Dialoghi impossibili: la costituzione per principianti

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Saliamo a bordo del Freccia Rossa, tanto efficiente quanto costoso. E sempre zeppo di gente. A prezzo pieno e a prenotazione obbligatoria ci sono “solo posti in piedi”, per citare Carlo Verdone. O è lui che cita la realtà dell’ufficio prenotazioni di Trenitalia?
Comunque ci fanno salire sul treno, anche se già stipato di viaggiatori, e finiamo nella carrozza ristorante. Lì, in quattro intorno ad un tavolino, dividendo un espresso inespressivo o un sottovuoto di trenette al pesto , puoi fare incontri ravvicinati del quarto tipo e ascoltare conversazioni più o meno interessanti.

La firma della Costituzione italiana

E allora eccoli, entrambi riconoscibili e famosissimi. Il più giovane, bresciano, ex-fornaio, deejay, scrittore, attore, personaggio televisivo,donnaiolo, giramondo, molto popolare, lo chiameremo F, come frivolo. L’altro, più che vecchio, immortale, il “Divo” della politica italiana, padre costituente, un nome da imperatore reso simpatico da un cognome che è un vezzeggiativo. Per comodità lo chiameremo A, come anziano. Ascoltando il loro dialogo abbiamo capito più cose della realtà che stando a casa a studiare e ad ascoltare la radio.

F. “… Quando domani mattina racconterò questa situazione in radio, non ci crederà nessuno, seduto davanti alla storia della Repubblica italiana!”
A. “La pregherei di non far parola di questo incontro.”
F. “Massì, la capisco. Anche io viaggio molto in treno o sui mezzi pubblici, sono uno normale io, e mi capita di farmi riconoscere dalla gente, persone, soprattutto donne, anche simpatiche, e spesso mi chiedono “Puoi salutami per radio?” Ecchepalle! Certo che non posso, altrimenti la mia trasmissione sarebbe fatta solo di saluti e nomi. Ma lei lo sa chi sono io? Ha letto qualche mio libro? Mi ha mai sentito al mattino? Ora ho anche un programma in Tv. E ha visto qualche film in cui recitavo? Ne ho girati diversi … A proposito, ma il film di Sorrentino l’ha scritto lei? E’ perfetto. La sua vita. Non l’ha visto?”

Il numero Uno c’è sempre stato e sa tutto

A. “Se vuole arrivare vivo alla mia età parli meno, ascolti molto, si segni tutto e risponda a tono. Si scriva chi ha detto cosa, dove, quando e a chi. Per questo, probabilmente so più io di lei che lei di me. E non ho visto nemmeno un suo film e non ho letto nessun suo libro. E aggiungo “Guerre puniche a parte, nella mia vita mi hanno accusato di tutto.” Se lo faccia bastare.’”

F. “Che figo che è lei, è il Numero 1, proprio come quello di Alan Ford. Sa, tirava fuori il libricino nero e trovava info su chiunque. E dopo, la persona che aveva davanti finiva per fare esattamente quello che gli veniva domandato dal Numero 1, comprese cose che non avrebbe mai creduto possibile accettare di fare. Ma non ha una scorta?”

A. “E a me, chi mi ammazza…”
F. “Guardi ho vissuto a Roma, a Parigi, a Barcellona, a Milano, a New York… Se lei fosse un senatore americano … Lei è un senatore, vero?”
A. “A vita.”
F. “Come un ergastolo.”
A. “Il potere logora chi non ce l’ha.”
F. “Grande! Qua è un po’ che non la si vede. Se lei fosse americano, un ex presidente, sarebbe sempre in giro a parlare, a raccontare,  conferenze, convegni… ”
A. “Non mi vedrà lei, ma sto proprio andando a fare un intervento sull’importanza della nostra carta costituzionale. Mi chiamano spesso, ma ormai ho perso il gusto.”

