Undici domande sulla Costituzione Italiana a Shel Shapiro

Undici domande sulla Costituzione Italiana per L’Undici.

1 – D – Sono nata nel ’65 e ricordo che già all’asilo promettevo alla mia amica Angela che saremmo scappate dalla scuola materna per andare all’isola di Wight, sulle note di una canzone che ci ispirava la vita peace and love and Rock and Roll. Tu che eri così internazionale e così dentro quella cultura, perché hai scelto l’Italia come casa?

R – Mi è capitato, la vita, la musica mi hanno portato qui. Nella vita raramente si sceglie deliberatamente un luogo in cui vivere. Sono le occasioni che ti fanno restare. La musica me le ha create e mi ha dato la possibilità di rimanere, poi ci sono stati i sentimenti, il matrimonio. Il successo mi ha tenuto qui permettendomi di vivere del mio mestiere.

2 – D – Nato in Inghilterra, discendente da ebrei russi, debutto ad Amburgo, produzioni negli States e in Centro e sud America. Una domanda esce spontanea: cos’ha la Costituzione italiana che ti possa aver ispirato più di quella di tutti i paesi di cui sopra?

R – Il problema in Italia è che viviamo lontano dalla Costituzione, non ce ne rendiamo conto, abbiamo davvero pochi riferimenti. Se chiedi, il 99% della gente non la conosce, eppure nei primi 12 articoli, che poi sono 11 – perché il 12° parla della bandiera, del tricolore e non ha senso senza fare propri gli 11 fondamentali – c’è tutto per fondare una nazione, le relazioni. Sembrano astratti, ma dovremmo conoscerli meglio. L’ispirazione nasce dall’idea di avvicinare più gente possibile, soprattutto i giovani, a queste parole.

3 – D – L’Italia oggi è un paese dove ci sono più italiani che se ne vanno che stranieri che si fermano. Dai una ragione ad un giovane italiano per restare e una per andare.

R – Capisco bene al giorno d’oggi i giovani che decidono di andare. È un periodo di forte disorientamento, l’Italia sembra un luogo senza prospettive. Per i giovani diventa una vita senza speranza perché credono non ci siano opportunità, sviluppo. Non è un problema di oggi, ha contribuito molto anche Berlusconi negli ultimi 20 anni. Con la sua figura ha causato danni al nostro paese facendo ricadere su tutti i disastri procurati a livello internazionali. Le sue brutte figure hanno screditato tutto il paese. Ed è ancora qui che si ricandida, continuano a farti credere che sia giusto e normale così, che non è posto per giovani, che non c’è nulla per cui lottare, che non ci sono prospettive.

Penso che chi resta lo faccia perché ama questo paese, è legato alla famiglia o ha un lavoro che lo soddisfa, anche se è preoccupato la situazione politica ed economica in generale. Decidere di rimanere è un atto di amore.

4 – D – Hai cantato, suonato, recitato, scritto per te e per altri, prodotto interi album, lanciato gruppi e artisti. Qual è la cosa di cui vai più fiero?

R – Non ho la minima idea. Sono contento di quello che ho fatto, senza per forza essere fiero di questo o quello. Certo posso dire che non ho mai fatto marchette, ho sempre partecipato a progetti che mi piacevano e che sentito andare bene per me. (Aggiungo, perché non l’ha detto, ma è veramente una persona che si pone in maniera da far sembrare tutto quello che fa normale e spontaneo, anche se ha avuto una carriera e vita assolutamente onesta ed eccezionale, cioè merce rara.)

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5 – D – L’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro (art.1). Se non avessi fatto tutto quello che hai fatto, quale attività avresti scelto?

R – Forse medicina, quando ti trovi in un paese che non è il tuo, fai quello che devi fare per te stesso, che ti riesce. La gente, le persone mi dicono che le canzoni facciano star bene, pensano che anche le parole e la musica possano aiutare. Ma la salute è un’altra cosa, e la medicina una vera missione, mi sarebbe piaciuto diventare un bravo medico, curare il prossimo. Fare il chirurgo è un mestiere importantissimo, ti impegni per salvare la vita agli altri, la medicina è straordinaria. Avere la conoscenza e la capacità di contribuire ad aiutare veramente la gente che soffre, pensare alla salute delle persone, questo sì sarebbe stato un altro lavoro che mi sarebbe piaciuto fare.

Questa domanda, dopo la risposta precedente non gliel’ho nemmeno letta –  6 – La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica. (art. 9). Hai studiato biologia e volevi avviarti allo studio della medicina. Qualche rimpianto per la vita da uomo di scienza? (Aggiungo la mia opinione: non credo sia persona da rimpianti, però la sua idea sull’importanza della medicina esce con chiarezza nella risposta precedente.)

