Jobs Act, in ritardo i decreti attuativi su maternità e nuovi contratti

premier renzi e ministro lavoro poletti

Si continua a parlare del Jobs Act. E dei relativi decreti attuativi che dovranno dar corpo alla riforma del lavoro. Per ora è arrivato solo quello riguardante l’abolizione dell’articolo 18 e la rimodulazione dell’interna disciplina sui licenziamenti. Degli altri due, su maternità e nuovi contratti (abolizione co.co.pro e finte partite Iva), annunciati nel consiglio dei ministri del 20 febbraio, ancora nessuna traccia.

Come riporta il Corriere della Sera, entrambi i decreti non sono ancora arrivati in Parlamento: anzi, per quel che se ne sa, non hanno mai abbandonato il tavolo del Governo. Secondo il quotidiano di Via Solferino, ci sarebbero infatti contrasti tra l’esecutivo e la Ragioneria dello Stato, l’organo del ministero dell’Economia che ha l’obiettivo di garantire la “corretta gestione e la rigorosa programmazione” delle risorse pubbliche.

Jobs Act, problema legato alle risorse

Il punto di attrito è costituito, neanche a dirlo, dalle risorse economiche destinate dal governo alla riforma del lavoro. La trasformazione dagli attuali contratti a progetto in contratti a tempo indeterminato (ancorché privi dello scudo dell’articolo 18) determinerebbe un notevole decremento di entrate nelle casse pubbliche.

A differenza delle altre, la nuova tipologia di contratto prevede, infatti, una quasi totale decontribuzione per le imprese, che possono ricevere sconti fiscali fino a un massimo di 8.060 euro all’anno per tre anni. Si tratta di molti soldi in meno per l’erario: da qui le perplessità della Ragioneria che non ritiene sufficienti i 2 miliardi stanziati dal Governo.