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“Io la Costituzione me la compro “disse quello a sinistra

F. “Perché? Pensa anche lei che sia datata? Che ci son troppi deputati e senatori? Che bisogna tagliare per abbattere i costi? Che la magistratura sia diventata un organo politico e che il Presidente della Repubblica sia troppo invadente e che il Capo del Governo poco incisivo? Guardi che io sono ignorante, nel senso che non ho studiato, sono autodidatta, mi limito a riportare cose che leggo sui giornali o che mi dicono i miei fan.”
A. “La Costituzione non andrebbe toccata, andrebbe spiegata, io c’ero quando l’abbiamo scritta, più di sessant’anni fa. Siam rimasti in tre ancora vivi. Il problema di oggi, come di ieri è sempre lo stesso ‘governare gli italiani non è difficile, è inutile.’”
F. “Allora diamole un’aggiustatina.”
A. “Vale sempre il paragone con i mobili antichi: chi vuole restaurarli si può trovare con un mucchio di polvere in mano.”
F. “Guardi che se non ci riesce lei a farci capire le cose … Voglio dire, ho letto un sacco di libri di filosofia, di storia, letteratura, ascolto un sacco di dischi, anche roba difficile, ho consumato con un sacco di donne eppure non mi sento esperto di niente. Ma l’ho fatto perché questa è la vita: emozione, esperienza e consapevolezza. E queste cose le voglio raccontare e condividere con tutti.”
A. “Ho conosciuto altri come lei, qualcuno addirittura si definiva il re degli ignoranti, siete ottimi prodotti per il mercato attuale. Comunque se non mi interromperà le spiegherò qualcosa sulla Costituzione. e di questo sì, potrà parlare nella sue trasmissioni o libri. Allora, secondo lei, a che serve una Costituzione?

F. “Mah, questo è semplice. E’ una legge, una legge speciale, che vale per tutti.”
A. “Lei parte bene. La Costituzione vale per tutti. Vale per i democratici, per i comunisti, per i monarchici, per i fascisti.”
F. “No, i fascisti no! Non mi piacciono, troppo machismo, troppo culto della personalità, troppa propaganda.”
A. “Non interrompa, la prego. I fascisti non piacciono neanche a me. Ma quello che conta è che la Costituzione deve essere fatta per includere, non per escludere. Ci deve essere spazio per tutti, altrimenti è una cosa monca e prima o poi a qualcuno verrà voglia di cambiarla con la forza.”
F. “Scusi, visto che tutto evolve, che problema c’è a cambiare la Costituzione?”

Il potere ha logorato chi non l’aveva

A. “Certo, la si può cambiare, non sorgono problemi se lei tiene presente questa semplice regola che le ho illustrato, ovvero che la Costituzione non appartiene né ai democristiani, né ai comunisti, né a Berlusconi, né a Bersani, né a Bossi, che sembra impossibile possa stare nella stessa frase anche solo con la parola Costituzione. E non è proprietà neppure mia e neppure sua. Lei pensa che cambiare le regole sia come regolare il motore. Quando tocca la Costituzione, lei sta cambiando la cilindrata del motore, magari pensa che si possano aggiungere due ruote in più.. Quello che lei decide oggi, magari per risolvere un problema, avrà delle conseguenze negli anni a venire. Quando modifica la Costituzione, sta cambiando il futuro.”
F. “Cambiare il futuro, è concetto che mi stimola, ma te lo aspetti da un filosofo visionario, da Terzani. Detta da lei, suona come una roba assurda, poi, pensando che ne ha combinate di tutti i colori…”
A. “La cattiveria dei buoni è pericolosissima. Ma a lei non è mai venuto il dubbio che la Costituzione sia ancora lì nonostante sessant’anni di Andreotti? Durerà altri cinquant’anni. Sarà bello festeggiare insieme il centenario.”
F. “Nell’immaginario collettivo, per chiunque, l’idea è che lei abbia abusato della Costituzione.”
A. “Dice? Il mio partito, come gli altri, si è sempre mosso nell’alveo della carta costituzionale. Abbiamo commesso degli errori. Non abbiamo selezionato bene alcune amicizie. Non abbiamo fermato gli ingordi. Ma a nessuno di noi democristiani è mai venuto in mente di sovvertire le regole. Forse lei era troppo giovane per ricordare che noi abbiamo sconfitto il terrorismo senza il bisogno di leggi eccezionali e non ci è mai venuto in mente di cambiare la legge elettorale quando stavamo per essere spazzati via. Come invece hanno fatto proprio i politici democratici e i casalinghi della libertà.”

