Regionali 2010: l’analisi di Demos & Pi in anteprima per TP

elezioni regionali - Termometro Politico

Pubblichiamo in anteprima l’analisi del gruppo di lavoro Demos & Pi sulle elezioni Regionali 2010

 

È sempre difficile stabilire, in una tornata elettorale regionale, chi ha vinto e chi ha perso, perché vengono accostate competizioni e sistemi elettorali diversi, in cui il sistema maggioritario viene abbinato ad un proporzionale corretto. Da una parte, conta chi prende un voto più degli altri, il candidato eletto. Dall’altra, si contano i voti dei partiti e delle coalizioni, e le variazioni rispetto alle elezioni precedenti. Ci sono competizioni tra le coalizioni, tra i partiti, tra i candidati. Noi ci soffermeremo sul rendimento dei candidati alla presidenza. Cercheremo, cioè, di misurare le performances personali dei candidati governatori, attraverso alcuni indicatori.

Valori percentuali. Le differenze tra la percentuale che raccoglie il presidente e quella ottenuta dalla somma delle liste che lo sostengono è la prima, intuitiva operazione che può fornirci indicazioni in tal senso. Per quanto riguarda il centrodestra, in Lombardia, ad esempio, il governatore uscente Formigoni esprime un saldo percentuale negativo (-2%), così come Zaia in Veneto (-0.5%), Fiammetta Modena, invece, in Umbria, guadagna l’1% sulla sua coalizione. Tra i candidati di centrosinistra, è De Luca a dimostrare la performance migliore (+5%), mentre quella peggiore è proposta da De Filippo, in Basilicata, dove ottiene il 7% meno della coalizione. I candidati del Movimento 5 Stelle ottengono ovunque un risultato migliore rispetto alle proprie liste: il valore aggiunto di Giovanni Favia in Emilia Romagna (+1%) è tra tutti il più significativo.

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Ma per capire meglio le performance dei candidati, e le differenze rispetto alle liste che li sostengono, conviene guardare ai valori assoluti.

Voti validi. In questo caso, tra i candidati di centrodestra spiccano Formigoni (con un contributo netto di oltre 220mila voti), Zaia (+160mila) e Cota (+150mila). Nel centrosinistra, invece, le differenze maggiori, a favore dei candidati, le troviamo in Campania (+190mila per De Luca), Lombardia (+180mila per Penati) e Lazio (dove la Bonino raccoglie 146mila più delle liste che la appoggiano).

Quanto ai candidati dell’Udc, segnaliamo, in positivo, la prestazione dell’ex leader della Cisl Pezzotta in Lombardia (+60mila) e, in negativo, quella di Adriana Poli Bortone in Puglia (che, rispetto alla coalizione, “perde” un migliaio di voti).

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Per tradurre in modo sintetico la capacità dei candidati alla Presidenza di portare un valore aggiunto rispetto alla propria coalizione, abbiamo costruito un “Indice di Leadership”.

L’Indice di Leadership (IL). Questo indice è calcolato sul rapporto tra due diverse misure: da un lato, la differenza tra i voti validi raccolti dal candidato e liste che lo sostengono; dall’altro, la differenza tra i voti raccolti dai candidati e dalle liste presenti in regione. L’IL permette di rilevare le realtà dove il candidato appare più debole (se negativo) o più forte (se positivo) dei partiti che lo sostengono. Permette, inoltre, di stimare quanto – il rapporto fra candidato e partiti – sia equilibrato o squilibrato.

ELEZIONI REGIONALI 28-29 MARZO 2010

In base all’IL, i candidati presidenti del centrodestra che appaiono maggiormente in grado di produrre un valore aggiunto alla loro coalizione sono Scopelliti in Calabria (+0.64) e Zaia in Veneto (+0.56). Mentre, al contrario, in Campania (per Caldoro; -0.17) e in Puglia (dove Palese si ferma a +0.17) il contributo dei partiti appare determinante.

