Termometro Sportivo: sesta giornata, Zeman sfida la Juve

Termometro Sportivo: sesta giornata, Zeman sfida la Juve

 

Sesta giornata. Si scoprono le carte, dopo che in sei giorni, da sabato a giovedì, tutte le squadre (quasi) hanno già giocato due match di campionato.

L’attesa, naturalmente, è tutta per l’anticipo del sabato sera, quando l’arci-nemico Zeman andrà a far visita alla vecchia signora in uno stadio che, come ha preannunciato Bonucci, sarà una bolgia. Sarà la prima volta di Zeman in casa Juve nella massima competizione dopo sette anni (5-2 subito dal suo Lecce), sarà la prima volta di Juve-Roma senza la sfida “TottiDelPiero”, sarà la prima volta che Zeman si accomoderà in una panchina dello Juventus stadium.

Non sarà, però, la prima volta che questa partita viene anticipata dalle solite polemiche, con Moggi, radiato dal mondo del pallone, che ha affermato che la Roma dovrebbe smetterla di fare la furba, con Vialli, telecronista e ex juventino, che definisce Zeman un “paraculo”, lui che insiste con i “ventidue o ventitre scudetti che la Juve avrebbe meritato” in luogo dei ventotto (o trenta a seconda di chi fa i calcoli) e attacca la federazione per l’allenatore squalificato che allena. E ancora Elkann che ribatte con un “Carrera, in due mesi, ha vinto più di Zeman in tutta la carriera”, la Juve che manda in conferenza stampa pre-partita il preparatore dei portieri “per evitare polemiche” e Zeman che parla di “questione di stile”. Tutto giusto o tutto sbagliato, a seconda della maglia che indossa chi legge o ascolta. Ma Juve-Roma racconta anche di scontri del passato e della rivalità tra le due squadre che è nata prima di Zeman e continuerà dopo di lui. Racconta delle sfide Conti-Platini, iniziate l’anno dello scudetto giallorosso dell’82-83 con una sconfitta romanista. Racconta di Turone e dell’arbitro Bergamo, o di Aldair e del guardalinee Manfredini. Racconta del gesto di Lichtsteiner, giusto un anno fa: “4 e tutti a casa” a Totti, che l’aveva fatto anni prima all’Olimpico. Insomma, troppo per una partita “come le altre, in cui ci sono solo tre punti in palio”.

L’attesa, per fortuna, può essere smorzata con l’anticipo dell’aperitivo, un Parma-Milan che dovrà certificare lo stato di salute dei rossoneri. I precedenti, anche se di poco, dicono che il Milan è in vantaggio e non perde in casa gialloblù da tre anni. Il Parma, però, ricorda molto volentieri la sorprendente sconfitta inflitta ai rossoneri nel 1990-1991, quando il Milan di Baresi, Rijkaard, Gullit e Van Basten venne superato per 2-0 (doppietta di Melli) dal Parma di Osio, Taffarel e Brolin, appena arrivato in massima serie.

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La domenica si parte alle 12.30 con l’anticipo del pranzo tra Udinese e Genoa, ma la partita più interessante del pomeriggio appare un altro classico dei primi anni ’90 tra Sampdoria e Napoli, ultime squadre non strisciate, ad esclusione delle romane, a potersi vantare di aver vinto uno scudetto, nonché uniche squadre, con la Juve, a non aver ancora perso in campionato. Sarà la sfida di Ferrara contro il suo Napoli, squadra dove è cresciuto e che affronta per la seconda volta da allenatore, dopo la sconfitta per 3-2 della sua Juve nel 2009, quando, in vantaggio per 2-0 con Trezeguet e Giovinco, si fece raggiungere e poi superare in poco più di un quarto d’ora da un doppio Hamsik e un gol di Datolo. La Samp non può non ricordare la partita del 1990-1991, quando, con un Vialli in odore di titolo di capocannonieri, vinse per 4-1 ipotecando uno scudetto storico contro la squadra campione d’Italia uscente: il primo per la squadra blucerchiata, il primo per una delle due genovesi dal lontanissimo 1924.

Alle 15.00 si affrontano anche Atalanta-Torino, Bologna-Catania, Cagliari-Pescara, Lazio-Siena e Palermo-Chievo, prima del posticipo delle 20.45 che vede di fronte Inter e Fiorentina. L’Inter non ha ancora vinto in casa, in questa stagione, ma la Fiorentina ha una tradizione negativa a San Siro, dove non vince dallo storico 0-4 del 1999-2000, quando Chiesa e Batistuta asfaltarono l’Inter di Marcello Lippi, costringendola allo spareggio (vinto) contro il Parma per l’ingresso alla Champions dell’anno successivo. Batistuta, quell’anno, era al passo d’addio con la viola, cui ha regalato 168 gol in 269 partite, prima di passare alla Roma scudettata (l’ultima) dell’anno dopo.

di Fabio Maneri