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F. “Bella, i casalinghi della libertà … Casalinghi della libertà meno pattine per tutti. Vabbè è una …, mi perdoni, adesso che ci penso non le ho mai sentito dire stronzate.
A. “Essendo noi uomini medi, le vie di mezzo sono, per noi, le più congeniali.”
F. “Lei è veramente fantastico, eppure per noi che siam più giovani la Costituzione sa di antico, di passato. Forse perché lei e quelli come lei, avete impedito ogni cambiamento. Volete proprio farci morire democristiani. Con questa Carta così vecchia.”
A. “Vecchia, vecchia. Ha solo sessant’anni. Pensi, lei che ama tanto il mondo anglosassone: la Magna Charta fondamento degli ordinamenti britannici è del 1215 e la Costituzione americana ha poco più di duecento anni ed è cambiata pochissimo. Scommetto che lei crede che il bicameralismo perfetto sia un male, vero?”
F. “Scusi … parla come mangi, bicameralismo perfetto, che significa esattamente? Vuol dire che le leggi devono rimbalzare fra Camera e Senato finché non sono approvate completamente da ciascuna? Cosa avrebbe di perfetto? Per me impedisce la rapida approvazione delle leggi.”
A. “ Lei vorrebbe approvare rapidamente una legge che impedisca le trasmissioni radiofoniche private?”
F. “No. Ovviamente.”
A. “Avere due camere con gli stessi poteri riduce la possibilità di abusi da parte del governo, perché lo costringe a un doppio negoziato. La stessa proposta di legge resta per più tempo sotto gli occhi dell’opinione pubblica e la costringe a pensare alle scelte che stanno per essere fatte.”
F. “Ciò non ha impedito a Berlusconi di farsi le leggi per sé.”
A. “Consideri solo questo, lei che mi sembra, tutto sommato, una persona di discreta intelligenza. Quante leggi non ha potuto far passare Berlusconi grazie a questa piccola trovata presa sessant’anni fa? E le suggerisco un’altra idea. E’ più facile controllare un Parlamento di mille persone o uno di duecento?”
F. “Me lo dica lei.”

Non è un fotomontaggio: Fabio Volo e Noam Chomsky

A. “Tutti dicono che dobbiamo ridurre il numero dei parlamentari e i costi della politica. Sa perché abbiamo creato un Parlamento così grande? Per dare una voce ad ogni parte della società italiana. Questo è un paese difficile. Pieno di corporazioni, di fazioni, di  gruppi che lottano fra di loro. L’unico modo per farlo stare assieme è includere tutti. Se tutti si sentiranno rappresentati, ci saranno meno possibilità di creare gruppi antisistema, a destra e a sinistra.”
F. “Scusi, ma vi siete ispirati alle riunioni condominiali? Così non si decide mai niente.”
A. “Ma cos’è questa fretta di decidere? Le leggi vanno pensate bene. Altrimenti è meglio non farle.”
F. “Oggi tutto è a tempo, come una trasmissione televisiva: può ripetersi di stagione in stagione, se va bene, ma quando non c’è più niente da dare si deve far spazio al nuovo. Non seguo il calcio, guardo solo la Nazionale, sono uno romantico, ma so che facendo melina non si vincono i mondiali. Rimbalza di qua, rimbalza di là, diventa impossibile fare qualsiasi riforma.”
A. “Allora vuol dire che il paese non vuole le riforme. Berlusconi ha avuto per dieci anni la maggioranza per fare quello che voleva ma cosa ha fatto? Ha fatto quello che volevano gli italiani, cioè nulla.  E’ stata una delusione per me. Speravo tanto nel suo progetto. Oggi tanti vogliono cambiare la Costituzione per dare più poteri al Governo ai danni del Parlamento. Così si creano le condizioni per il governo del più forte o del più ricco.”
F. “Non mi convince però forse ha qualche ragione.”

