Yemen: alta tensione a Sana’a ma la tregua regge

A Sana’a, capitale dello Yemen, si respira una calma apparente. Dopo una giornata di violenza, gli Houthi hanno accettato la tregua ma continuano a presidiare il palazzo presidenziale e l’abitazione del primo ministro.

Golpe sventato?

Le milizie sciite sono state viste pattugliare le strade di Sana’a sin dalle prime ore del mattino. Le strade di accesso alla residenza del primo ministro Khaled Bahah, al centro della città, e al palazzo presidenziale, nella zona sud della capitale, sono bloccate dai veicoli blindati degli Houthi. Tuttavia, la tregua raggiunta ieri, dopo una giornata di combattimenti, sembra reggere, anche se l’aria è destinata a rimanere tesa a lungo.

Costituzione

In giornata dovrebbe svolgersi un incontro tra il primo ministro Abd-Rabbu Mansour Hadi, il primo ministro Bahah e i rappresentanti degli Houthi. Anche il Consiglio di sicurezza dell’Onu discuterà della situazione yemenita in tarda serata. I negoziati ripartiranno dal punto in cui si erano fermati ieri, quando i rappresentanti degli Houthi e i ministri dell’Interno e della Difesa hanno raggiunto un accordo sul cessate-il-fuoco.

L’escalation di violenza dalle parti di Sana’a è imputabile al rifiuto delle milizie sciite di accettare il nuovo progetto costituzionale che prevede di dividere lo Yemen in 6 regioni. Sabato, hanno rapito il capo dello staff presidenziale che si stava recando a un incontro con argomento proprio la bozza della costituzione. Nonostante, la mediazione di Usa e Arabia Saudita, che sostengono le autorità yemenite (mentre gli Houthi possono contare sull’appoggio di Iran ed Hezbollah), ancora non è stato liberato.

Ieri, Mohammed Abdel Salam, portavoce degli Houthi, ha detto che la nuova costituzione dovrebbe precisare solo la natura di stato federale dello Yemen senza però specificare il numero delle regioni. “Lasciate che i saggi di questo popolo si accordino sul numero delle regioni e sulla loro divisione in seguito” ha dichiarato Abdel Salam.

Guerra a bassa intensità

Tuttavia, in molti fanno notare che in Yemen la situazione è precipitata molto prima dei fatti di questi giorni. Il 22 settembre gli Houthi e il presidente Hadi avevano firmato una tregua grazie alla mediazione dell’Onu. Le milizie sciite avevano appena occupato la parte nord della capitale, che quindi è sotto assedio da mesi, obbligando il governo a scendere a patti.

Gli Houthi in quell’occasione hanno chiesto che le loro 20mila unità fossero intruppate nelle forze di sicurezza governative, un’eventualità che Hadi ha sempre rifiutato, oltre ad aver chiesto 10 ministeri all’interno di un esecutivo di unità nazionale che, nonostante le promesse, non è stato mai varato.