11 film sulla crisi

Dalla grande depressione del 1929, al dopoguerra, all’austerity degli anni Settanta alla situazione di oggi il cinema ha spesso ignorato il tema della crisi. Ma noi abbiamo scovato i migliori film sull’argomento.
Furore di John Ford“Furore “di John Ford (“The Grapes of Wrath”, 1940) Tratto dal romanzo di Steinbeck pubblicato solo un anno prima, è una pietra miliare del cinema fordiano, del cinema rooslveltiano, del cinema. Racconta la storia della famiglia Joadd in fuga dall’Oklahoma dove il proprietario li ha scacciati dalla “loro” terra. Ma la California non sarà proprio la terra dei sogni. Ford (con Steinbeck) racconta un’America molto diversa da quella leggendaria del sogno americano, un’America dove milioni di poveri sono esclusi, scacciati, umiliati. Ne esce un film strepitoso, duro come la terra dell’Oklahoma, uno dei film più ‘progressisti’ realizzati a Hollywood grazie al quale l’immenso John Ford vinse l’Oscar per la miglior regia (l’anno prima lo mancò per poco con la nomination per Ombre Rosse).In Italia uscì solo nel 1951 (troppo di sinistra, troppo pessimista) ma con un finale più corto e probabilmente più cupo. L’edizione originale è infatti un po’ più lunga e termina con la frase di mamma Joadd (vincitrice dell’Oscar come attrice non protagonista)“We’re the people that live. They can’t wipe us out; they can’t lick us. We’ll go on forever, Pa, ‘cause we’re the people” probabilmente aggiunta per smorzare il pessimismo e in omaggio al New Deal roosveltiano.

“America 1929 – Sterminateli senza pietà” di Martin Scorsese (“Boxcar Bertha”, 1972) Prima di Mean Streets, di Taxi Driver, L’ultima tentazione di Cristo, Fuori orario etc. etc. fino all’atteso (dalle premesse terribile) Hugo Cabret 3D, insomma prima di diventare il grande maestro, Martin Scorsese fa questo bellissimo film che racconta una storia di emarginati, di sfruttamento padronale, di sindacalismo coraggioso nell’America spietata della grande depressione del 1929. Bertha orfana diciottenne fa amicizia con un sindacalista socialista, con un baro e con un ‘negro’. Mettono assieme una banda romanticamente rivoluzionaria. Un film un po’ anarchico sia nei temi che nella realizzazione, coinvolgente, inaspettato per chi conosce lo Scorsese di oggi. Da vedere.

“Umberto D” di Vittorio De Sica (1952) Quando il neorealismo sembra superato, quando l’Italia ha voglia di voltar pagina ecco che De Sica ci propone questo film amarissimo. Si inizia con un corteo di pensionati che protesta perché dopo aver lavorato tutta la vita vuole una pensione dignitosa. Il protagonista è appunto un pensionato, solo, povero, costretto a mangiare alla mensa dei poveri. Una storia cupa, pessimista, stemperata dalla luce di qualche giovane personaggio come la ragazza Maria, incinta, ma che non sa chi sia il padre. Non piacque alla politica che invitò a boicottarlo e neanche al pubblico che ormai preferiva commedie più divertenti. È oggi un film imprescindibile.

“Los Olvidados – I figli della violenza” di Luis Buñuel (1951) Un film durissimo, spietato che più che parlare di un periodo di crisi ci racconta della periferia misera e violenta di una città messicana. La miseria incattivisce, abbrutisce e mette gli uni contro gli altri. Buñuel fa un film duro che non risparmia lo spettatore e lo colpisce a ripetizione. Gli inserti onirici e surreali impreziosiscono il film come solo Buñuel poteva fare.

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Alberto Sordi è “Un borghese piccolo piccolo”

“Un borghese piccolo piccolo” di Mario Monicelli. Con Alberto Sordi (1977) Un padre servile professa la tranquillità come unica condizione possibile per sé e per la sua famiglia che invece sarà presto annichilita dalla violenza degli anni ’70. I crudeli effetti dei mutamenti sociali, insieme a lungaggini cimiteriali e a un sistema processuale perfettibile, lo trasformeranno in aguzzino.
Dietro la vicenda di un Sordi che non ci siamo abbastanza meritati, Monicelli svela il quadro di un Paese in decadenza continua con sprazzi di cialtroneria grottesca e rassicurante, e la violenza sorda e non sempre gratuita dei piegati. Un film che 35 anni fa avrebbe potuto ispirare qualche attuale regista di culto e che chiude il periodo della Commedia all’italiana. Il libro di Cerami da cui la vicenda prende spunto era stato pubblicato l’anno prima.