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A. “Non basta avere ragione: bisogna avere anche qualcuno che te la dia. Sa, lei non ci crederà ma quello che volevamo nel 1948 era creare una Repubblica consensuale, dove il governo governasse ma senza abusare dei suoi poteri, dove l’opposizione avesse sempre uno spazio e dove, nei limiti del possibile, le grandi scelte fossero condivise. I costituenti avevano in mente il fascismo e sapevano quanto è facile manipolare la massa, soprattutto ignorante come quella italica.”
F. “Mi perdoni, tra l’altro mi è veramente simpatico, ma l’idea che in genere abbiamo tutti di lei è quella di qualcuno che trama nell’ombra e allo stesso tempo di un maestro di manipolazioni.”
A. “Giudicherà la storia. Ma io, noi, non abbiamo mai potuto abusare dei poteri che non avevamo. Per governare c’era un Parlamento da convincere e, le assicuro, non era facile. Poi il Presidente della Repubblica che doveva firmare le leggi. Per non parlare della Corte Costituzionale che è sempre stata una spina nel fianco.”
F. “Aspetti aspetti. Il Presidente della Repubblica? Ma non è solo una figura di facciata? A che serve? Non può fare niente. Tutti i presidenti hanno permesso le peggiori leggi, il dilagare della corruzione, gli sprechi.”
A. Lei ha capito cosa ha fatto Napolitano lo scorso novembre per mandare via Berlusconi?”
F. “Mah, non ci ho capito molto. Mi sembra che siano stati i tedeschi a cacciarlo.”
A. “Purtroppo si sbaglia. Vorrei che capisse la gravità del gesto di Napolitano. Berlusconi era il Presidente del consiglio nominato dal Parlamento. Anche se con una maggioranza esigua, spettava al Parlamento rimuoverlo.”
F. “Quindi quando dicono che c’è stato un mezzo golpe è vero? Sa, dici golpe e uno pensa al Cile, all’Argentina. Qui, la gente è scesa in piazza a brindare, che alla fine il vecchio Silvio ti faceva quasi tenerezza. Insomma lei mi sta dicendo che Napolitano l’ha cacciato illegalmente?”

A. “Ma non dica sciocchezze. Napolitano non ha fatto niente di illegale. Ha solo usato i poteri conferitegli dalla Costituzione.”
F. “Non capisco più niente. Quali poteri? Il Presidente li ha o non li ha ‘sti poteri?”
A. “Li ha eccome. Uno in particolare, il più importante, il potere di sciogliere il Parlamento. Le assicuro che i parlamentari non amano le elezioni, tanto meno quelle anticipate.
F. “Sono belli incollati alle loro poltrone.”
A. “Ma non è tutto. Vede, quando la Costituzione dice che il Presidente della Repubblica rappresenta l’unità nazionale sta dicendo qualcosa che anche lei può capire. Anzi, lei deve capirla. Ovvero che sopra l’arena politica c’è qualcuno che guarda oltre.”
F. “Un Presidente tricolore!”
A. “Certo che lei deve essere molto popolare in radio. Quando la Costituzione parla di unità nazionale non sta mica parlando della festa del 25 aprile o del 2 giugno. Si riferisce invece al fatto che al di là delle parti politiche c’è un interesse generale che deve essere perseguito. Come vuole chiamarlo, difesa della patria? L’uguaglianza, la libertà, la prosperità degli italiani? L’indipendenza delle istituzioni? Quando questi valori fondamentali sono minacciati e il governo e il Parlamento non sono più in grado di funzionare, la Costituzione ha previsto l’esistenza di una figura che non fa parte di nessun gruppo politico, può prendere decisioni difficili perché non deve essere rieletto  e la cui autorità risiede solo nel prestigio della carica e nel modo equilibrato in cui egli ha esercitato le sue funzioni. Che sono la stessa cosa.”

