Diritti e welfare il lato umano della Cina

Cina: gli sforzi della nuova classe dirigente nazionale a tutela di disabili, detenuti e ambiente

Milano, 27 maggio 2013 – I media occidentali in genere accusano la Cina di non rispettare i diritti umani. La Repubblica Popolare sembra aver preso il posto che fu dell’Unione Sovietica durante la Guerra Fredda quale minaccia globale contrapposta alla democrazia statunitense. Gli esempi in tal senso si sprecano: dalla cosiddetta ‘invasione’ del Tibet del 2008  alla schiavizzazione della manodopera, dall’inquinamento ambientale  alla facilità delle condanne a morte per non parlare dell’assenza di libertà d’opinione, ribadita dalle provocazioni occidentali, quali l’assegnazione del premio Nobel per la pace al dissidente Liu Xiaobo (刘晓波) nel 2010. Un’ulteriore critica dal ‘libero Occidente’ alla ‘dittatura comunista’ riguarda la censura informatica.

Sul Tibet (Xizang, 西藏, in mandarino) la risposta cinese alle accuse occidentali è di aver liberato il popolo da un regime schiavistico per il quale la gente comune lavorava come serva della gleba a beneficio esclusivo della casta monastico-governativa, a capo della quale è il Dalai Lama. Peraltro negli ultimi anni il governo ha adottato misure efficaci per rispettare e proteggere il diritto di autogoverno degli organi amministrativi delle aree etniche autonome. Certo è che nei media occidentali non viene mai dato spazio agli sforzi che la Cina compie per migliorare sotto i precedenti punti di vista, seppure siano intensi e frequenti, come dimostra la condotta della nuova amministrazione nazionale.

Il 25 aprile scorso, per esempio, Shen Deyong, vicepresidente della Corte Suprema del Popolo, ha invitato la magistratura a essere più prudente nel condannare gli imputati, onde evitare verdetti ingiusti. Nel 2012 la dicitura “rispettare e proteggere i diritti umani” è stata aggiunta all’emendata Legge di Procedura Criminale. In àmbito giudiziario la Cina ha applicato controlli più stretti sulla pena di morte, che è stata quindi usata con maggiore prudenza, proteggendo i diritti umani dei detenuti. Nel 2011 la pena di morte è stata rimossa dalle opzioni punitive per i responsabili di reati di 13 tipi di crimini economici e non-violenti, diminuendo di quasi un quinto i casi in cui è possibile condannare a morte.

Per quanto riguarda l’ecologia, la protezione ambientale è una delle politiche di base dell’amministrazione del presidente Xi Jinping (习近平), come si evince anche dal concetto di Linea Rossa Ecologica da lui introdotto l’altro ieri a Pechino nel corso di una sessione di studio sulla promozione del progresso ecologico con membri dell’Ufficio Politico del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese. Di cosa si tratta? La Cina, spiega il presidente, deve accelerare l’implementazione di una strategia di suddivisione funzionale in zone, alle quali sia richiesto di ottimizzare, priorizzare, restringere o proibire lo sviluppo industriale secondo la loro natura definita. Il concetto, aggiunge Xi, di Linea Rossa Ecologica dev’essere stabilito con fermezza e maggior spazio va dato alla natura perché si rigeneri. “Sui problemi ecologici – osserva Xi – la gente non dovrà oltrepassare la Linea, pena punizione”.

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La strategia di suddivisione funzionale in zone dovrà essere effettuata per proseguire con l’urbanizzazione, con lo sviluppo agricolo e con la sicurezza ecologica in un modo scientifico ed equilibrato. Secondo il presidente, conservare le risorse è la politica basilare per proteggere l’ambiente naturale e bisogna sforzarsi di risparmiare risorse e ridurre in modo considerevole il consumo energetico, quello idrico e quello terreno. Xi chiede poi di fare sforzi complessivi per prevenire e frenare l’inquinamento, richiamando l’attenzione sulle aree fluviali e lacustri e sulle industrie più inquinanti l’aria. “Un sano ecosistema – dice Xi – è la base dello sviluppo sostenibile degli esseri umani e della società, pertanto i nostri sforzi di protezione e riabilitazione ambientali devono focalizzarsi sulla risoluzione di problemi ovvi che nuocciono alla salute delle persone”. Soltanto, continua Xi, “un sistema severissimo ed un rafforzamento legale a maglie strettissime” possono fornire una garanzia affidabile di progresso ecologico per la Cina.

Il presidente chiede un meccanismo di ricerca dei responsabili che prenda di mira coloro che si siano resi colpevoli di decisioni irresponsabili all’origine di gravi danni ambientali. Secondo il presidente, occorre implementare un sistema di valutazione che incorpori lo spreco di risorse, il danno ambientale, i benefici ecologici e altri aspetti che riflettono le condizioni ecologiche per lo sviluppo complessivo dell’economia e della società. Xi invita il popolo a coltivare uno stile di vita e di produzione che incorpori la conservazione delle risorse e la protezione ambientale. La Cina, conclude, dev’essere determinata a costruire un ecosistema sano e sforzarsi di inaugurare una nuova era di progresso ecologico socialista. Xi promette che la Cina non sacrificherà l’ambiente per una temporanea crescita economica e invita a sforzi a tutto campo per conservare le risorse e frenare l’inquinamento. La Cina, dice Xi, dovrà bilanciare con attenzione lo sviluppo economico e la protezione ambientale: “Dobbiamo capire che proteggere l’ambiente equivale a preservare la produttività e che migliorarlo significa svilupparla.

