Quasi tutte le basi della Crimea in mano alla Russia. Mogherini: “tornare al formato G8”

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La basi militari ucraine della Crimea, una dopo l’altra, stanno tutte cadendo in mano russe.

Le forze speciali di Mosca e le milizie filorusse, che assediavano la base aereonautica di Belbek, hanno atteso la scadenza dell’ultimatum rivolto ai militari ucraini, per poi sfondare il cancello d’ingresso con un blindato e, grazie anche a qualche sventagliata di mitra, guadagnare l’installazione.

Nella scaramuccia sembra sia rimasto lievemente ferito un soldato di Kiev.

Una volta entrati nella base sono cominciate le trattative con i comandanti delle truppe di stanza a Belbek che, nel frattempo, si erano asserragliati nella caserma della base stessa.

Dopo due ore di colloqui, la resa è stata concordata: le truppe ucraine si sono riunite nel piazzale della base per intonare l’ultima volta l’inno ucraino e ammainare la bandiera prima di lasciare definitivamente la base.

Adesso le forze speciali con i loro blindati stazionano all’interno dell’importante scalo aereoportuale, mentre la sicurezza esterna è affidata ai cosacchi.

Qualche ora fa 200 miliziani della Crimea avevano assaltato un’altra base ucraina nella regione, quella di Novofederovka.

Fino ad ora i russi hanno preso il controllo, con estrema facilità, di 147 strutture militari ucraine e 54 unità navali sulle 67 che aveva Kiev nella regione.

Su 18mila militari ucraini, dislocati in Crimea, 16mila hanno deciso di cambiare uniforme e prestare servizio per la Russia. L’ha annunciato il ministro della difesa russo Serghei Shoigu. Secondo i dati forniti dal Ministero russo, meno di 2mila dei 18mila soldati ucraini hanno scelto di lasciare la Crimea, dopo l’annessione.

Adesso si aspetta che la diplomazia scriva una nuova pagina sulla questione ucraina, come il ministro Mogherini sembra intendere nell’intervista rilasciata in queste ore al CorSera: “è molto importante l’incontro di oggi tra Kerry e Lavrov (si incontreranno a L’Aja per una conferenza sul nucleare alla quale parteciperà la stessa Mogherini, ndr), così come l’invio dei 100 osservatori dell’Osce, deciso di comune accordo con la Russia. È un segnale fortissimo, che apre strade anche tra Mosca e Kiev, altro punto chiave del processo diplomatico”.

“Il punto di caduta finale della crisi ucraina – ha aggiunto la Mogherini – deve essere il rientro della Russia nel suo ruolo di partner internazionale globale e responsabile. E l’unico modo è tenere aperto il canale della diplomazia”.

Per il titolare della Farnesina “il punto di arrivo di questa crisi è tornare al formato G8 in senso pieno, perché è l’unico forum dove ci parliamo e lavoriamo direttamente con la Russia”, d’altronde l’Italia è “tra i Paesi che più importano energia dalla Russia ma siamo anche tra quelli che possono farne a meno, abbiamo alternative possibili immediate. Il punto vero è accettare che siamo tutti interconnessi. Se procedessimo sulla strada di tagliare i ponti, andremmo verso un mondo impossibile da governare e gestire”.

Al vertice nucleare dell’Aia, il ministro Mogherini vedrà anche il ministro degli Esteri indiano: “il nostro governo non riconosce la giurisdizione indiana, procederemo con il coinvolgimento di Nazioni Unite e Ue” ha dichiarato riguardo alla vicenda dei due marò.

Guglielmo Sano