7 – D – Hai interpretato questo brano, “Undici”, in cui declami i primi 11 articoli della Costituzione Italiana. Quale è il tuo preferito?

R – Anche se sono tutti e 11 importantissimi, scelgo l’articolo 3: (Lo recita tutto a memoria) “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

È veramente un monolite, è monolitica l’idea di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale. È una frase immensa, fortissima. (gli chiedo se pensa che sia un articolo che viene ancora rispettato, allora prosegue). È rispettato così, in generale, più in linea teorica, ma gli ultimi 20 anni sono stati un massacro sociale. Hanno creato un tale disamore per Italia e provo un totale disamore per chi l’ha ridotta così.

8 – D – C’è una canzone italiana non tua che vorresti proprio aver scritto o interpretato tu?

R – Ce ne sono 2 milioni di canzoni che non ho scritto e che sono bellissime, italiane, straniere, Come faccio a dirne una? Posso farti qualche esempio. “La donna cannone” di De Gregori o “Sere nere” di Tiziano Ferro. Sono belle canzoni, bei testi, geniali, ma non significa che gli autori siano sempre dei geni. La genialità non è una caratteristica della musica, non è mai accesa 24 ore al giorno, bisogna trovare espressioni di genio più nella filosofia e nel sociale, le parole, l’impegno vanno cercati lì. Mi piacciano canzoni dei Coldplay, di Sting, ma il fatto che abbia scritto e interpretato belle canzoni, non significa che debba esprimersi anche i altri campi. A volta farebbe bene a parlare meno e cantare di più.

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9 – D – Franco Battiato è stato ora scelto come assessore alla cultura nella nuova giunta della regione Sicilia. Fra poco più di un mese ci sono le elezioni. Accetteresti un ruolo istituzionale nazionale nella cultura o nell’istruzione?

R – Mi piacerebbe essere coinvolto solo se ci fosse un reale interesse nel mio stile di pensiero, non tanto perché mio, ma in quanto pensiero non in linea con l’ovvio, con la banalità. L’ovvio è così noioso. Mi piacerebbe contribuire ad aprire finestre di luce sulla cultura. Come credo lo possa fare Battiato in Sicilia, credo ne sia capace. Il problema è che io non sono fatto per ruoli istituzionali. Tendo ad essere ingombrante, non sto zitto, mi propongo platealmente, mi incazzo. In questo senso sono antipolitico, nell’accezione di incapace di mediare e simulare, non sono diplomatico, le cose non le mando a dire.

10 – D – Tutte le confessioni religiose sono libere e uguali davanti alla legge (art.8). Tu sei straniero, vieni da una terra protestante, i tuoi avi erano ebrei e vivi nella cattolica Italia.Ti senti tutelato e rispettato nel nostro paese?

R – Non ne faccio un caso personale. In Italia gli ebrei sono abbastanza rispettati, i musulmani meno, ma non è un problema solo la religione. È proprio il sistema di essere contro, di tendere ad avercela con quelli diversi da noi per religione, cultura, per gusti sessualmente diversi. Chiunque sia diverso viene guardato con paura. In Italia per lo più regna la paura di quello che è differente da te. Se vieni educato con la mentalità ristretta, non aperta, non puoi che aver paura. L’85% degli italiani è cresciuta così. E tutto questo è assecondato dalla grande dalla mancanza di informazione. Se ciò che non conosci te lo dipingono come male, tu hai paura. Pensa agli extracomunitari, all’uomo nero, ai rom. (Spiego che qui da noi in Emilia Romagna, sulla costa, nelle località turistiche c’è più apertura al diverso, più il senso di accoglienza. Ma giustamente mi fa notare che …). Lo straniero turista, in generale, non è considerato come cultura diversa da capire e accogliere, ma come portatore di reddito, come fonte di denaro. Non si viene educati a comprenderlo ma a soddisfarne le richieste.

11 – D – Undicesima ed ultima domanda. Dal tuo punto di vista, pensi ci sia nella Costituzione italiana un articolo che andrebbe cambiato e magari sostituito con un articolo di un’altra Costituzione?

R – Non mi sono posto il problema. Gli unici che vogliono cambiare la Costituzione sono quelli che non la rispettano, che non la conoscono e vogliono trarne vantaggi personali tradendone lo spirito. Vogliono costruirne una che si adatti al modo in cui vivono e non capiscono che dovrebbero fare lo sforzo per viverla e capirne la profondità. È più facile cambiare la Costituzione per farla assomigliare a noi che noi cambiare per assomigliarle.