Questi concetti vanno ben radicati”. Il Paese, dice Xi, promuoverà in maniera conscia uno schema di sviluppo verde, sostenibile e a basso consumo di carbone. “Dobbiamo – spiega il presidente – essere del tutto consapevoli dell’urgenza e della difficoltà di proteggere l’ambiente e ridurre l’inquinamento, così come dell’importanza e della necessità di migliorare l’ambiente. Dobbiamo assumerci la responsabilità per il bene del nostro popolo e dei nostri figli”. La Cina, aggiunge, è impegnata in questa missione. Del resto, nello stesso decimo rapporto (il primo è del 1991) sui diritti umani edito dall’Ufficio Informazioni del Consiglio di Stato con il titolo “I progressi nei diritti civili della Cina nel 2012“, si sottolinea il diritto dei cittadini a un ambiente pulito. La Cina, si legge nel testo, sta lavorando per aumentare la consapevolezza del bisogno di rispettare, favorire e proteggere la natura, dando alta priorità al progresso ecologico. La protezione ambientale, continua il documento, è ora una delle politiche basilari cinesi. La nazione, è scritto nel trattato, ha combinato i suoi sforzi nell’àmbito dei diritti umani con le costruzioni economica, politica, culturale, sociale ed ecologica. Secondo il rapporto, una cornice legale e politica è stata stabilita a protezione dei diritti ambientali dei cittadini: il governo ha, a esempio, rinforzato i sistemi di monitoraggio ambientale. Diversi accademici definiscono quello dell’ambiente come un problema di diritti umani, approvando l’operato governativo in tal senso.

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Sul fronte della circolazione informativa online e della libertà d’opinione, il rapporto sui diritti spiega come misure pratiche siano state prese per assicurare il diritto dei cittadini a conoscere e quello a essere ascoltati. Riforme approfondite e il rapido sviluppo delle tecnologie informative hanno dato al pubblico maggiori poteri di acquisizione d’informazioni ed espressione delle proprie opinioni. Per esempio, dice ancora il white paper, informazioni governative quali budget e spese sono diventate più accessibili al pubblico, come voluto dal Partito Comunista Cinese, che ha stabilito un sistema di portavoce per i comitati di Partito. Internet, è scritto nel testo, è divenuto un importante canale per i cittadini per esercitare il loro diritto a conoscere, quello a partecipare, quello a essere ascoltati e quello a supervisionare, nonché un importante mezzo per il governo per ascoltare le opinioni del pubblico. La democrazia dal basso, dice il report, ha espanso il diritto dei cittadini a partecipare.

Condizioni di lavoro allucinanti quelle dei lavoratori di tante fabbriche cinesi ma il governo si sta dando da fare per migliorare la vita dei ceti meno abbienti, puntando sulla crescita economica per favorire l’occupazione e mantenendo l’obiettivo di alzare i salari. Nel 2012 il reddito netto pro capite è salito e le condizioni abitative sono migliorate sia in campagna che in città, sono stati fatti cospicui investimenti nei programmi di riduzione della povertà e intensi sforzi nella propulsione dell’occupazione. In aiuto degli studenti campagnoli, il 15 maggio scorso, dopo un incontro presieduto dal premier Li Keqiang, è arrivata una richiesta alle principali università da parte del Consiglio di Stato (il Gabinetto cinese).

Accettare un maggior numero di studenti provenienti dalle aree rurali al fine di promuovere l’uguaglianza educativa. Nella dichiarazione emessa in coda al meeting il governo s’impegna a offrire più opportunità agli studenti che lavorano duro. Il governo centrale ha anche deciso di aumentare la quota di studenti dalle aree più arretrate del Paese (nel centro e nell’ovest) che abbiano accesso alle principali università, aumentandola a 30mila unità rispetto alle 10mila dell’anno scorso. Fuori dalle città vivono pure molti disabili che non riescono a lavorare la terra. Wang Yong (王勇), consigliere di Stato e capo del comitato di lavoro per i disabili del Consiglio di Stato, alla vigilia della Giornata “Aiuta un handicappato” (19 maggio), ha ricordato che la Cina ha 15 milioni di disabili che vivono in povertà ed è dovere dei governi locali aiutare loro e le loro famiglie a lavorare e garantire loro un reddito. Wang ha aggiunto che la popolazione disabile cinese, che è di 85 milioni, non può essere esclusa dai benefici dello sviluppo nazionale. Ai governi locali Wang chiede di aiutare più disabili a trovare lavoro e alzare i propri standard di vita. “Migliorare – dice Wang – la qualità della vita dei disabili è un fattore importante per misurare la validità del lavoro del governo ed è anche un’importante responsabilità dei governi a tutti i livelli”.

Stefano Giovannini