Licenziamento per scarso rendimento come “giustificato motivo oggettivo”. Damiano (Pd):”Aberrante”

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Mentre il ministro del Lavoro Giuliano Poletti incontra a Palazzo Chigi sindacati e imprese per discutere della legge delega di attuazione in materia di Jobs Act, che approderà in Consiglio dei Ministri il prossimo 24 dicembre, tiene banco la proposta di introdurre il licenziamento per scarso rendimento come “giustificato motivo oggettivo”.

Scarso rendimento come “giustificato motivo oggettivo”

Lo scarso rendimento, dunque, dovrebbe rientrare nelle categorie di licenziamento di natura economica, per le quali sono previsti indennizzi, ma non la possibilità di reintegro, che, nella delega, sarà ristretta solamente ai casi di licenziamento disciplinare, in cui il giudice rilevi la non sussistenza dei fatti materiali.

In sostanza, come ricorda un articolo comparso stamane sul portale di informazione e consulenza giuridica La legge per tutti, saranno a rischio licenziamento senza la possibilità di essere reintegrati quei lavoratori “svogliati”, ossia che non hanno voglia di raggiungere gli standard minimi dell’azienda in termini produttivi. “Un vero e proprio tabù sino ad oggi, in Italia, parlare di “rendimento” dei dipendenti”, ribadisce un passo dell’articolo, che, molto probabilmente, potrebbe trovare una sua disciplina stabilita dalla legge.

Già, perché in nessuna norma si parla, oggi, di licenziamento per scarso rendimento, anche se, di fatto, nel mondo giuridico si è già cominciata a tratteggiare questa fattispecie. Come ha sottolineato il senatore giuslavorista di Scelta Civica Pietro Ichino, “oggi la giurisprudenza è pacifica sul punto che lo scarso rendimento può costituire anche giustificato motivo oggettivo di licenziamento”.

 

Damiano (Pd): “licenziamento per scarso rendimento aberrante”

Non tutti, però, sono particolarmente entusiasti della proposta del governo sull’introduzione di questa fattispecie. Tra questi, c’è anche il presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati Cesare Damiano, che è stato particolarmente critico a riguardo.

Il ministro del Lavoro del secondo governo Prodi, infatti, ha bollato il licenziamento per scarso rendimento come “aberrante”, in quanto si contraddistingue come “una modalità arbitraria e unilaterale che consegnerebbe nelle mani del solo datore di lavoro il destino dei suoi dipendenti”.