La sentenza della Corte di Giustizia Europea sull’uso degli embrioni

embrioni

Lunedì è stata emessa una sentenza che si potrebbe definire storica da parte della Corte di Giustizia Europea, per i contenuti trattati, che hanno infiammato e probabilmente infiammeranno ancora il dibattito europeo e mondiale. Il pronunciamento nasce da un ricorso del tedesco Oliver Brustle che già dal 1997 aveva depositato il brevetto per un trattamento che combatte il morbo di Parkinson fondato sull’uso di cellule progenitrici neurali, isolate e depurate, ricavate da cellule staminali embrionali umane allo stadio iniziale di blastociti, ovvero a cinque giorni dalla fecondazione, ma il suo atto era stato bloccato da un ricorso di Greenpeace (quindi non proprio dei fondamentalisti cristiani) che aveva impedito la registrazione del brevetto.
Ora la Corte di Giustizia si è pronunciata affermando che non sarà possibile brevettare medicinali ricavati da cellule staminali con procedimenti che comportano la distruzione degli embrioni umani. E’ stato quindi necessario dare una definizione di embrione umano, e qui è la seconda novità della sentenza, oltre al divieto poichè è stato affermato che “fin dalla fase della sua fecondazione qualsiasi ovulo umano deve essere considerato come un embrione umano, dal momento che la fecondazione è tale da dare avvio al processo di sviluppo di un essere umano” e che è embrione, poi, sia “l’ovulo umano non fecondato in cui sia stato impiantato il nucleo di una cellula umana matura” sia “l’ovulo umano non fecondato indotto a dividersi e a svilupparsi attraverso partenogenesi”. Definizioni molto più in linea con le posizioni di Scienza e Vita che con quelle dei radicali.
Quello che qui è interessante è che non vi è stato uno scontro cattolici-laici, a meno di pensare che Greepeace e Corte di Giustizia Europea facciano riferimento a una impostazione culturale di tipo cristiano e tantomeno cattolico. Questo però ci porta a fare alcune considerazioni sulla cultura politica dell’Italia e dell’Europa nei confronti della Chiesa.


Nell’Europa settentrionale o anche in Germania vi è un filone di pensiero molto forte legato all’ecologismo come espressione di un nuovo umanesimo, contrario alla violazione della natura intesa nel senso più largo, quindi comprendente anche l’uomo, attento a tutto ciò che può minare, a torto o a ragione la sua salute, dagli OGM al nucleare, e alla mercificazione di ogni afflato vitale, anche quello degli animali. In Greenpeace c’è la coerenza di chi vede l’embrione come una vita in nuce esattamente come nella donna in gravidanza costretta ad abitare vicino a una discarica. E questo pensiero è in questi Paesi così pervasivo ormai da uscire dai confini classici della sinistra, una sinistra comunque nuova rispetto al marxismo, ma appartiene in modo trasversale a moltissimi, si veda il risultato che spesso i verdi hanno in Germania, con piattaforme liberal più che socialdemocratici. Un fattore determinante è la ridotta presenza della Chiesa in questi Paesi, che quindi impedisce che il rapporto laici-cristiani sia al centro del dibattito, e che non fa pensare al Papa e al Vaticano e quindi di riflesso a qualcosa per lui negativo, a chiunque si approccia a questi temi.

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In Italia la situazione è diversa. Parlare di esperimenti su embrioni vuol dire fare riferimento al pensiero della Chiesa, sempre, e quindi su questo ci si dividerà, tra anticlericali e cattolici, senza spesso valutare il tema da solo, come in un riflesso condizionato. Le persone, intellettuali, politici o medici, che da posizioni ecologiste e umanitarie si erano posti contro la manipolazione dell’embrione nel 2005 pur essendo non credenti ci furono, ma pochissime. Ad aumentare l’ideologizzazione nel nostro Paese vi è la caratteristica di molti liberal ed ecologisti di germinare sempre dalla stessa radice marxista e di sinistra radicale, o sessantottina, senza riuscire a staccarsene a sufficienza, come per i verdi italiani nella maggior parte del tempo sotto Manconi o Pecoraro Scanio. Di conseguenza come un imprinting in molti militanti attivi sarà preponderante sempre e comunque il sentimento di contrapposizione alle gerarchie ecclesiastiche, tanto avversate da loro quanto ambiguamente adulate da destra.
Spesso da noi si fa di tutta l’erba un fascio mettendo insieme nello stesso bouquet di tematiche i diritti dei gay e l’omofobia, l’utilizzo di embrioni nella ricerca, l’aborto, diversissime tra loro in realtà, avendo molto spesso una posizione uniforme su tutte questi temi sulla base della propria collocazione ideologica.
Tutto ciò è ancora un retaggio della spaccatura profondissima del Dopoguerra, dell’imprinting cattolico-marxista del nostro Paese, che ha impedito il sorgere di un pensiero liberale e de-ideologizzato per moltissimo tempo.