L’ex sindaco di Taranto Giancarlo Cito contro la revoca del vitalizio: “Appropriazione indebita e abuso d’ufficio”

giancarlo cito in primo piano

“Io ritengo innanzitutto come giurista, perché sono laureato, che contro di me, contro coloro che si vedono revocare il vitalizio, siano stati commessi i reati di appropriazione indebita e di abuso in atti d’ufficio”.

Questo quanto dichiarato dall’ex parlamentare ed ex sindaco della città di Taranto, nonché presidente di AT6 Lega d’azione meridionale, Giancarlo Cito, a margine e commento del recente provvedimento intrapreso dall’ufficio di presidenza della Camera in merito alla cessazione dell’erogazione del vitalizio istituzionale a favore di otto ex deputati e dieci ex senatori della Repubblica condannati in via definitiva, per reati di grave entità, ad una pena superiore ai due anni.

Nella fattispecie, Cito è stato condannato definitivamente per concorso esterno in associazione mafiosa nel 1997 ed ha scontato quattro anni di pena alternando la detenzione ai servizi sociali. L’ex parlamentare ha fino ad oggi percepito un vitalizio di 2.139 euro al mese.

Contestualmente l’ex primo cittadino di Taranto ha sottolineato che nel gennaio del 2014 la Corte di Cassazione ha emesso nei suoi confronti una sentenza di assoluzione per i reati di falso ideologico e corruzione, relativamente ad un presunto giro di tangenti incassate tra il 1993 ed il 1996 dall’imprenditore Antonio Guarino.

“Dopo 25 anni hanno detto che sono innocente. Ricordo – ha puntualizzato Cito – che proprio sul presupposto di questa indagine fui condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, un reato non previsto dalla legge. Ora chiederò la revisione del processo”.

Sempre nel merito della questione, l’ex parlamentare ha poi palesato al pubblico di non aver ancora “ricevuto nulla” e di aver appreso dalla stampa e dai mezzi d’informazione le recenti decisioni provenienti da palazzo Montecitorio.

“È chiaro che non condivido quello che è stato fatto perché dovrebbe spiegarmi il presidente della Camera, la terza carica dello Stato, da quale norma del codice ha detto che bisogna dare un’altra pena accessoria a coloro che subiscono un procedimento penale. È incostituzionale. Dopo aver letto le carte – ha concluso Cito – stabiliremo cosa fare sia sul piano penale che sul piano civile”.

Riccardo Piazza