Si rammenta che la maggior parte delle sentenze delle Corti d’Appello avviene tramite la decisione, generalmente di un comitato di almeno 3 giudici (o più se le regole lo prevedono). La maggior parte dei ricorsi davanti alle corti d’appello e le loro decisioni sono definitive, a meno che non si rinvii la causa al tribunale per ulteriori procedimenti, o che le parti chiedano alla Corte Suprema degli Stati Uniti di rivedere il caso. In alcuni casi la decisione può essere riesaminata da un gruppo più ampio di giudici (di solito tutti) della corte d’appello per il circuito e in questo caso i giudici senior non possono far parte del comitato giudicante tranne se non erano presenti nel comitato di 3 giudici che aveva precedentemente gestito il caso.

Per quanto riguarda invece le sentenze delle Corti Distrettuali, queste avvengono tramite la decisione di un giudice unico, anche se in determinati casi è possibile che l’organo giudicante sia composto da 3 giudici.

Con i giudici aventi lo status di “senior”, i conservatori contando anche i giudici ordinari, complessivamente sono 577 (293 giudici ordinari + 284 giudici senior) e i progressisti sono 499.

La maggioranza di giudici senior conservatori (284) rispetto ai progressisti (179) è dovuta al fatto che si tratta di giudici nominati da Bush padre e figlio e, alcuni, ancora da Reagan e che quindi, questi giudici, hanno raggiunto in questi anni l’età pensionabile, e dunque lo status di “senior”.

Bisogna ricordare che, prima della presidenza di George W. Bush nel 2001, ci sono stati otto anni di presidenza democratica, con Bill Clinton, e dal 2009 altri otto anni di presidenza democratica con Obama. Pertanto era fisiologico, considerata l’età anagrafica dei giudici, che, in questi anni, i giudici nominati dai presidenti repubblicani (i due Bush e Reagan) raggiungessero i requisiti del pre-pensionamento (status “senior”), liberando dei posti che venivano coperti dalle nomine effettuate da Obama.

In conclusione, se non ci fosse stata l’elezione di Donald Trump, le corti distrettuali sarebbero diventate decisamente liberal.

Infatti, ipotizzando una vittoria democratica nel 2016, ed una maggioranza al Senato “democratica”, la composizione delle Corti distrettuali, con le 145 nomine come ha effettuato Trump, sarebbe stata la seguente:

Su 94 distretti giudiziari, 79 avrebbero avuto una maggioranza progressista-liberal (invece dei 41 attuali), 10 invece una maggioranza conservatrice (contro i 37 attuali) e 5 senza nessuna maggioranza (a fronte dei 16). Inoltre dal punto di vista delle Corti d’Appello su 13 solo 1 sarebbe stata a maggioranza conservatrice.

Su 613 giudici, 465 sarebbero stati nominati da democratici contro solo 148 nominati dai repubblicani e comprendendo i Senior si avrebbero avuti 644 giudici progressisti contro 432 giudici conservatori.

Fonte: Osservatore Repubblicano
Fonte: Osservatore Repubblicano

In conclusione, l’elezione di Trump è stata per i democratici, e la loro visione di una società sempre più liberal e progressista, un disastro.

Con le nomine giudiziarie effettuate da Trump e le conferme al Senato a maggioranza repubblicana, guidata da Mitch McConnel, si è garantito, per gli anni a venire, di preservare le idee ed i valori della società conservatrice, mettendola al riparo dagli attacchi dei democratici e della loro volontà di trasformarla in senso sempre più liberal e progressista.

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