La casa di Barbie a Berlino da maggio ad agosto, piovono le polemiche

Sarà smantellata il prossimo 25 agosto Barbie Dreamhouse Experience, la casa di Barbie a grandezza naturale aperta a Berlino il 16 maggio scorso. L’intenzione è quella di allestirla in altrettante città europee. 15 euro il costo dell’ingresso per gli adulti e 12 per i bambini. 49 euro il biglietto per l’intera famiglia. Questo è il prezzo da pagare per accedere al paradiso rosa della bambola più celebre del mondo, creata dalla Mattel 54 anni fa.

 

La casa si sviluppa su una superficie di 2.500 metri quadrati. Davanti al portone d’ingresso una gigantesca fontana a forma di scarpa rosa lucido svetta tra le aiuole e il prato verde. All’interno si trovano cucina, soggiorno con annesso pianoforte, camera da letto con tanto di letto a baldacchino, bagno, ascensori e, naturalmente, l’immancabile guardaroba in bella vista nella gigantesca cabina armadio. Un apposito braccialetto permette ai visitatori di interagire virtualmente con la propria beniamina. Chi avesse bisogno di una sosta può rifocillarsi nell’area caffè, mentre il negozio di souvenir è fatto apposta per cedere alle tentazioni più glamour.

 

 

Insomma, c’è tutto quanto basta alla casa itinerante per attirare su di sé un mucchio di polemiche, sorte prima ancora della sua inaugurazione attraverso la nascita su Facebook del gruppo chiamato “Occupy Barbie Dreamhouse”. Tra le accuse rivolte alla bambola dal fisico longilineo e le curve mozzafiato, quella di veicolare un’immagine sessista della donna, dedita esclusivamente alla casa e alla cura del proprio aspetto. 

 

Già in passato la Mattel aveva dovuto fare i conti con l’accusa di aver creato un ideale estetico irraggiungibile, che favorirebbe tra le ragazze l’insorgere di disturbi dell’alimentazione come l’anoressia. Lo stesso marchio ha tentato in vari modi di respingere le critiche subite nel corso del tempo attraverso diverse iniziative: ha modificato le misure del bacino della bambola in modo da renderlo più ampio e ha prodotto versioni particolari di Barbie, come quella con la pelle scura e quella calva, che doveva servire ad esorcizzare la paura del tumore.

 

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Per niente convinte dalle buone intenzioni della Mattel, all’inaugurazione della casa berlinese le Femen hanno inscenato la loro protesta, dando fuoco ad una Barbie legata ad una croce e sfoggiando sul petto nudo la scritta “Life in plastic is not fantastic”, ispirata alla celebre canzone “Barbie girl” del gruppo pop Aqua. La band scandinava nel 1997 faceva uscire una divertente parodia della vita della Barbie, che nel video del pezzo trascorre la sua giornata tra un giro a cavallo e un party in piscina insieme a Ken ed amici.

 

 

Non soltanto una questione di modelli e stereotipi. La bambola più accessoriata del mondo fa riflettere anche per altre ragioni. Varrà la pena ricordare una meravigliosa poesia di Gianni Rodari intitolata “Bambini e bambole”, che recita così:

 

La mia bambina ha una bambola,
e la sua bambola ha tutto:
il letto, la carrozzina,
i mobili di cucina,
e chicchere, e posate, e scodelle,
e un armadio con i vestiti
sulle stampelle, in folla,
e un’automobile a molla
con la quale
passeggia per il corridoio
quando le scarpe le fanno male.
La mia bambina ha una bambola,
e la sua bambola ha tutto,
perfino altre bamboline
più piccoline,
anche loro con le loro scodelline,
chiccherine, posatine eccetera.
E questa è una storiella divertente
ma solo un poco, perché
ci sono bambole che hanno tutto
e bambini che non hanno niente.