Fact checking di Pagella Politica: Monti sulla pressione fiscale

Mario Monti ha dichiarato: “Le tasse negli otto anni di governo Berlusconi in Italia sono aumentate – le entrate pubbliche sono aumentate in media annua di 22 miliardi di euro. Il governo Prodi (due anni), media annua: 26. Governo Monti, media annua: 20. Ho molta sollecitudine per non alzare e per ridurre la pressione fiscale. Solo che m’hanno lasciato una situazione tale che per rispettare gli impegni presi in Europa da Berlusconi nell’estate del 2011, quando la Banca Centrale… Questa è la lettera della Banca Centrale. Lui si è precipitato a dire: <>”. Pagella Politica ha effettuato il fact checking della dichiarazione di Monti e si è espressa con un “Panzana pazzesca”.

La dichiarazione del premier dimissionario Mario Monti appare “densa” di imprecisioni.

Innanzitutto, non ci sembra corretto affermare che “sotto il governo Berlusconi” le tasse siano aumentate. Come analizzato precedentemente proprio su Pagella Politica, in realtà gli anni in cui ha governato il Cavaliere hanno segnato una tendenza al ribasso, se non alla stabilizzazione della pressione fiscale. La pressione fiscale media, durante il secondo e terzo governo Berlusconi, infatti, era di appena 40.9% contro un 42.6% del governo Prodi successivo. L’ultimo governo Berlusconi, come possiamo vedere, si è limitato a stabilizzare la pressione fiscale mantenendosi su una media costante del 42.7%. Siamo coscienti che le manovre siglate da Tremonti ed approvate poco tempo prima dell’avvento di Monti hanno sicuramente contribuito, assieme al Decreto Salva Italia, al rialzo della pressione fiscale, ma erano tempi di acutissima crisi finanziaria, ed erano manovre di consolidamento fiscale la cui logica di fondo era probabilmente approvata dallo stesso Monti. E’ quest’ultimo, infatti, che le implementa anticipatamente nel corso del 2012 (l’Imu ne è un esempio) e consolida la pressione fiscale al 44.7%, con prospettive di aumento del 2013 e 2014.

Veniamo adesso all’analisi delle entrate pubbliche e verifichiamo se corrisponde al vero l’aumento menzionato dal Presidente del Consiglio. Abbiamo effettuato diversi “esercizi” per venire a capo della dichiarazione. Come si può vedere dalla tabella sotto (tratta da dati Istat e dall’Aggiornamento al DEF 2012, con dati previsionali per il 2012-13), sia se si  fanno medie sulle entrate pubbliche vere e proprie sia più correttamente sulla voce “entrate tributarie e contributi” (la prima categoria include, infatti, anche i trasferimenti da famiglie, da imprese e in c/c, nonché i dividendi, gli interessi attivi e il risultato lordo di gestione), i numeri citati da Monti non si trovano.

 

Abbiamo provato anche ad escludere gli anni delle elezioni (che, in quanto “di transizione”, potrebbero soffrire di “distorsioni” portate dai governi precedenti) o ad attribuire i relativi dati (in due scenari distinti) ai governi entranti e uscenti, ma neppure in questo caso siamo riusciti a trovare i numeri citati sull’orizzonte temporale degli ultimi 10-12 anni (che sembra quello preso in considerazione dal premier dimissionario). In ogni caso, assegnare periodi di transizione al governo precedente potrebbe essere l’approccio più corretto, dato che le entrate raccolte in un anno sono determinate dalla Legge di Stabilità approvata verso la fine dell’anno precedente.

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Non c’è, inoltre, da stupirsi che complessivamente le tasse/entrate pubbliche siano aumentate. La lineare correlazione esistente tra queste e il Pil, è segno che la pressione fiscale è variata poco: infatti è proprio così, o meglio, è aumentata di circa 1.3 punti percentuali dal 2000 al 2011, rimanendo pressoché costante dal 2007.

Monti poi “si supera”, sostenendo infatti di avere “sollecitudine” nell’abbassare (o quantomeno mantenere invariata) la pressione fiscale: peccato che nel 2012 la pressione fiscale sia prevista aumentare dal governo stesso, probabilmente di 2.1 punti percentuali (Nota di Aggiornamento al DEF).

 

 

 

 

 

Vista la grave situazione di instabilità dei conti pubblici, un incremento delle tasse sarebbe stata la soluzione più efficace e rapida (proprio come logica “di cassa”)  per ristabilire un certo equilibrio, soprattutto nelle aspettative degli investitori del nostro debito. E’ però vero che la famosa “lettera della Bce” suggeriva una serie di misure, soprattutto rivolte a una ristrutturazione e riduzione della spesa pubblica, cose che sono state attuate solo in parte (vedi la cosiddetta spending review e le riforme del mercato del lavoro e le liberalizzazioni).

Inoltre, la pressione fiscale, prevista nell’ultimo Aggiornamento al DEF, è del 45.3% per il 2013 e del 44.8% per il 2014: non propriamente una grande dimostrazione di avere “molta sollecitudine per non alzare e per ridurre la pressione fiscale”.

Dati “confusi” e “tirati in ballo” per perorare la causa del mancato abbassamento della pressione fiscale e della promessa di farlo prossimamente… Nessuna lettera dalla Bce salverà il professore dalla prima, temutissima, “Panzana pazzesca”.

Se vuoi leggere tutti i fact checking sulle dichiarazioni di Mario Monti visita il suo profilo sul sito di Pagella Politica.