Fabio Volo con la toga in una scena del film “Uno su due”

F. “Teoria, Teoria. Concretamente è stata la Merkel, che tanto ci rideva dietro a cacciare Berlusconi, no?”
A. “No. Io amo così tanto la Germania che ne preferivo due. Ma per quanto i tedeschi siano forti ed arroganti, non avrebbero potuto scalfire un Presidente del consiglio come Berlusconi, difeso fino all’ultimo dai suoi. Ma il Presidente della Repubblica poteva farlo, invocando il valore superiore della difesa della Repubblica. Le ricordo che questo è già avvenuto altre volte. Con Scalfaro nel 1992, al tempo di Tangentopoli.”
F. “Scalfaro, pace all’anima sua, che persona noiosa. Pensi ad Obama. A me piacerebbe un Presidente come in America…”
A. “Prima diceva che non ama il culto della personalità, e sono d’accordo con lei. Abbiamo già avuto una volta un duce. Al popolo italiano non va offerta l’irresistibile tentazione di avere un capo forte. Noi abbiamo pensato che per gli italiani fosse più giusto un sistema dove nessuno avesse molto potere. Né il Capo dello Stato, né il Presidente del Consiglio. Sempre a proposito di culto della personalità, se in questi ultimi anni la Costituzione è riuscita a resistere a un personaggio come Berlusconi è per i suoi meccanismi di garanzia: il bicameralismo perfetto, la neutralità del Presidente della Repubblica, la garanzia della Corte Costituzionale, l’indipendenza della magistratura assicurata dal Consiglio Superiore della Magistratura. Abbiamo fatto un bel lavoro, a quei tempi, per assicurare la libertà e la democrazia anche fra cent’anni, anche dopo che gli italiani avranno dimenticato i disastri combinati da Mussolini, cosa che, mi rincresce dirlo, hanno fatto prima del previsto”

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Come dire di No al capocione col fez?

F. “Non so se la memoria storica abbia le gambe corte come le bugie, ma adesso non c’è più nessun pericolo di un ritorno al fascismo. Semmai, il vero pericolo è la corruzione, sono le mafie.”
A. “Lei è malizioso ma un po’ avventato. Corruzione, mafia, non nego che ci siano. Ma non bisogna dimenticare che il fascismo è sempre dietro l’angolo. Si chiama in modo diverso: CasaPound. Black Bloc. I No Global. Gli anarchici rivoluzionari.”
F. “Anche io condanno i gruppi violenti, ma i No Global, sa che anche dei miei amici con la parrocchia erano andati a manifestare? Via, gli anarchici? È gente che dissente, mi sono pure simpatici!”
A. “A me no. Gli estremisti sono il vero pericolo da cui guardarsi.”
F. “Ma se la gente è esasperata e non ne può più di voi, questo non lo può chiamare fascismo.”
A. “Se fossi nato in un campo profughi del Libano, forse sarei diventato anch’io un terrorista. Ma nessuno di voi è nato in un campo profughi.”
F. “Rischiamo di finire tutti sotto i ponti se il governo non decide rapidamente.
A. “Ricordi solo una cosa. L’uomo forte, il grande capo, il governo tecnico, sono tutte scorciatoie per un paese che non vuole crescere. Con la Costituzione del 1948 noi volevamo farlo crescere.”
F. “Sarà, a me, alla gente della mia generazione sembra che siate stati proprio voi con questi meccanismi contorti ad impedire la crescita.”

