Argentina, il tramonto del Kirchnerismo

Durante lo scorso febbraio, il Fondo Monetario Internazionale ha condannato ufficialmente le statistiche su inflazione e PIL dell’INDEC (Instituto Nacional de Estadística y Censos), ovvero l’agenzia governativa dell’Argentina incaricata della raccolta ed elaborazione statistica.

Tali statistiche sono state considerate praticamente inesatte, poiché in contrasto con la realtà, nonostante le garanzie espresse dal ministro dell’Economia dell’Argentina, Hernán Lorenzino.

Egli ha assicurato che l’intervento dello Stato, volto ad assicurare la redistribuzione della ricchezza e il sostegno all’economia del Paese, permetterà un aumento della spesa pubblica pari al 18,9%. L’INDEC ha previsto che l’attuale tasso di cambio medio consentirà nel 2014 un aumento delle esportazioni di oltre il 9% e delle importazioni dell’8,6%, prevedendo inoltre una crescita dei consumi del 5% e degli investimenti dell’8,5%.

Sebbene tali dati non siano stati considerati attendibili, appare più evidente la critica situazione politica del Paese che rischia di condizionare l’economia argentina. Infatti, in occasione delle elezioni primarie dello scorso agosto il candidato pro-governativo Martín Insaurralde è stato sconfitto, e ciò potrebbe ripetersi alle elezioni politiche che si svolgeranno il prossimo 27 ottobre. La vittoria dell’emergente sfidante peronista Sergio Massa ha reso, inoltre, impossibile una riforma costituzionale che permetta una seconda rielezione della “Presidenta”  Cristina Fernández de Kirchner nel 2015.

A livello internazionale, la Fernández de Kirchner è emersa in occasione della 68ᵃ riunione dell’Assemblea Generale dell’ONU, esponendo la vicenda delle isole Falkland/Malvinas contese al Regno Unito e criticando le operazioni militari condotte dai britannici, in particolare l’uso di sottomarini nucleari, presso le stesse isole. Inoltre, ha sintetizzato il parere dei Paesi del Sud del mondo riguardo il Consiglio di Sicurezza, definendolo come un organismo “inefficace e obsoleto” che agisce come se si trovasse in contesti ormai superati.

Secondo la “Presidenta”, pertanto, è necessaria una profonda riforma del Consiglio di Sicurezza fondata sul multilateralismo internazionale, provvedendo innanzitutto all’abrogazione del diritto di veto. Va ricordato, infine, l’impegno condotto dall’Argentina a tal proposito, partecipando attivamente al noto gruppo Uniting for Consensus, istituito negli anni Novanta ma ripristinato dall’Italia a partire dal 2005.