Vaccini, web e democrazia

Mi ha colpito la polemica a distanza, esplosa sui media qualche giorno fa, tra il fondatore di Microsoft, Bill Gates, e il padre di Facebook Mark Zuckerberg. Il primo ha contestato al secondo l’affermazione secondo la quale una delle priorità mondiale è la connessione in rete di 5 miliardi di persone che oggi non lo sono ancora. Bill Gates ha detto che invece la priorità sono i vaccini e la sconfitta di virus e batteri annientati nella parte ricca del pianeta, ma ancora mortali per gran parte della popolazione mondiale.

La polemica mi ha colpito perché è stata ripresa da tutti i giornali esattamente nei termini nei quali i due personaggi l’hanno ingaggiata. Personalmente invece penso che le cose non stanno affatto in quei termini.

Gates e Zuckerberg hanno ognuno i propri interessi a proporla in quel modo. Il primo perché ha una fondazione che immette nel mercato della beneficenza dai tre ai quattro miliardi di dollari all’anno. Il secondo perché è l’inventore del primo Social Network con vocazione mondiale.

Credo che invece la polemica si riduca ad una questione di giustizia e di democrazia. E penso che non ci siano scorciatoie.

Se la Rete è progresso deve essere messa al servizio di chi non ha i vaccini, di chi non ha istruzione, di chi deve sconfiggere la miseria. La polemica tra i due giganti dell’informatica sembra invece suggerire che il mondo deve scegliere: o il Web accessibile per tutti, anche per gli affamati che non saprebbero che farsene, oppure vaccini disponibili in tutti gli angoli del mondo.

Ma le cose non stanno in questi termini: vaccini e web sono due punti sulla stessa scala di progresso. Perché mai si dovrebbe assegnare la priorità a uno dei due?

In secondo luogo si parla della Rete come se questa fosse neutrale, come se essere connessi sia un vantaggio a priori. In realtà la valenza positiva o meno di internet è in funzione di chi lo controlla.

La vicenda del Datagate di questi giorni lo dimostra. E in quella vicenda è evidente quanto Gates in passato, e Zuckerberg e i suoi colleghi di Twitter o di Google oggi, siano asserviti al potere, disponibili immediatamente a mettere dati e informazioni a disposizione di governi, servizi segreti e agenzie che non hanno scopi benefici o di progresso.

Una dimostrazione che la Rete non è neutrale, non è genericamente al servizio dell’avanzamento dell’umanità. E’, ancora una volta, una dimostrazione che la questione è la stessa di sempre, cioè ricercare la democrazia e la giustizia sociale. Non ci sono scorciatoie.