Crisi Ucraina. Putin e Kiev: ancora tensione

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La crisi in Ucraina, nonostante i segnali di distensione, sembra lontana dalla fine.

Anche se ieri Putin ha dichiarato di non voler attaccare l’Ucraina e tantomeno annettere la Crimea, pur considerando il governo “nazi-fascista” di Kiev a dir poco “illegittimo”, è innegabile che le operazioni dei militari russi, appoggiati da forze filo-russe ucraine, stiano continuando nella regione.

Le forze di Mosca hanno parzialmente preso il controllo di alcune basi missilistiche ucraine in Crimea: quella di Evpatoria oltre a quella di Fiorent (cioè quella che ospita la flotta russa sul Mar Nero) e il Comando della Marina ucraina, in viale Karl Marx a Sinferopoli, è stato circondato da truppe senza insegne che stanno tentando di bloccare i rifornimenti di cibo e acqua per obbligare i militari ad ammainare la bandiera azzurro-gialla.

Ieri i militari russi hanno per la prima volta sparato dei colpi di avvertimento verso una colonna di 300 soldati ucraini che voleva accedere alla base aereonautica di Belbek.

Putin, anche nella conferenza stampa di ieri, ha negato che gli uomini armati intorno alle basi ucraine siano militari di Mosca: appare comunque probabile che siano, più precisamente, appartenenti alle forze speciali dei servizi segreti del Cremlino.

Anche se Kiev continua la campagna di arruolamento dei riservisti – le immagini televisive diffuse dai canali televisivi mostrano le code dei volontari pronti a imbracciare le armi – non sembra che l’esercito ucraino possa in alcun modo contrastare la forza militare russa: per cui la strada della diplomazia resta quella privilegiata.

Il ministro degli Esteri di Kiev Andrei Deschizia, durante un colloquio col suo omologo francese Laurent Fabius, infatti, ha detto: “vogliamo risolvere pacificamente questa crisi, non vogliamo combattere i russi, vogliamo mantenere un buon dialogo, buone relazioni con il popolo russo, apprezziamo tutti i contatti possibili”.

Proprio la Francia insieme alla Germania sta preparando un “piano di uscita” per la crisi ucraina che dovrebbe ruotare su molti punti dell’accordo firmato tra opposizione e Yanukovich il 21 Febbraio.

La risoluzione potrebbe essere discussa già oggi pomeriggio in un incontro che vedrà coinvolti i capi delle diplomazie di molti paesi: il segretario di stato statunitense Kerry, il ministro degli esteri russo Lavrov, il tedesco Steinmaier, naturalmente Fabius, la nostra Mogherini oltre a Lady Ashton, capo della diplomazia UE, si riuniranno a Parigi nell’ambito del gruppo di sostegno al Libano ma, la seduta, sarà dominata dalla questione ucraina e dalla proposta franco-tedesca.

La riunione assume ancora più valore considerando che domani in un vertice straordinario sulla crisi ucraina, a Bruxelles, potrebbero essere varate delle sanzioni nei confronti di Mosca.

Gli USA nel frattempo alzano la voce: Kerry ha promesso a Kiev aiuti economici per un miliardo (Barroso ne ha promessi altri 11) e ha continuato a minacciare “sanzioni entro il fine settimana” alla Russia che cerca “solo un pretesto per l’invasione”.

Il Mar Nero, insomma, non solo teatro di “imperiture” dinamiche da “guerra fredda” ma anche nuovo scenario in cui due potenze imperiali si stanno reciprocamente mostrando i muscoli.

La NATO ha innalzato il livello d’allerta una volta passata la notizia che un test di prova dei missili intercontinentali russi, condotto nella regione di Atrakan sul Mar Caspio, era avvenuto con esito positivo, inoltre, due navi da guerra russe hanno attraversato il Mediterraneo e hanno fatto ingresso nel Mar Nero attraverso il Bosforo, gli USA hanno risposto facendo arrivare al Pireo la flottiglia da guerra con a capo la portaerei Bush.

Al momento la “partita a scacchi”, però, sembra volgere in favore di Putin che, già incassato il favore di Pechino che condivide “letture affini sull’Ucraina” con Mosca, sta combattendo la sua battaglia sul piano economico.

Lo “zar” ha già annunciato che, da Aprile, l’Ucraina non riceverà più alcuno sconto sul gas russo e sta facendo esaminare, dal Senato, una norma che, in caso i sanzioni, predisporrebbe la confisca dei beni dei cittadini europei e statunitensi  in Russia.

Lo ha reso noto il senatore Andrei Klishas, capo della commissione sulla legislazione costituzionale: “il progetto di legge prevede di dare tali prerogative al presidente e al governo per difendere la nostra sovranità dagli attacchi” precisando che “i legali stanno studiando attentamente il problema per sapere se la confisca degli attivi e dei conti delle aziende e delle persone fisiche è in contrasto con la costituzione russa”.

Guglielmo Sano