Diffamazione, in arrivo rettifica obbligatoria anche per i blog?

Va verso una nuova stretta in tema di diffamazione e intercettazioni, il disegno di legge che intende apportare modifiche alla legge 47 del 1948, uno dei pilastri sulla legislazione che riguarda la stampa italiana, attualmente all’esame della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati.

Rettifica obbligatoria estesa anche ai blog

Innanzitutto, l’obbligo di rettifica. Oggi, solo le testate giornalistiche registrate presso un tribunale sono costrette a dover rettificare in breve tempo una notizia diffamante. Con il nuovo provvedimento, però, ci sono proposte che intendono allargare questo dovere. Come quella del responsabile democratico della Giustizia David Ermini, che vorrebbe imporre la rettifica obbligatoria entro due giorni anche a blog e testate non registrate.

Il provvedimento, poi, mira a cancellare il carcere per i giornalisti, ma introduce sanzioni pecuniarie fino a 50 mila euro in un caso molto particolare di diffamazione: quello per cui si diffonde una notizia diffamante falsa e vi sia consapevolezza di ciò. Anche qui, come ricorda Repubblica, c’è una proposta sempre del deputato Ermini che vorrebbe abbassare il massimo della multa a 30 mila euro.

C’è, poi, un intervento anche per quel che concerne il diritto all’oblio: via dal web tutte quelle notizie che sono considerate diffamanti dal soggetto citato. Oltre al Partito Democratico, anche il Movimento Cinque Stelle è favorevole alla proposta, così come il presidente dell’Autorità Garante della Privacy Antonello Soro.

Intercettazioni, verso l’introduzione del reato di pubblicazione arbitraria

Sarà, poi, previsto un regime più severo anche in materia di intercettazioni. In questo caso, la commissione Giustizia seguirà le proposte che sono già avanzate dalla commissione Gratteri, la quale preme per l’introduzione del reato di “pubblicazione arbitraria di intercettazioni“. Esso prevede che non possano essere pubblicati i testi integrali delle intercettazioni di qualsiasi provvedimento, salvo che la comunicazione sia penalmente rilevante. In questa circostanza, dunque, per i giornalisti si aprirebbero le porte del carcere dai due ai sei anni.