Spostando l’attenzione sul centrosinistra, osserviamo come De Luca, in Campania (+1.17), sia il candidato maggiormente capace di attrarre voti su base personale, nonostante la presenza della Federazione della Sinistra, il cui candidato, Ferrero (-0.02), non riesce a fornire alcun contributo aggiuntivo. Anche Vendola, in Puglia, riesce a intercettare consensi molto al di là del perimetro dei partiti che lo sostengono (+0.83). Per contro, la debolezza di Adriana Poli Bortone (-0.01) suggerisce un voto disgiunto che potrebbe aver favorito il presidente uscente. Il candidato più debole rispetto ai partiti della coalizione appare, invece, De Filippo, in Basilicata, con un IL negativo di -1.10. Anche Agazio Loiero, Presidente uscente della Calabria, presenta un IL particolarmente negativo (-0,45), probabile segno, anche qui, di voto disgiunto a favore di Callipo (+0.81), candidato sostenuto dall’IdV e dalla lista Pannella-Bonino, oltre che dalla civica “Io resto in Calabria con Callipo”.

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2010 e 2005, Piemonte e Campania. Abbiamo, infine, utilizzato l’IL in prospettiva diacronica, per valutare il diverso peso dei candidati di una coalizione in elezioni successive. Ci siamo concentrati su due regioni particolarmente importanti, il cui “colore” politico è cambiato: il Piemonte e la Campania.

FOCUS: PIEMONTE E CAMPANIA

Per quanto riguarda il Piemonte, possiamo notare come la candidatura di Roberto Cota abbia prodotto un valore aggiunto rispetto a quella di Ghigo cinque anni prima. Nel 2005, Ghigo, Presidente uscente, ottiene un discreto risultato personale (IL: +0.38) ma comunque inferiore a quello di Cota alle recenti elezioni: +0.49. L’appeal della candidatura di Mercedes Bresso, invece, appare indebolito rispetto a cinque anni prima, anche se non di molto. Il suo IL, che nel 2005 era di +0.56, quest’anno scende a +0.43. Uno scivolamento limitato, ma determinante, visto lo strettissimo margine con cui prevale il candidato leghista. Fra l’altro, è significativo come Bresso, cinque anni fa, avesse ottenuto gli indici migliori nelle province dove questa volta ha prevalso Cota: Cuneo e Novara, in particolare. In un esito determinato da una differenza di poche migliaia di voti, come abbiamo già detto, la perdita di attrazione “personale” della Presidente appare senz’altro decisiva.

La situazione campana è, invece, più complessa. Nel 2005, Antonio Bassolino vinceva le elezioni regionali con un risultato quasi plebiscitario contro Italo Bocchino, staccando l’avversario di oltre ventisette punti percentuali e di quasi novecento mila voti. Il grande risultato elettorale di del candidato di centrosinistra si spiega sia con l’ampiezza della coalizione che lo sosteneva, ma anche con un ottimo risultato personale, evidenziato dal suo IL (+0.36). Nonostante la pesante sconfitta, però, anche lo sfidante mostrava un IL molto positivo (+0.46); ovviamente insufficiente, vista la debolezza del centrodestra quell’anno. Nel 2010, invece, la candidatura di De Luca appare trainante, visto che il suo IL risulta +1.17. Il candidato vincente del centrodestra, Caldoro, d’altro canto, appare “trainato” dai partiti che lo sostengono, come mostra il suo indice negativo (-0.17). Il che sottolinea come la forza personale dei candidati presidenti alle elezioni regionali, in alcuni casi, non sia sufficiente a condurre la coalizione alla vittoria. Anzi, al contrario: rifletta proprio la debolezza dei partiti che lo sostengono.

Forza dei presidenti, forza dei partiti. In conclusione, questa analisi mostra come il contributo dei candidati raramente, nel voto regionale del 2010, abbia assunto un peso rilevante rispetto ai partiti che li sostenevano. Con alcune, importanti, eccezioni: Vendola, in Puglia; De Luca, in Campania; Scopelliti, in Calabria; Zaia, in Veneto. Alcuni di questi hanno vinto; altri, invece, no. Possiamo quindi sottolineare come candidati forti possano aumentare in modo significativo la capacità competitiva delle coalizioni, ma non al punto da trascinarle da soli. Come invece avviene nei comuni, per i sindaci. A livello regionale, dunque, il ruolo dei partiti resta ancora decisivo. Anche se i candidati sono importanti, e possono fare la differenza, soprattutto dove, come in Puglia e Piemonte, la competizione è incerta ed equilibrata.

Riccardo Benetti, Giovanni Diamanti, Natascia Porcellato (gruppo di lavoro Demos & Pi)