Monarchia Spagna consenso in calo per la Casa Reale

spagna consenso in calo re juan carlos

L’altissimo consenso della Casa Reale, in particolare di Re Juan Carlos I, è stato da sempre uno dei punti fermi della politica spagnola.

I due partiti egemoni nel sistema politico spagnolo, PP e PSOE, sono storici sostenitori della Monarchia. Persino il  Partito Comunista (PCE) decise nel 1977 di rinunciare alla rivendicazione della Repubblica come forma di organizzazione dello Stato.

Questo fu il prezzo che il PCE dovette pagare in cambio della legalizzazione e alla possibilità di partecipare alle prime elezioni democratiche.

Passarono quasi 30 anni fino a che, nella seconda metà degli anni 2000, i comunisti, ormai diventati da tempo Izquierda Unida, reintroducessero il principio repubblicano nel loro programma elettorale.

E per la verità lo fecero senza troppa enfasi, consapevoli che si trattava di una posizione storicamente minoritaria nella Spagna democratica.

L’immagine e il ruolo chiave di Juan Carlos nel delicato processo di transizione iniziato con la morte di Franco nel 1976, e in particolar modo in un momento critico come il colpo di Stato del 23 febbraio 1981, hanno evitato che la figura del Re diventasse oggetto di dibattito pubblico e politico. A questo ha contribuito anche in gran misura l’atteggiamento tendenzialmente deferente della stampa nei confronti della Casa Reale.

Negli ultimi due anni però qualcosa sembra essersi incrinato in quello che è stato uno dei consensi più stabili della società spagnola postfranchista. Una serie di scandali hanno travolto la Casa Reale in un momento di profonda crisi economica ed istituzionale in Spagna.

Il primo grande colpo all’immagine della Corona è stata l’imputazione, nell’autunno del 2011, del genero del Re, l’ex olimpionico Iñaki Urdangarín, per uno scandalo di concussione. I sospetti si sono poi allargati su Cristina de Borbón, figlia del Re, e ad oggi rischiano di travolgere persino lo stesso Juan Carlos.

Di tutt’altra gravità dal punto di vista legale, ma persino più deleterio dal punto di vista dell’immagine è stato l’incidente sofferto da Juan Carlos durante un safari a caccia di elefanti in Botswana. Da allora è stato sempre più frequente trovare sulla stampa spagnola posizioni critiche nei confronti del Re, cosa pressoché inimmaginabile appena una decina di anni fa. Possiamo monitorare l’andamento storico dell’approvazione della Casa Reale nei sondaggi del CIS (Centro de Investigaciones Sociológicas) che con certa regolarità chiedono nei propri barometri trimestrali di esprimere una valutazione dell’istituzione monarchica.

Come accade in Italia tutt’oggi con il Presidente della Repubblica, il Capo dello Stato era tradizionalmente l’istituzione più amata dai cittadini.

Nel dicembre di 1995, la Casa Reale era infatti l’istituzione nella quale gli spagnoli riponevano più fiducia, con un voto medio di 7,48 su 10. A febbraio del 1998, il voto era sceso a 6,72. Nel 2004, il 51,7% dichiarava di avere «abbastanza» o «molta» fiducia nei confronti della Monarchia.

spagna

Nel periodo 2004-2008, quello precedente allo scoppio della crisi, il voto ha oscillato tra il 5 e il 6 in una scala di 10, risultati non buoni come un tempo ma comunque ancora sulla soglia della promozione (in Spagna il voto minimo per la promozione è appunto il 5).

(Per continuare la lettura cliccate su “2”)

A quel punto però la Monarchia aveva smesso di essere l’istituzione più popolare tra gli spagnoli: la polizia, le forze armate e il Defensor del Pueblo ottenevano sistematicamente voti più alti da parte dei cittadini. Nell’autunno del 2011 arriva però la prima bocciatura (4,8), un voto che peggiora ancora di più nei due anni successivi, per arrivare al 3,68 nel barometro dello scorso maggio.

Il Re ha storicamente goduto di una approvazione personale superiore a quella dell’istituzione: in Spagna spesso si usa il termine «juancarlista» per definire quelli che, pur non essendo necessariamente monarchici, sostengono Juan Carlos per il suo ruolo di garante del sistema democratico durante la Transizione.

In questo momento invece, la situazione sembra essersi capovolta. Nel sondaggio realizzato pochi mesi fa dall’istituto Metroscopia per El País, la fiducia in Juan Carlos è crollata di ben 32 punti rispetto al sondaggio precedente.

Persino gli ispettori del fisco ottengono un indice di gradimento superiore a quello del monarca. Parallelamente l’erede Filippo, sembra reggere l’urto leggermente meglio, e pur con un sensibile calo, continua a godere della fiducia della maggioranza degli spagnoli. Se questa tendenza dovesse consolidarsi, potrebbero farsi sempre più insistenti le voci che chiedono l’abdicazione di Juan Carlos in favore di suo figlio, come unica soluzione della Casa Reale per cercare di arginare una crisi di legittimità sempre più profonda.

Ton Vilalta