Marino: mafia a Roma fino al 2013. Replica la Bindi: no, anche dopo

Aria pesante nel Pd. E’ l’inchiesta ‘Mafia Capitale’, denominazione giornalisticamente preferita a ‘Mondo di Mezzo’ (nome affibbiatole dal nucleo operativo che gestisce il caso), che scuote i leader dem. Ignazio Marino, sindaco di Roma, si scontra con Rosy Bindi, Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia.

L’inchiesta della Magistratura ha fatto saltare molte teste. Ed altre si aspetta cadano a breve. E la casta politica non è esclusa, anzi. Le organizzazioni criminali, senza l’appoggio politico, restano tali e non si trasformano nel fenomeno mafioso che ormai, da quanto si evince dalle rivelazioni, a Roma è insediato da tempo. Marino è stato ascoltato ieri in Commissione Antimafia dai componenti parlamentari, ma prima si è tolto alcuni sassolini dalle scarpe, rilasciando più dichiarazioni: “Abbiamo portato molti documenti che indicano con chiarezza che il malaffare, la presenza di infiltrazioni mafiose in Campidoglio si sono fermate al giugno 2013”.

Il centrosinistra non c’entra, sostiene. Al cambio di consiliatura tutto è cambiato, riferisce. “Durante la precedente consiliatura – afferma Marino – la mafia aveva rapporti organici con figure apicali che ora sono agli arresti, mentre con questa amministrazione ci sono stati solo tentativi”. E continua sul solco della questione morale: “quei criminali hanno fatto patti solo con una parte della politica, quella malata e cattiva”. Il centro sinistra, quindi, è salvo, secondo le parole del sindaco capitolino. Questi, poi, di fronte alla Commissione Antimafia ha affermato come “non avevamo dato fastidio solo singoli interessi privati che volevano arricchirsi. Avevamo a che fare con una cupola criminale con ramificazioni inquietanti. Stiamo di fronte ad una sfida culturale. La legalità deve essere un elemento cardine della nostra giunta”.

Non è dello stesso avviso Rosy Bindi. Pur prendendo le distanze, afferma come “la mafia si sia insediata e abbia fatto il salto di qualità con Alemanno ma è innegabile che ha avuto rapporti politici anche con la sua giunta”. Replica a stretto giro quella di Ignazio Marino: “Nessuno della mia amministrazione è indagato per associazione mafiosa” e ricorda come “l’assessore Ozzimo e il presidente dell’Assemblea capitolina, che si sono dimessi, sono indagati per corruzione”. Una bella differenza rispetto ad ‘associazione mafiosa’. Non ci sta Bindi e, concludendo, risponde al sindaco: “ma chi è indagato per corruzione in un ‘indagine per mafia è comunque un interlocutore e forse il terminale o l’arma impropria che viene utilizzata”.