Crocetta: “Non mi dimetto, quella intercettazione non esiste, lo sanno tutti”

crocetta in aula coraggiosi

Una situazione drammatica quella vissuta dal Presidente della Giunta Regionale siciliana, Rosario Crocetta. Un’azione da macchina del fango, secondo il Presidente, dalla quale è finalmente uscito ‘pulito’. Una situazione per la quale tuttavia, qualora non avesse visto la luce, aveva pensato di risolverla col metodo più tragico di tutti, togliendosi la vita.

Crocetta parla del ‘fattaccio’

Ad ammetterlo è direttamente Rosario Crocetta. Intervistato a La Zanzara, programma radiofonico su Radio24, il Presidente siciliano parla della risoluzione del ‘fattaccio’: “non mi sono suicidato perché è intervenuto un procuratore perbene, Lo Voi, uno che si batte per la verità, uno apolitico. Lo ringrazio. Oggi sarei un uomo morto, infangato e forse tra qualche anno si sarebbe scoperto che avevano assassinato un uomo innocente”.

Il pensiero del suicidio

Crocetta parla a Radio24 del pensiero del pensiero ridondante del suicidio e della difficile situazione vissuta nei precedenti giorni: “è arrivato il mio avvocato che mi ha preso in albergo, mi ha portato nel suo studio e mi ha detto che il procuratore stava verificando la notizia. Altrimenti sarei già un uomo morto. Piangevo, non mangiavo, non dormivo, non mi affacciavo alla finestra perché pensavo che qualcuno mi potesse guardare e mi insultasse, ho avuto paura di uscire di casa. Qualcosa di ignobile. Senza quel giudice sarei una larva umana, è moralmente possibile tutto questo? Possiamo vivere in un paese così?”. Quindi la ricerca su internet: “avevo trovato su internet un modo veloce, sicuro, in modo che nessuno mi potesse salvare. Visto che non possiedo armi, mi sono chiesto: come mi ammazzo in modo che nessuno mi salvi? Pensavo alle tecniche che dovevo adottare per evitare l’arrivo di qualcuno, ho anche i militari sotto casa e un collaboratore vicino a me. Ma ho trovato un metodo facile, semplice. Lo avevo trovato ma non lo dico per paura delle emulazioni”.

La battaglia con L’Espresso

Adesso però Crocetta vuole spiegazioni. E ce l’ha con L’Espresso, organo di stampa dal quale tutta questa polveriera è nata: “L’Espresso dica l’ora, il secondo e il minuto di questa intercettazione. Ma non ce l’hanno, perché altrimenti ce l’avrebbero tutte le procure che indagavano su Tutino dal 2013”. Crocetta parla di scorrettezze da parte della rivista: “ci sono procure e giudici che dicono che non c’è nulla e un giornale che pubblica una notizia non verificata. Dieci milioni di risarcimento sono anche pochi perché credo che poi ci sarà la richiesta di risarcimento dal popolo siciliano, perché la Sicilia ha subito danni per centinaia di milioni di euro a causa di questa pubblicazione. Il direttore dell’Espresso dice che dimostreranno la correttezza del comportamento, ma il punto è se la telefonata è vera o falsa. La tirino fuori e la portino alle procure perché c’è un attentato a un organo istituzionale e costituzionale dello Stato”. Quanto all’ipotesi ‘complotto’, Crocetta rifiuta “di pensare che l’Espresso sia complice di un complotto, “ma penso che abbia preso una bufala. Però non è bello e me ne frego della loro correttezza sulla vicenda, voglio vedere le carte. E non tirino fuori la storia delle fonti da non rivelare, qui siamo di fronte a un golpe”.

Crocetta all’Ars: “Non mi dimetto”

“Mi rifiuto di offrire le mie carni a famelici carnefici – ha detto il governatore Rosario Crocetta riferendo all’Ars, il Parlamento siciliano sulla vicenda della presunta telefonata con Tutino – Non posso dimettermi, tutti sanno che quella intercettazione non c’è. I falsi scoop non possono decidere le sorti dei governi. Al mio onore non posso rinunciare, sono felice che tante Procure siciliane abbiano smentito le false accuse. Il mio silenzio e le mie eventuali dimissioni potrebbero essere interpretate come una ammissione di colpa, quindi ho deciso di riprendermi il diritto alla parola. Non ci sto a chinare la testa ai potenti di sempre, a consegnarmi a una campagna denigratoria”.

Intanto il ministro della Giustizia, Orlando ha avviato una serie di “verifiche” sul caso Crocetta e la presunta intercettazione che riguarderebbe il governatore siciliano. “Ho avviato – ha detto il Guardasigilli – le verifiche preliminari come avviene ogni volta che c’è una diffusione impropria di informazioni processuali. Non c’è una specificità, è quasi un automatismo”.

 

Daniele Errera