L’ennesimo ritorno della Democrazia Cristiana

E’ ritornata. Ma la notizia non è il suo ritorno. Ma la sua ennesima reincarnazione.

Stiamo parlando della Balena Bianca, alias Democrazia Cristiana.

Un gruppo di fedeli adepti si è riunito a Roma rivendicando, per la millesima volta, l’illegittimità degli atti di scioglimento che portarono alla morte del partito principe della Prima Repubblica italiana.

 

Una disputa legale e dai connotati pseudo – burocratici che però stavolta si arricchisce di un alveo morale. Una patina di moralità che contestualizza il pensiero e l’azione politica di chi rimpiange lo Scudo Crociato di De Gasperi, Moro e Fanfani.

E dunque se per anni i “legittimisti della Dc”, e la casistica è quanto mai numerosa, contestavano all’ultimo segretario nazionale del partito Mino Martinazzoli di aver sciolto il partito senza convocare il congresso ma limitandosi ad un triste placet da parte del consiglio nazionale, adesso la nuova Dc è di nuovo in campo ma rivendica anche un ruolo di primogenitura morale in questa delicata fase per la politica italiana.

E quindi se è vero che la classe politica ha fallito e ciò ha portato alla nascita del governo dei tecnici, ecco rispuntare i vari Darida, Lega e Prandini che rivendicano un ruolo morale e politico superiore ai vari padrini di Fiorito e company.

Una benedizione, quella della Nuova Dc, capitanata questa volta da tal Fontana, che del resto nasce anche da un benedizione politica avuta da alcuni leoni ruggenti degli anni passati. In primis Ciriaco De Mita, che a quanto pare non rinuncia alla sua voglia di totale autonomia nonostante lo scranno ottenuto per l’Udc al Parlamento Europeo, e Clemente Mastella che sembra voler cercare perennemente sbocchi per il suo Udeur (“Udeur Verrà”, del resto declama un suo indimenticabile inno sparato a mille nelle kermesse nazionali di Telese). A partire dalle comunali di Napoli dello scorso anno e dopo una stagione, dal 2008 al 2009, in cui era rimasto mestamente senza seggio.

Lunga però è la vicenda legata ai tentativi di rifondare una parvenza di Democrazia Cristiana.

Il primo fu il mitologico Angelo Sandri, un friuliano che sostenne, e in una fase anche convincendo qualche sodale, di aver vinto la difficilissima battaglia legale sullo Scudo Crociato.

La Dc dunque non era in realtà mai morta, lo Scudo Libertas era di proprietà di Sandri e solo questo avrebbe portato ad un futuro roseo per tutti quanti (gente ipotizzava sogni da 1%).

Accadde però che nel novembre 2003, in un congresso nazionale del partito tenuto all’ex cinema Capranica di Roma, Sandri cedette lo scettro a Giuseppe Pizza, futuro sottosegretario alla Pubblica Istruzione nel quarto governo Berlusconi. Ne nacque una battaglia legale che vide nascere una Dc di Sandri e una di Pizza rieditando una polemica e una scissione non molto dissimile da quella che subì il Movimento Idea Sociale di Pino Rauti, che vide nacquere una sua costola nel nuovo Mis del barese Giuseppe Incardona.

La Dc di Pizza comunque fece di tutto per presentarsi alle europee del 2004, quando lo stesso simbolo fu ricusato e si dovette ripiegare sul simbolo Paese Nuovo che alle politiche del 2001 svolse lo stesso ruolo che a destra ricoprì la mitologica lista Abolizione Scorporo. I risultati furono deludenti, ma aumentarono coloro i quali vollero rifarsi alla stessa scia.

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Senza nemmeno troppe pretese simboliche nacque nel 2007 Rifondazione Dc, capitanata da Publio Fiori. Ex democristiano, poi in An (ed elevato come vero e proprio stendardo dagli ex missini come prova di sdoganamento della destra italiana assieme a Fisichella) ruppe con Fini per aderire nel 2005 alla Democrazia Cristiana per le Autonomie di Gianfranco Rotondi, che molto dignitosamente lo nominò presidente del partito. Dc per le Autonomie che, si noti bene, secondo alcune fonti era la formazione politica realmente titolare del simbolo dello scudo crociato ma che molto saggiamente rifiutò il rischio di utilizzarlo e divenendo, forse proprio per questo, un soggetto di tutto rispetto all’interno della coalizione della Casa delle Libertà.

Nel 2008 Pizza riprovò a presentare il simbolo. Fu rifiutato ma poi ammesso. Per poche ore divenne il personaggio più celebre d’Italia, perché dalla sua volontà dipendeva un rinvio o meno delle elezioni politiche. E con un presunto Pd veltroniano in rimonta la cosa poteva essere un grande rischio per Berlusconi. Il Cavaliere fece una proposta politica a Pizza, egli da buon ex leader dei giovani Dc accettò.

Di Rifondazione Dc si sono perse le tracce. Così come pure di Sandri e Pizza, soprattutto dopo l’inizio del montismo.

Ed ora rispunta Fontana, e tira in ballo la politica, tira in ballo l’etica.

Sotto sotto, ogni scusa è buona per fondare un nuovo micro partito.