TP presenta ricerca a Confindustria e sindacati

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Oggi a Roma workshop promosso da fRDB e EIEF. Abbiamo illustrato i nostri dati sul referendum di Mirafiori

Si è svolto oggi a Roma, presso la sede dell’EIEF (Einaudi Institute for Economics and Finance), il convegno “Contrattazione salariale e cassa integrazione in Germania: lezioni per l’Italia?“, promosso dalla Fondazione Rodolfo Debenedetti. I relatori: Tito Boeri, Herbert Bruecker (IAB – Institute for Employment Research di Norimberga), Michael Burda (Humboldt University di Berlino) e Claus Schnabel (Friedrich-Alexander University Erlangen di Norimberga). Qui le relazioni e la presentazione del convegno.

Durante l’incontro, a porte chiuse, Termometro Politico ha presentato i risultati della ricerca condotta a Mirafiori in collaborazione con Lavoce.info in occasione del referendum di gennaio sul nuovo contratto di lavoro.

Tra i presenti, il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, i segretari generali Cgil (Susanna Camusso), Cisl (Raffaele Bonanni) e Uil (Luigi Angeletti), alcuni parlamentari (tra cui Giuliano Cazzola, Paolo Nerozzi e Pietro Ichino) e studiosi presso università, ISTAT e Banca d’Italia.

In sintesi, riportiamo di seguito le conclusioni principali del nostro lavoro, contenute nella documentazione (molto più ampia) consegnata ai partecipanti al convegno.

 


I referendum della FIAT di Pomigliano e Mirafiori hanno riaperto il dibattito economico e politico sulle relazioni industriali. Questo ricerca è il primo tentativo di spiegare le motivazioni del voto tra gli operai a partire da un’indagine indipendente svolta ai cancelli di Mirafiori durante il voto del 13-14 gennaio 2011. Alcuni dei dati più significativi:

Sia tra chi ha votato sì sia tra chi ha votato no prevale nettamente la percezione che il nuovo contratto sia stato imposto: il 75% di chi vota Sì lo ha fatto per “salvare il posto di lavoro” mentre per il 78% di chi ha votato no si tratta di un “ricatto”. Solo una minoranza giudica l’accordo positivamente. Come risultato della polarizzazione dello scontro solo un’esigua minoranza esprime un dissenso su contenuti specifici dell’accordo.

Anzianità di servizio, età e figli non sembrano essere determinanti significative del voto, mentre è importante la presenza di un coniuge a carico.

La fedeltà alle indicazioni del sindacato è stata piuttosto forte: il 90% degli iscritti alla Fiom ha votato no, mentre il 75% degli iscritti ai sindacati firmatari ha votato sì. Fondamentale è stato quindi il voto dei non iscritti al sindacato − circa la metà dei lavoratori di Mirafiori − che si sono espressi con il 54% per il sì.

Anche l’appartenenza politica sembra avere un’influenza sulla scelta di voto: gli operai di centro-destra, a parità di condizioni demografiche e appartenenza sindacale, sono più propensi a votare sì al referendum, mentre gli operai di centro-sinistra sono più propensi a votare no.

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Anche tra chi ha votato sì la fiducia nell’amministratore delegato non supera il 30% ma anche la fiducia nei confronti dei sindacati firmatari non supera il 30%. Solo gli iscritti alla FIOM e ai sindacati contrari all’accordo dichiarano di avere fiducia nel proprio sindacato. Si noti che la fiducia verso i sindacati diminuisce leggermente ma significativamente con l’età degli operai.

Il voto di Mirafiori è stato influenzato da un lato da questioni di principio, legate alla percezione dell’accordo come un ricatto e dalla polarizzazione ideologica delle parti. Tuttavia, a parità di condizioni demografiche e preferenze ideologiche, le condizioni di lavoro in fabbrica restano una delle cause più significative del voto: la proporzione di no è infatti significativamente più alta tra chi è insoddisfatto della qualità del lavoro e crede meno in aumenti salariali.

Per il futuro il 59% degli intervistati chiede migliori condizioni di lavoro mentre il 41% preferisce aumenti salariali. Operai più giovani e con coniuge a carico sono i più interessati ad aumenti di stipendio.