A. “No, mio caro giovane. Siamo stati tutti noi. Lei, io, questi simpatici viaggiatori, i proprietari di quelle ville abusive che vede lungo la ferrovia. Lo dica ai suoi radioascoltatori che siamo tutti colpevoli.”
F. “Guardi lo dico sempre di smettere di dire gli altri dovrebbero fare questo, gli altri non hanno fatto quello e di iniziare a dire cosa posso fare io. Tendo a pensare che siamo tutti artefici del futuro, del cambiamento, se lo vogliamo. Colpevoli, no, non mi piace. Le cose non vanno? Allora che ognuno faccia quello che pensa sia giusto.”
A. “Ma lasciamo in pace la Costituzione. E’ l’unica cosa che abbia funzionato in questo strano paese.”
F. “E quindi…”
A. “E quindi, caro il mio amico, siamo quasi arrivati in stazione e io devo prepararmi a scendere. Non ho bisogno di aiuto, la ringrazio, ma sono un po’ lento. Sono un po’ meno giovane del 1948.”
F. Sì, ma non mi ha detto nulla del potere giudiziario … di queste toghe politicizzate, aspetti.
A. Non mi son mai sottratto al giudizio. Non posso più aspettare. Quando si è arrivati bisogna scendere. Permesso, grazie e largo ai vecchi.

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11 PILLOLE RI-COSTITUENTI

1. La Costituzione italiana è stata approvata il 22 dicembre 1947 ed è entrata in vigore il primo gennaio 1948.

2. L’Assemblea costituente era composta da 556 membri eletti dal popolo italiano attraverso le prime libere elezioni tenutesi 2 giugno del 1946 contemporaneamente al referendum istituzionale. Le principali forze rappresentate erano la DC, il PSI ed il PCI.

3. L’Assemblea nominò al suo interno una commissione per la Costituzione composta da 75 membri. Solo 3 dei padri costituenti sono ancora vivi, Teresa Mattei, inventrice dell’utilizzo della mimosa per l’8 marzo, Emilio Colombo e Giulio Andreotti entrambi senatori a vita.

4. La Costituzione è composta da 139 articoli divisi in quattro sezioni: Principi fondamentali (articoli 1-12); Parte prima: Diritti e doveri dei cittadini (articoli 13-54); Parte seconda: Ordinamento della Repubblica (articoli 55-139); Disposizioni transitorie e finali (articoli I-XVIII).

5. La Costituzione può essere modificata con una doppia votazione dei due rami del Parlamento  da compiere a distanza di tre mesi. Se si raggiunge la maggioranza dei due terzi, la modifica è immediata esecutiva. Se è approvata a maggioranza assoluta, è possibile chiedere un referendum confermativo (art. 138).

6. I primi dodici articoli fondamentali sono la base della vita sociale e politica della Repubblica. Enunciano i principi di libertà, uguaglianza e solidarietà, il rispetto dei diritti inviolabili dell’uomo, la sovranità popolare, l’indivisibilità della Repubblica, il ripudio della guerra, la separazione tra Stato e chiesa, la libertà religiosa. Data la loro importanza, la Corte Costituzionale li ha dichiarati immodificabili a meno di una completa rottura dell’ordine democratico e legale nel paese.

7. L’articolo 1 recita “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”

8. Fra i diritti fondamentali abbiamo scelto di ricordare quelli sanciti dall’articolo 21: ogni individuo è libero di professare il proprio pensiero, con la parola, con lo scritto e con ogni altro mezzo di comunicazione.

9. Fra i doveri ricordiamo l’articolo 53 che afferma il dovere di tutti i cittadini di concorrere alle spese pubbliche pagando le tasse (comma 1) ed il principio di progressività della tassazione (comma 2).

10. Gli organi che compongono la Repubblica italiana sono: il parlamento composto da Camera dei Deputati e Senato della Repubblica (potere legislativo); il Presidente della Repubblica, garante dell’equilibrio fra i poteri; il governo e il Presidente del Consiglio (esecutivo); la magistratura che detiene il potere giudiziario e si autogestisce con il Consiglio superiore della magistratura; la Corte Costituzionale a tutela della costituzionalità delle leggi.

11. La Repubblica è composta dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato.