Twigis: il social network che tutela la sicurezza dei bambini

Twigis: il social network che tutela la sicurezza dei bambini

I genitori preoccupati dalle minacce che i propri bambini possono incontrare su social network come Facebook oggi trovano un nuovo alleato: si chiama Twigis ed è un social network per bambini di età compresa tra 6 e 12 anni. Nato in Israele, è sbarcato in Italia, dopo essersi diffuso in Russia, Turchia, Argentina, Brasile, Egitto e Giordania con il nome di Twegee.com. Oggi conta circa quattro milioni di iscritti nel mondo, con un aumento del 50% al mese.

A Twigis si accede tramite registrazione ma, a differenza di Facebook, la piattaforma non permette ai propri utenti l’inserimento di fotografie a corredo dei profili. Al loro posto, i bambini possono scegliere avatar colorati, diversi a seconda del sesso.

Twigis offre vari servizi, tutti pensati e adatti all’età di chi ne fruisce: notizie, giochi, fumetti, forum e mondi virtuali. Gli utenti possono comunicare attraverso chat e posta elettronica.

La grande novità rispetto ad altri social network è che Twigis garantisce ai piccoli internauti la massima privacy e sicurezza: ogni messaggio, prima di essere pubblicato, è costantemente sottoposto non solo al controllo automatico del sistema, ma anche al vaglio di moderatori adulti, che vigilano sia sui contenuti sia sulla possibilità di intrusioni pericolose all’interno della community. Seguendo la stessa policy, Twigis bandisce l’uso di “cookies” per riconoscere gli utenti che accedono al web.

Twigis monitora anche possibili episodi di cyber-bullismo. Se chi vigila si accorge che un utente si scaglia contro qualcun altro, immediatamente provvede a sospenderlo per un periodo di tempo variabile, che può arrivare fino alla completa espulsione e alla segnalazione del comportamento prevaricatore ai genitori.

Twigis ha aderito al Coppa (Children’s Online Privacy Protection Act) e collabora con la Polizia Postale e Telefono Azzurro, il cui presidente, Ernesto Caffo, ha dichiarato: Twigis rappresenta per noi una buona occasione per studiare il comportamento dei minori online e per capire le vulnerabilità.

L’amministratore delegato della piattaforma internazionale, Shay Bloch, ne ha mantenuto completamente la gestione, stringendo in ogni Paese partnership con i giganti dell’informazione. In Italia il progetto si è sviluppato in collaborazione con il gruppo editoriale Rcs.

Come per i social network tradizionali, anche Twigis si finanzierà attraverso la pubblicità, ma sotto forma di sponsorizzazioni che si preannunciano diverse dai banner invasivi ai quali siamo abituati. In alcuni Paesi sono già attive quelle con marchi come Walt Disney e Lego.

I dati sull’accesso dei bambini a Internet rivelano che essi approcciano alla rete sempre più piccoli e forniscono facilmente i propri dati su Facebook senza pensare a possibili conseguenze. Ben venga, dunque, l’arrivo di strumenti che consentano agli adulti di monitorare le attività dei propri figli e di godere di una maggiore tranquillità nel saperli davanti allo schermo.

Naturalmente si tratta di semplici strumenti che, da soli, non bastano. L’azione preventiva ed educativa di un genitore non ha eguali. E questo continua a valere anche in rete.