Ma nessuno parla di finanziamenti alla Rete?

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Finanziamenti all’editoria? Siamo sicuri che quella cartacea sia l’editoria da promuovere?

Stride confrontare quanto vi siano lettere accorate da parte dei direttori dei giornali “di area” che, con spirito bi-partisan, invocano l’intervento del Presidente Monti perché escluda dai tagli quelle testate che oggi rappresentano la voce e gli interessi di aree tutt’altro che assenti in Parlamento e quanto invece gli ambienti dove oggi perlopiù si fa informazione, la Rete quindi in tutta la sua molteplice offerta di notizie e commenti, non abbia praticamente battuto ciglio all’assenza di misure concrete nella Manovra Salva Italia ne’ sul fronte dello sblocco dei fondi per la Banda Larga n’è per incentivi all’innovazione e alla trasformazione delle PMI.

L’accento posto dal Ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera e’ infatti stato posto sugli investimenti in ricerca, tradizionalmente appannaggi delle aziende più grandi e ai contributi dei privati nelle start-up, ma nulla più che un tributo virtuale e’ giunto al Ruolo che il digitale potrebbe giocare nel futuro del nostro sistema industriale e distributivo. Purtroppo la Rete infatti e’ vittima di mancanza di concentrazione del potere – e questo e’ il suo bello – ma difficilmente riesce ad essere lobby per se stessa, soprattutto nel campo dell’informazione.  Nulla può il continuo riconoscimento delle istituzioni più prestigiose come il Premio Pulitzer che per il secondo anno di fila proclama vincitore un sito web – ProPublica – e rivede il concetto di “breaking news” per adattarlo al crescente successo dei cinguettii di Twitter.

Il mezzo e’ il messaggio, diceva MacLuhan, e se l’informazione sulla Rete e’ soprattuto coinvolgimento degli utenti, “opendata” e collaborazione, allora il futuro non potrà che passare attraverso una cittadinanza più informata e partecipe. Non grazie ai giornali che non hanno saputo assolvere a questo ruolo perdendo costantemente copie e seguito, ma attraverso un sostegno all’accesso alla Rete, una forma di finanziamento pubblico ben più efficiente e meritocratico.