“Belle Speranze” di Mike Leigh (1988) (“High Hopes”)  Leigh ci immerge nell’Inghilterra tatcheriana, prototipo della società in cui stato sociale e diritti sindacali sono stati eliminati. Tra yuppies ottusi, sognatori sconfitti e nuovi poveri, Mike Leigh ci fa capire che di speranze ce ne sono davvero poche. Ma lo fa con una commedia acida e divertente che critica esplicitamente il modello tatcheriano di società.

Riff Raff di Ken Loach

”Riff Raff” di Ken Loach (1990) Nell’anno in cui Margareth Tathcher abbandona Downing Street lasciando montagne di macerie sociali, Ken Loach fa il suo primo film di successo sulla classe operaia o meglio sul nuovo sottoproletariato inglese nella triste epoca della Lady di ferro. Non concede niente al politicamente corretto, ma il risultato è una commedia divertente per quanto ci mostri apertamente la condizione terribile della classe operaia britannica. Ken Loach in altre occasioni sarà magari noioso o didascalico, ma questo Riff Raff è divertente, sincero ed illuminante su certe politiche sociali.

“Diario Del Saccheggio – La Memoria del saqueo” di Fernando Solanas (2004) E la crisi arriva in Argentina e con grande anticipo (già nel 2001). Film-documentario di grande impegno sociale, ma con una tesi ideologica da sostenere a tutti i costi: la classe politica argentina è corrotta e collusa con los putos yanquis, ma il popolo è buono! È Solanas, bellezza. Qui puoi vedere la versione integrale del film

Margherita Buy e Antonio Albanese in “Giorni e nuvole”

“Giorni e nuvole” di Silvio Soldini (2007) Una coppia borghese, agiata è costretta a confrontarsi con situazioni dalle quali si riteneva al sicuro: disoccupazione, precarietà, ridimensionamento del tenore di vita e una quantità di tempo ‘vuoto’ a disposizione che costringe (finalmente consente?) a guardare la realtà e sé stessi con uno sguardo differente. Soldini è bravo a raccontare come la perdita del lavoro trascini con sé altre profonde perdite: di tempo, di realizzazione, di prospettive, di prestigio, di identità. Perdite che sono le perdite di tutta la nostra società. Bravi Albanese e Margherita Buy, più controllata del solito.

“Louise Michel” di Benoît Delépine, Gustave de Kervern (2008) E la crisi arriva in Francia: chi te lo fa fare di tenere aperta una fabbrica di vestiti di bassa qualità in Piccardia quando puoi fare i soldi ordinando dei “buy… sell… buy” al cellulare mentre fai jogging sul tapis-roulant di una mega villa nell’isola di Guernsey? Quando però i due killer improvvisati (Louise+Michel, appunto) si trovano di fronte la faccia dello speculatore a metà tra lo stupefatto ed il ghignante che si chiede “Ma perché, esistono ancora fabbriche in Piccardia?”, beh, il colpo di pistola che lo fredda è veramente una liberazione! Film divertente.

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”Wall Street 2 – Il denaro non dorme mai” di Oliver Stone. Con Michael Douglas, Shia LaBeouf, Josh Brolin, Carey Mulligan, Eli Wallach. (2010) E finalmente la crisi arriva a Wall Street, proprio nel momento in cui lo squalo simbolo dello yuppismo di assalto di 25 anni prima (il perfido Gordon Gekko, al secolo Michael Douglas) esce di galera… “Voi siete la generazione dei tre niente: niente lavoro, niente reddito, niente risorse”, dice ai giovani universitari in una kermesse in cui presenta il suo libro. E, alla fine, non cambia niente. Gli squali continuano a comandare, le banche a imbrogliare, i governi a concedergli credito, il popolino a rimetterci. Ah già: la famosa green economy, che dovrebbe cambiare il mondo e salvare l’economia… beh, è solo uno specchietto per gli allocchi. Film non memorabile, però amaro e premonitore.

“Inside Job” un documentario illuminante sulle cause di questa crisi

Bonus Track

“Inside Job” di Charles Ferguson. Con Matt Damon Documentario (2010) Il documentario narrato in originale dalla voce di Matt Damon analizza la crisi finanziaria ed economica che ha colpito gli Stati Uniti a partire dal 2008 ed arrivando alle sue radici che risalgono alla spregiudicata deregulation messa in atto negli anni ottanta da Ronald Reagan. Intervistando professori di economia, guru della finanza, investitori rovinati, Ferguson ci mostra come la finanza si è scientemente organizzata per truffare i piccoli investitori. Un film che fa paura, che vi lascia sbalorditi e pieni di rabbia. Un film illuminante, davvero importante vederlo per capire la situazione attuale. Grafici, indagini, approfondimenti per due ore non facili, ma interessantissime e non schiave di tesi precostituite come nei film di Michael Moore.