Sondaggi elettorali Swg, giù Pd, Azione e +Europa, crescono le forze minori

Sondaggi elettorali Pd

Sondaggi elettorali Swg, giù Pd, Azione e +Europa, crescono le forze minori

I principali partiti si avvicinano tra loro, questa è la prima impressione che si ha guardando gli ultimi sondaggi elettorali di Swg, che ci mostrano come la formazione in testa, il Pd, arretri di sei decimali in una settimane e diminuisca il proprio vantaggio sulla seconda, Fratelli d’Italia, che è tornata al 20% guadagnando uno 0,1%.

Dietro però vi sono solo dei cali, almeno tra i partiti al di sopra della soglia di sbarramento. La Lega passa dal 19% al 18,8%, il Movimento 5 Stelle tocca un nuovo record negativo perdendo altri tre decimali e andando al 13,7%, mentre Forza Italia arretra del 0,4% al 7,4%.

L’arretramento più forte, però, è quello di Azione e +Europa. Da questa settimana dopo avere siglato una federazione, sono sondati insieme, e arrivano al 4,8%, lo 0,9% in meno della somma dei due partiti di 7 giorni fa.

È fisiologico del resto, in politica 2+2 non fa mai 4.

A crescere sono quasi solo le forze minori. Sinistra Italiana aumenta del 0,3% passando dal 2,3% al 2,6%, stessa percentuale raggiunta dai Verdi, che progredisce del 0,2%.

Italia Viva, invece, cresce del 0,3%, arrivando al 2,4%, superando Articolo 1, al 2,3%.

Bene Italexit, all’1,5%, su del 0,4%. Dato degno di nota, l’incremento dell’1,2% degli Altri, ora al 2,3%, e il significativo calo di quanti non si esprimono, che sono il 39%, il 4% in meno di una settimana fa

Sondaggi elettorali Swg, crescono i favorevoli all’euro

I sondaggi elettorali di Swg affrontano come fanno periodicamente il tema della moneta unica, e registrano, in linea con il miglioramento della fiducia nella Ue, un indebolimento della fazione anti-euro.

Solo per il 23% entrare nella moneta unica è stato sbagliato. Per il 19%, percentuale che sale al 60% tra chi vota Pd, è stato giusto, mentre per il 47% è stato giusto ma l’ingresso avrebbe dovuto essere gestito in modo diverso.

Rispetto a sette anni fa, così, diminuiscono del 9%, dal 36% al 27% coloro che vorrebbero che l’Italia abbandonasse l’euro per tornare alla lira, e crescono del 10% quanti sono contrari a tale prospettiva.

Secondo gli stessi sondaggi elettorali per il 61% rimanere nell’euro è un vantaggio per l’Italia. Per il 24% perché una moneta unica è indispensabile per la stabilità, per il 19% perché si tratta di un vantaggio per le esportazioni, e per il 18% perché l’euro ci vincola a rispettare regole di bilancio e non solo.

Solo per il 21% l’euro è un ostacolo alla libertà di manovra di un governo.

Molto più divisi sono gli italiani sulla prospettiva di dare alla Commissione Europea più poteri sulle politiche economiche. Favorevoli, il 40%, e contrario, il 41%, sono sostanzialmente pari. Da notare è che i primi raggiungono il 74% tra gli elettori Pd e i secondo il 73% tra i leghisti

Questi sondaggi elettorali sono stati realizzati tra il 12 e il 14 gennaio con metodo Cati-Cami-Cawi su 800 soggetti. E tra il 12 e il 17 su 1.200 persone nel caso delle intenzioni di voto